CANALE, Michele Giuseppe
Nacque in Genova il 23 dic. 1808 da Pasquale e da Paola Teodora Vaggi in una famiglia di mercanti. Associatosi ben presto agli elementi patriottici più attivi dell'ambiente universitario e letterario cittadino, fu affiliato appena ventenne alla carboneria da F. A. Passano; frequentatore della libreria di A. Doria, intimo dei fratelli Ruffini, era accolto nella casa di G. Mazzini ove - sono parole dello stesso C. - "tutti quasi i dopopranzi si ragionava di lettere e di politica e si procurava di avere quelle opere e quei giornali francesi di cui il governo proibiva l'introduzione". Iscrittosi alla facoltà di legge, prese parte a quelle agitazioni studentesche che sono state descritte da G. Ruffini nel romanzo Lorenzo Benoni, e fu coinvolto nelle conseguenti punizioni: il 2 dic. 1829 era castigato con due mesi di ritardo nel corso, e il 17 marzo 1830 il suo nome figurava in un atto emanato dalla Regia deputazione per essere stato "indivoto e mancante al dovuto contegno nella congregazione". Sfuggito agli arresti del 13 nov. 1830, in cerca di programmi e di obbiettivi politici con prospettive e respiro maggiori di quelli carbonari, passò alla Giovine Italia. Scoperta la cospirazione del 1833, il C. non fu tra i colpiti; il movimento però dell'anno seguente lo portò di fronte all'autorità governativa, fra i responsabili della sollevazione: la continua familiarità coi Ruffini, la sua presenza in Livorno, la sua conoscenza del Guerrazzi, il suo viaggio in Corsica non potevano sfuggire al governo sardo, al quale il C. era da tempo segnalato come cattivo soggetto, liberale, carbonaro e presunto agente di qualche setta. Il 17 febbr. 1834 fu tradotto al forte di S. Giorgio; interrogato, riuscì a giustificare ogni sua azione e a riottenere la libertà. In tarda età nevocherà le vicende di questi due anni in un particolareggiato racconto ("Ricordi genovesi del Risorgimento italiano - Anni 1833-1834"), conservato autografo e inedito tra le sue carte all'arch. dell'Istituto mazziniano di Genova. Aveva intanto assunto l'impegno di collaborare a Il magazzino pittorico universale, edito in Genova dal 1º genn. 1834 con i tipi del Ponthenier. Sul periodico, che ebbe vita fino al 1837, affrontò temi letterari, storici, artistici, e scrisse biografie di genovesi illustri o benemeriti. Lo spirito che lo informava era quello acquisito a contatto col Mazzini e col suo circolo, e i principi del romanticismo lo guidavano nella scelta e nella trattazione degli argomenti. Il Mazzini stesso, che già alla madre aveva chiesto di dargli notizie (Losanna, 3 ag. 1834) del libro Versi (Genova 1834) e che si era interessato (Losanna, 10 ag. 1834) della tragedia storica Simonino Boccanegra (Capolago 1833), seguiva con interesse la produzione letteraria dell'amico sulle pagine del foglio. Si veniva così delineando l'attività del C., di letterato, di storico, di paziente ricercatore di patrie memorie. Nel 1838 pubblicava a Genova la novella storica Paolo da Novi che procurò a lui e all'editore Ponthenier una serie di guai da parte della polizia. Lo scritto lo rivela più storico che romanziere, e rivela anche il contrasto che aveva cominciato a travagliarlo, tra fedeltà al programma di Mazzini e consapevolezza che quel sistema d'azione non poteva conseguire la meta. Del resto già dal 1836 è possibile notare un certo raffreddamento verso il C. da parte di Mazzini. Sta di fatto che gli elogi a Torino, alla casa sabauda e a Carlo Alberto iniziati sulle pagine del Magazzino trovarono il loro sbocco nella dedica al re della prima importante opera storica, la Storia civile, commerciale e letteraria dei Genovesi (Genova 1844-49, voll. 5), segnando così il definitivo distacco ideologico dal Mazzini. Col passaggio tra le file liberali monarchiche, il C. ottenne anche i titoli accademici necessari per esercitare l'avvocatura; non poté però intraprendere la carriera di magistrato, per il suo troppo compromesso passato politico.
Nel biennio 1847-48 partecipò attivamente alle vicende cittadine, descritte dal C. nel "Diario delle cose di Genova dall'8 sett. 1847 al 3 dic. 1848", conservato inedito e autografo all'Archivio mazziniano di Genova. Divenuto membro del Comitato dell'ordine, costituitosi ai primi di settembre del '47 sotto la presidenza del marchese G. Doria, partecipò alla riunione in casa Doria del 29 novembre in seguito alla quale fu fondato il giornale La lega italiana. Il 5genn. 1848 venne eletto nella deputazione inviata a Torino per informare dello stato di cose di Genova, e per chiedere l'allontanamento dei gesuiti e la concessione della guardia civica, creata la quale entrava a farne parte pur criticandone il regolamento. Sciolto il Comitato dell'ordine nell'aprile del '48, a fianco di A. Doria operò con Costa, Cabella, Bettini per la costituzione del Circolo nazionale. Collaborò anche al giornale Ilpensiero italiano che sostituiva, a partire dal 3 aprile, il più moderato La lega;aveva infatti partecipato alle riunioni del 31 gennaio e del 28 febbraio tenutesi per stabilire il regolamento di un foglio più avanzato a indirizzo unitario. Nonostante che la promulgazione dello Statuto avesse suscitato in lui molte riserve, scrisse per i tipi del Ponthenier l'Indirizzo a G. Mazzini (Genova, aprile 1848), col quale lo esortava ad accettare Carlo Alberto in nome dell'unità italiana. Sperò anche - ma invano - nella costituzione di una cattedra di storia all'università di Genova; in proposito pubblicò Programma di una scuola di storia moderna politica comparata nella regia università di Genova (Genova 1848) e si raccomandava a V. Ricci, l'amicizia col quale durò a lungo, perché lo appoggiasse nell'ottenere tale incarico. Al Ricci si rivolse ancora, negli anni successivi, per ottenere aiuti finanziari, urgenti dopo che dei due impieghi ricoperti, all'Archivio e all'Istituto tecnico come professore di storia e geografia, il primo gli era stato tolto. In seguito venne assunto come bibliotecario alla Beriana di Genova.
Membro di varie Accademie italiane ed estere, era entrato nella niassoneria nel maggio 1870. Morì in Genova il 4 giugno del 1890.
I racconti, le novelle storiche, i saggi di argomento vario attestano la sua fertilità di scrittore. Oltre alle opere già menzionate, si ricordano Il castello di Ricolfago, Chiavari 1837; Gerolamo Adorno, Genova 1846; Isabella Orsini, Genova 1862; Genova, il prigioniero della battaglia della Meloria, Firenze 1879.
I numerosi lavori di storia rivelano serietà di preparazione, e solida conoscenza archivistica, anche se poi l'impostazione patriottica, il tono retorico, la pesantezza del discorso denunciano subito la sua debolezza e arretratezza storiografica. La sua ricordata Storia civile fu recensita da D. Buffa con molta ponderazione (in Arch. stor. ital., App. III [1846]) e non benevolmente giudicata da G. Capponi che pure col Vieusseux avrebbe desiderato il C. come collaboratore dell'Archivio storico per le cose di Genova. Nel 1846, in occasione del congresso degli scienziati a Genova, aveva composto la Storiadell'esposizione dei prodotti e delle manifatture nazionali fatta in Genova nel settembre del 1846, Genova 1846. Si ricordano ancora: Degli archivi di Venezia, di Vienna, di Firenze e di Genova, Firenze 1857; Del riordinamento degli archivi di Genova, Genova 1857; Nuova istoria della Repubblica di Genova, del suo commercioe della sua letteratura dalle origini all'anno 1797, Firenze 1858-64, voll. 4; Vita e viaggi di Cristoforo Colombo, Firenze 1863; Storia del commercio, dei viaggi, delle scoperte e carte nautiche degli Italiani, Genova 1866; Storia della origine e grandezza italiana della Real Casa di Savoia fino ai dì nostri, Genova 1868, voll. 2; Annales Genuenses Cafari eiusque continuatorum ab anno MC ad annum MCCLXXXXIV, Genova 1869; Storia della repubblica di Genova dall'anno 1528 al 1550, Genova 1874; Tentativo dei navigatori genovesi per riuscire all'India lunghesso la costa occidentale dell'Africa, Genova 1881; Degli "Annali genovesi" di Caffaro e dei suoi continuatori, Genova 1886.
Fra gli scritti d'occasione si ricordano: Parere ragionato intorno alla legge del ministro Siccardi, Genova 1850; Le presenti condizioni della città di Genova, Genova 1853; Sulle società di mutuo soccorso per gli artigiani, Firenze 1856; Della Crimea: del suo commercio e dei suoi dominatori dalle origini fino ai dì nostri, Genova 1854-60, voll. 3; Per la infausta morte di Vittorio Emanuele II, Genova 1878; Tripoli e Genova, Genova 1886.
Fonti e Bibl.: Genova, Archivio d. Istituto mazziniano, cart. 16, nn. 1849, 1859; cart. 19, nn. 2410, 2335, 2316; cart. 101; cart. 110, n. 25173; cart. 131, n. 26836; Edizione nazionale degli scritti di G. Mazzini, Epistolario, ad Indices;A. Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1749 al 1848, Milano 1880, pp. 97-99; G. B. Passano, Dizionario di opere anonime e pseudonime, Ancona 1887, pp. 36, 246, 417; S. Pagliani, Supplemento alla VI edizione della "Nuova enciclopedia italiana" di G. Boccardo, II, Torino 1891, p. 706; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo XIX, Bari 1921, I, p. 4; II, pp. 27 s.; E. Passamonti, Un amico della fanciullezza di G. Mameli, in G. Mameli e i suoi tempi, Venezia 1927, pp. 41-140; C. Frati, Diz. bibl. dei bibliotecari e bibliofili ital. dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, p. 130; R. Ciampini, G. P. Vieusseux, Torino 1953, ad Indicem;L. Chiappino, Un periodico litografato caro a Mazzini, in Graphicus, luglio-agosto 1962, pp. 24-26; B. Montale, G. Balbi Piovera e la guardia civica, in Rass. stor. del Risorg., LIV (1967), pp. 548-593, passim;Id., V. Ricci. Dagli anni giovanili alla formazione del primo gabinetto costituzionale, in Boll. stor.-bibl. subalpino, LXVI(1968), pp. 429-464, passim.