GIUA, Michele
Nacque a Castelsardo, in provincia di Sassari, il 26 apr. 1889 da Lorenzo, maestro elementare, e da Paolina Bitti. Nel 1907 si trasferì a Roma per iscriversi all'Università, conseguendo nel 1911 la laurea in chimica pura. Dopo la tesi - concernente la sintesi di derivati ossidrilici del naftalene - condusse ricerche sperimentali sotto la direzione di G. Bargellini, quindi passò un semestre a Berlino presso il laboratorio di E. Fischer. Di ritorno dalla Germania, nel maggio 1912, divenne assistente nel laboratorio della Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri di Milano, dove rimase fino allo scoppio della guerra, collaborando con il chimico industriale E. Molinari. Assistente presso il laboratorio chimico della Sanità di Roma dal marzo 1915, dopo un breve periodo di servizio militare passò all'istituto chimico dell'Università. Nel 1916 conseguì la libera docenza in chimica generale e nell'ottobre 1917 ottenne l'incarico di quell'insegnamento presso l'Università di Sassari, dove rimase fino al 1920, quando si trasferì al Politecnico di Torino come assistente presso il laboratorio di chimica organica diretto da F. Garelli, quindi, dal 1921, come incaricato di chimica organica. Nel 1922 si classificò secondo nella terna dei vincitori del concorso per la cattedra di chimica generale all'Università di Perugia. Bloccatasi, almeno in parte, la sua carriera universitaria per motivi politici, dal 1926, tuttavia, tenne corsi di chimica generale, chimica organica, aggressivi chimici ed esplosivi presso la Scuola di applicazione di artiglieria e genio di Torino. Nel 1930 aveva fondato e diretto la Rivista di chimica scientifica e industriale, che sopravvisse un solo anno.
Al momento del suo allontanamento da tutti gli incarichi pubblici, nel 1933, il G. era autore di una novantina di lavori scientifici. Alcuni di questi si segnalano per la forte originalità nell'ambito italiano, in quanto impostano il problema della reattività dei sostituenti benzenici sulla base di una concezione elettronica della valenza (Ricerche sopra i nitroderivati aromatici, VI, Considerazioni generali, in Gazzetta chimica italiana, XLVI [1916], parte II, pp. 256-272; Über die Konstitution des Benzols und die Substitutionsprozesse in dem Benzolkerne, in Journal für praktische Chemie, CX [1925], 3, pp. 289-308), ma la notorietà del G., anche in campo internazionale, riposava su due serie di lavori dedicate rispettivamente alle condizioni di reattività del nitrogruppo sostituito nell'anello benzenico e alla formazione di composti molecolari fra sostanze organiche in soluzione. A detti lavori sui nitroderivati aromatici se ne aggiunsero altri di carattere decisamente tecnico e la monografia Chimica delle sostanze esplosive (Milano 1919); essi valsero al G. la fama di maggior esperto italiano di esplosivi. Anche nella chimica organica preparativa il G. ottenne risultati interessanti quali la sintesi del 4,5-benzocumarandione-2,3 (Azione del cloruro di ossalile sugli eteri dei naftoli, in Gazzetta chimica italiana, XLVII [1917], parte I, pp. 51-57), ottenuta per vie diverse in anni successivi da altri tre gruppi di ricercatori svizzeri e tedeschi.
Ritornato all'attività didattica e scientifica dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1948-49 il G. ottenne, dopo il superamento di grandi difficoltà burocratiche, la cattedra di chimica organica industriale nell'Università torinese, che mantenne fino al collocamento a riposo nel 1964.
Il G. morì a Torino il 25 marzo 1966.
Il G. era uno sperimentatore abile, accurato, esigente verso i collaboratori e, malgrado il costante impegno politico, pubblicò, nel secondo dopoguerra, più di venti lavori sperimentali, sempre in collaborazione con assistenti e allievi. In alcuni casi si trattò della ripresa di temi già trattati nel suo primo periodo universitario, come con il prodotto di condensazione della chinolina con l'epicloridrina (Ricerche sull'1,3-dichinolil-(2)propene, in Gazzetta chimica italiana, LXXXIII [1953], pp. 840-847, con R. Carpignano), e con il 4,5-benzocumarandione-2,3 (Sulla stabilità del 4,5-benzocumarandione-2,3, ibid., LXXXVII [1957], pp. 1057-1060, con R. Bianco). In altri casi l'abilità preparativa del G. e dei suoi collaboratori si orientò in nuove direzioni, come nei lunghi studi sulla bromurazione diretta dell'acenaftene (Sui derivati perbromurati dell'acenaftene e sulla ossidazione del 5,6-bromonitroacenaftene, ibid., LXXXIV [1954], pp. 859-869, con R. Carpignano e M. Ambroso). Un tratto comune a tutte queste ricerche fu l'applicazione della moderna spettroscopia nel visibile-UV, e l'interpretazione dei risultati strutturali e spettrali con le predilette teorie elettroniche, opportunamente aggiornate. Un altro filone di ricerca, per il G. tipico, fu quello dei nitroderivati a carattere esplosivo; vanno ricordati i lavori sui derivati nitrati delle feniletanolammine culminati nella preparazione dell'eptrile (Dinitrato del 2,4,6-trinitrofenil-1,3-dinitroamminoetanolo (eptrile), in Annali di chimica, L [1960], pp. 1381-1386, con P. Amat di San Filippo).
Opere del G. particolarmente significative furono poi: il Dizionario di chimica generale e industriale, I-II, Torino 1933-34, nuova ed. I-III, ibid. 1948-49, scritto in collaborazione con la moglie Clara Lollini, sua compagna anche di studi, il Dizionario, oltre ad avere un carattere informativo molto ampio (circa quarantamila voci), è una fonte ricca e talvolta unica - fra quelle accessibili - di informazioni biografiche e iconografiche sui chimici italiani e stranieri; e il Trattato di chimica industriale, I-VIII, Torino 1957-63 (nuova edizione a cura di U. Colombo, I-X, Firenze 1972-76).
Da ricordare inoltre: Dizionario tedesco-italiano per le scienze chimiche ed affini, Torino 1930, in collaborazione con C. Lollini (nuova ediz., ibid. 1941); Lezioni di esplosivi ed aggressivi chimici, I-III, ibid. 1932-33; Storia delle scienze ed epistemologia, ibid. 1945; La chimica e la vita organica, ibid. 1946; Storia della chimica, in Storia delle scienze, a cura di N. Abbagnano, II, ibid. 1962, pp. XIV-XVIII, 483-802. La raccolta delle pubblicazioni scientifiche del G., con numerose note autografe, è depositata presso la Biblioteca della Facoltà di chimica dell'Università di Torino.
Il G. svolse anche un'intensa attività politica. Iscrittosi nel 1906 al Partito socialista italiano (PSI), fu redattore del giornale Gioventù socialista, lavorando al fianco di E. Leone e Arturo Labriola, e proseguì l'attività politica anche quando gli impegni accademici divennero più rilevanti.
Antifascista, aderì alla Giovane Italia, un'associazione segreta fondata a Torino il 27 febbr. 1927, della quale erano membri, tra gli altri, C. Levi, M. Brosio, F. Ruffini e diversi esponenti socialisti.
Dopo il 1929 il G. entrò in contatto con il gruppo torinese di Giustizia e libertà (GL), del quale divenne uno degli animatori. Nel 1933, per non sottostare all'obbligo imposto ai docenti universitari di iscriversi al Partito nazionale fascista, il G. preferì ritirarsi dall'insegnamento, proseguendo l'attività di ricerca in un laboratorio privato. Tale situazione gli consentì di dedicare maggiore impegno all'attività cospirativa antifascista, in cui ebbe al proprio fianco il figlio Renzo.
In questo periodo scrisse alcuni articoli sul giornale Giustizia e libertà, firmando con lo pseudonimo Filippo Bronzonieri, e sui Quaderni di Giustizia e libertà, con lo pseudonimo Branca (tra questi ultimi degno di nota è Il fascismo e le industrie per la guerra, apparso nel n. 10 del febbraio 1934).
Malgrado fosse sorvegliato dalla polizia, il G. effettuò diversi viaggi in Francia per incontrare i fuorusciti giellisti a Parigi. In seguito alla delazione del noto scrittore Pitigrilli (Dino Segre), infiltrato per conto dell'OVRA (Opera vigilanza repressione antifascista), l'attività del gruppo torinese di GL venne scoperta e, il 15 maggio 1935, il G. fu arrestato insieme con A. Monti, M. Mila, V. Cavallera, V. Foa (che sarebbe divenuto genero del G. sposandone la figlia Elisa) e altri.
Pitigrilli aveva rivolto particolari attenzioni al G. che, nella sua qualità di chimico esperto di esplosivi, veniva considerato un potenziale terrorista. Rinchiuso nelle carceri Nuove di Torino, il 5 giugno il G. fu trasferito nel carcere romano di Regina Coeli dove attese la celebrazione del processo davanti al Tribunale speciale.
Riconosciuto colpevole di associazione e propaganda sovversiva, il 28 febbr. 1936 il G. venne condannato a quindici anni di reclusione; scontò la pena nelle carceri di Castelfranco Emilia, di Civitavecchia e di San Gimignano, dove fu liberato il 21 ag. 1943.
Il lungo periodo di detenzione fu reso ancora più penoso da una grave malattia agli occhi, che afflisse il G. rischiando di fargli perdere la vista, e da una serie di lutti familiari: nel gennaio 1938 fu raggiunto dalla notizia della morte del padre e a marzo, dopo aver a lungo insistito con la moglie per avere notizie del figlio Renzo, volontario antifranchista in Spagna, apprese che questi era caduto in combattimento un mese prima; nel gennaio 1941 il G. fu colpito dalla perdita del suo secondo figlio Franco, deceduto a causa di una disfunzione organica. Il suo stato d'animo e il modo in cui tentò di reagire a questa serie di sventure venne descritto dallo stesso G. nei suoi Ricordi di un ex detenuto politico 1935-1943 (Torino 1945, p. 131): "A salvare il sistema nervoso da colpi ripetuti e dall'influenza deleteria che le angherie dei carcerieri potevano a lungo esercitare su di esso, giovarono il raccoglimento interiore e lo studio di qualche argomento culturale. Ebbi la forza di abbandonare qualsiasi contatto sensibile con la vita del carcere e di concentrarmi sui miei libri, che furono i miei compagni più fedeli e consolanti".
Durante la detenzione a Castelfranco trascorreva quattro ore al giorno nella biblioteca e dal luglio al dicembre 1936 scrisse il volume, Elementi di chimica e mineralogia ad uso dei licei, che venne pubblicato con il nome della moglie, Clara Lollini, dall'editore Paravia di Torino. A Civitavecchia, nel 1939, riempì trecento pagine di quaderno sull'argomento della logica naturalistica e del metodo sperimentale. Nel 1941 s'immerse nella lettura delle opere di G. Galilei e di M. Planck.
Riacquistata la libertà, il G. riprese i contatti con i suoi vecchi compagni ma, dopo l'8 sett. 1943, fu costretto a darsi alla macchia per sfuggire ai nazisti. Si rifugiò sulle montagne della Valle Pellice, dove attese alla stesura del citato libro di memorie e s'impegnò, quindi, nell'attività clandestina nelle file del Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP). Dopo la Liberazione, dal maggio al dicembre 1945 ricoprì la carica di presidente della Commissione provinciale di epurazione di Torino - dove operò con equilibrio e senso di giustizia - ed entrò far parte del gruppo dirigente socialista; fu membro della Consulta nazionale e il 2 giugno 1946 venne eletto all'Assemblea costituente.
In questa sede, il G. sostenne la tesi dell'inserimento nella costituzione del riconoscimento della Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) e il 17 apr. 1947 svolse un ampio intervento sul tema della famiglia (riprodotto nell'opuscolo Famiglia e socialismo, Roma s.d.). Secondo il G. compito dei costituenti non era quello "di creare la morale del popolo italiano, ma di stabilire delle norme precise" ispirate ai principî della laicità dello Stato. Tra l'altro, egli sostenne che doveva essere ammesso il divorzio.
Consigliere comunale di Torino per il PSI dal 1951 al 1956, e provinciale dal 1956 al 1958, il G. fu senatore di diritto nelle prima legislatura in base alla III disposizione transitoria della costituzione. Trascorse gli ultimi anni dedicandosi ai suoi studi prediletti.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Archivi fascisti, Tribunale speciale per la difesa dello Stato, b. 542; Torino, Arch. dell'Università degli studi, fascicolo personale; Senato della Repubblica, IV legislatura, Resoconti delle discussioni 1963-66, XXIII, pp. 21846-21852 (seduta del 30 marzo 1966, discorsi commemorativi); R. Carpignano, Ricordo del prof. G., in Il Chimico piemontese, II (1966), 4-6, p. 1; M. Milone, M. G. (1889-1966), in La Chimica e l'industria, XLVIII (1966), pp. 1368 s.; A. Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari 1953, ad indicem; B. Allason, Memorie di un'antifascista, Milano 1961, pp. 163, 224, 236, 239, 263, 265 s.; N. Ginzburg, Lessico famigliare, Torino 1973, pp. 110 s., 113, 134, 186; J. Weyer, Chemiegeschichtsschreibung von Wiegleg (1790) bis Partington (1970), Hildesheim 1974, pp. 160-162, 235; D. Zucaro, Lettere di una spia, Milano 1977, pp. VI, 8 ss., 12 s., 43, 66, 73, 83, 88, 93, 96, 98, 119-123, 145 s., 151 s., 156, 163 s., 168 s., 171, 175, 185-189; M. Larizza Lolli, L'antifascismo democratico: vicende, figure e dibattito, in Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, III, Gli anni del fascismo, l'antifascismo e la Resistenza, Bari 1980, ad indicem; M. Brigaglia, M. G., dalla cattedra universitaria alla battaglia contro il regime fascista, in L'Unione sarda, 25 apr. 1989; P. Amat di San Filippo, M. G., in Atti del III Convegno nazionale di storia e fondamenti della chimica, a cura di F. Abbri - F. Crispini, Cosenza 1991, pp. 381-389; V. Foa, Il cavallo e la torre, Torino 1991, pp. 114, 124-127; G. De Luna, Una cospirazione alla luce del sole. Giustizia e libertà a Torino negli anni Trenta, in L'itinerario di L. Ginzburg, a cura di N. Tranfaglia, Torino 1996, pp. 13, 15 n., 29 n.; V. Foa, Lettere della giovinezza. Dal carcere 1935-1943, a cura di F. Montevecchi, Torino 1998, ad indicem; M. Mila, Argomenti strettamente famigliari. Lettere dal carcere 1935-1940, a cura di P. Soddu, Torino 1999, ad indicem; I deputati alla Costituente, Torino 1946, s.v.; J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörter-buch der exakten Naturwissenschaften, V, VI, VII, ad voces; Chi è? 1961, ad vocem; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, sub voce.
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