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GHISLIERI, Michele

di Filippo Crucitti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)
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GHISLIERI, Michele

Filippo Crucitti

Abramo di Mosè di Elia, ebreo, nacque a Roma nel 1563. Quando, il 4 giugno 1566, nel corso di una solenne cerimonia in S. Pietro, fu battezzato da papa Pio V Ghislieri, assunse il nome di Tiberio.

Il G. faceva parte di una ricca ma ignota famiglia ebrea; il nonno Elia, sollecitato dal cardinale Michele Ghislieri a convertirsi al cristianesimo, si era detto disposto a farlo solo se questi fosse divenuto papa. Interpretando come un segno divino l'ascesa al pontificato di Pio V, Elia si convertì, fu battezzato in S. Pietro dal papa in persona e in suo onore prese il nome di Michele. Con lui furono battezzati il figlio trentenne Mosè, padre del G., che prese, anch'egli in onore del papa, il nome di Pio, e tre nipoti, Leone, il G. ed Elia, che furono chiamati rispettivamente: Paolo, Tiberio e Francesco. Tutti ebbero dal papa il cognome di Ghislieri. La moglie di Elia si fece battezzare tre mesi dopo e ricevette il nome di Paola.

Il 29 dic. 1582 il G. entrò nella casa dei teatini di S. Silvestro a Monte Cavallo, dove prese il nome Michele e dove si svolsero la sua attività e la sua vita ecclesiastica: il 9 giugno 1583 ricevette l'abito, il 24 giugno 1584 pronunciò la professione religiosa. Nel 1587 divenne suddiacono, l'anno successivo diacono, presbitero nel 1591. Nel 1592 fu ammesso alla confessione degli uomini, nel 1596 a quella delle donne, nel 1601 gli fu concesso il diritto di voto nel capitolo di Roma.

Il G. studiò teologia e filosofia sotto la guida del teatino Marcello Tolosa, le lingue orientali sotto la guida di Antonio Agellio, dal quale fu avviato allo studio della sacra scrittura, cui si dedicò con competenza e assiduità per tutta la vita, sempre caratterizzata da salute malferma (era soggetto a frequenti emottisi) e dalla vista che si indebolì progressivamente.

Si occupò per molti anni della biblioteca della casa di S. Silvestro, inizialmente istituita con i libri donati ai teatini da Paolo IV, che lì aveva abitato; il G. si adoperò per arricchirla di volumi rari e di pregio, acquistando e donando alla biblioteca più di 140 opere di autori latini, greci e moderni per la notevole somma di 426 scudi (di cui 60 per le legature), provenienti dai frutti della pubblicazione dei suoi Commentarii in Canticum canticorum Salomonis. L'elenco comprende opere di Sesto Empirico, Dionigi Aeropagita, Ippocrate, Aristotele, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo, Giustino, Epifanio, Paolino, Cirillo di Alessandria, Giovanni Cassiano, Sidonio Apollinare, Francisco Suarez, Tommaso Moro, il De civitate Dei di s. Agostino, una Vita di Paolo Giovio, una storia delle Indie, una della Francia, una dell'Inghilterra, un Thesaurus linguae, un lessico di giustizia e diritto, un volume di Mirabilia Romae modernae.

Nel 1592 il G. fu chiamato a far parte della commissione incaricata da Clemente VIII della riforma del Breviario romano, i cui lavori si protrassero fino al 1602. La commissione era presieduta dal cardinale Cesare Baronio e formata inoltre dai cardinali Roberto Bellarmino e Silvio Antoniano, dall'arcivescovo di Monreale Ludovico De Torres, dal barnabita Bartolomeo Gavanti e dal canonico di S. Pietro Giovanni Battista Bandini in qualità di segretario.

Nel 1610 il preposito generale dell'Ordine, Giovanni Battista Angrisani, esentò il G. da alcune pratiche religiose, affinché potesse dedicarsi con maggiore impegno all'esegesi delle sacre scritture. Il capitolo del 1615 gli confermò tale esenzione e gli affidò la revisione del cerimoniale dell'ordine, opera di Andrea Castaldo, che fu preposito generale dal 1612 al 1618.

Confessore del prelato spagnolo Giovanni Battista Vives, il G. lo incoraggiò nel proposito di fondare un collegio internazionale che impartisse una preparazione adeguata ai religiosi da impegnare nelle missioni, e che sarebbe poi diventato la congregazione di Propaganda Fide. Su richiesta dello stesso Vives, il G. ne stese i primi regolamenti e gli statuti.

Il G. morì nella casa dei teatini di S. Silvestro il 27 giugno 1646 e fu sepolto nel cimitero della chiesa omonima.

Opere: Commentarii in Canticum canticorum Salomonis, Romae 1609; In Ieremiam prophetam commentarii, Lugduni 1623; Commentarii paraenetici in praeludia doctrinae sacrae duplicis christianae et regularis, ibid. 1645.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Chierici regolari teatini, bb. 2104/1, cc. 30, 71; 2140/102 passim; Roma, Arch. generale dei padri teatini, voll. 96-97 passim; 133, c. 90; 148, c. 110; 149, cc. 104 s.; 153, cc. 8, 16v; Bibl. apost. Vaticana, Urb. lat. 1040, cc. 244v-246r, 291r (Avvisi di Roma); L. Allacci, Apes Urbanae, Romae 1633, pp. 193-195; G. Silos, Historiarum clericorum regularium a Congregatione condita…, II, Romae 1655, p. 458; III, Panormi 1666, pp. 321-324, 617 s.; L. Iacobilli, Vita del sommo pontefice Pio V, Todi 1661, pp. 69 s.; C.B. Piazza, Delle opere pie a Roma, Roma 1679, pp. 153 s.; P. Mandosio, Bibliotheca Romana…, I, Romae 1682, pp. 10 s.; Clemens XI pont. max., Bullarium, Romae 1723, p. 126, par. 19; A.F. Vezzosi, I scrittori de' chierici regolari detti teatini, Roma 1780, pp. XII, XVIII s., 5-20, 391-397; P.M. Ghislieri, Elogio istorico di s. Pio V, Assisi 1797, pp. 88-90; P. Rieger, Geschichte der Juden in Rom, Berlin 1895-96, II, pp. 165 s., 423-425; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, III, Oeniponte 1907, coll. 1067-1069 n. 457; G. Baudot, Il breviario romano. Origine e storia, Roma 1909, p. 131; P. Batiffol, Histoire du bréviaire romain, Paris 1911, p. 323; L. von Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, ad indicem; G. Mercati, Note per la storia di alcune biblioteche romane nei secoli XVI-XIX, Città del Vaticano 1952, pp. 25, 150; R. De Maio, La Biblioteca apostolica Vaticana sotto Paolo IV e Pio V (1555-1565), Città del Vaticano 1962, pp. 46 s.

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