FERRARINI, Michele Fabrizio
Nacque a Reggio Emilia intorno alla metà del sec. XV. Entrò ben presto nell'Ordine dei carmelitani di osservanza mantovana nel convento della sua città, del quale divenne priore nel 1481. Mantenne tale carica fino alla morte, avvenuta nel 1492.
Il nome del F. - sul quale mancano notizie specifiche di carattere biografico - è legato al suo impegno di ricerca e di studio delle antichità classiche e in particolare delle iscrizioni e della epigrafia romane. In questa attività il F. raggiunse un livello di grande specializzazione e di straordinaria competenza che, nel suo tempo, poteva trovare riferimento in un gruppo assai limitato di precursori, quali Ciriaco Pizzicolli, Flavio Biondo, Bernardo Rucellai. Il F. si dedicò, infatti, ad un'appassionata opera di ricerca, di censimento e di raccolta sistematica delle iscrizioni latine dell'età classica estesa a tutta la penisola italiana. Dopo averle catalogate e sistemate, trascrisse le iscrizioni da lui recuperate in un unico corpus, un codice pergamenaceo che costituisce, tuttora, il frutto più importante del suo lavoro. Tale codice venne a lungo conservato nella biblioteca del convento carmelitano di Reggio Emilia; passò poi, in seguito alle soppressioni degli Ordini religiosi, alla Biblioteca comunale della stessa città, dove oggi si trova, con segnatura C. 398.
Intorno alla storia di questo manoscritto si hanno precise indicazioni, a partire da quelle che lo stesso F. fornisce nella lettera premessa all'opera e indirizzata ad un destinatario non precisato. In questa lettera, che è stata pubblicata agli inizi del sec. XVIII dal Guasco (p. 28), il F. ricorda il costante impegno e la passione nella ricerca delle iscrizioni romane, che lo avevano animato fino dagli anni più lontani della sua giovinezza. Dichiara quindi di aver omesso, per ragioni di economia di spazio e di danaro, tutte le figure, che illustravano buona parte delle epigrafi da lui trascritte.
Poco dopo la morte del F. i suoi confratelli cercarono di vendere il prezioso manoscritto, così come già avevano venduto, per coprire le spese di costruzione di un chiostro interno del loro convento, non poche delle lapidi ed iscrizioni da lui raccolte. Tuttavia, quando si diffuse la notizia che la silloge del F. stava per essere trasferita a Roma - dove, appunto, sembrava essere stata acquistata - ci fu una decisa reazione delle magistrature cittadine. Così, il 1º febbr. 1493, per incarico del Comune, tre cittadini - Ludovico Malaguzzi, Antonio Gazzoli, Bartolomeo Cartari - ingiunsero al priore dei carmelitani di conservare in convento il manoscritto del F., diffidandolo da un'eventuale vendita o alienazione. Il codice venne allora riposto in una cassa, le cui chiavi furono affidate una allo stesso priore del convento e l'altra direttamente ai Priori della città.
Dal codice del F. furono tratte varie copie, di cui si ricordano quelle conservate ora a Parigi (Bibl. nat., Lat. 6128), a Modena (Bibl. Estense, Lat. 413), a Utrecht (Bibl. Universitaria, ms. 57) e nella Biblioteca apostolica Vaticana (Vat. lat. 5243).
Il costante interesse filologico antiquario del F. è dimostrato anche dall'edizione del De litteris antiquis opusculum di Marco Valerio Probo, dedicata a due illustri personaggi di Reggio Emilia, Albertino Corigi e Tommaso Pinotti, stampata a Brescia nel 1486 dal tipografo Bonino Bonini: nella prefatoria il F. avverte di aver emendato il testo corrotto dell'autore latino e riafferma la sua passione per la ricerca antiquaria.
Quest'opera - la cui edizione a stampa si presenta particolarmente accurata (L. Hain, Repert. bibl., 1337; D. Reichling, Appendices..., III, pp. 158 s.; British Museum Catalogue; Gesamtkatalog d. Wiegendrucke, II, 347; M. Sander, Le livre à figures ital...., Milan 1942, 5899; Ind. gen. d. incunaboli, 8069) - ci è stata conservata da alcuni manoscritti, come quelli di Reggio Emilia (Bibl. com., C. 398, insieme con raccolta delle iscrizioni), Pavia (Bibl. univ., Fondo Aldini, 81), Biblioteca apostolica Vaticana (Barb. lat. 5).
In uno scritto di Giorgio Anselmi, professore a Parma a partire dal 1459 e morto nel 1528, il In cupidinem captivum (stampato a Parma intorno al 1489) si trova una dedica al F. che dà conto della grande fama da lui conseguita negli studi antiquari.
Il F. è stato in più occasioni confuso con un altro frate carmelitano, Michele Fabrizio, anch'egli nato a Reggio Emilia, ma vissuto a Ferrara, dove si era pure addottorato in teologia e che morì, con molta probabilità, nel 1497.
Bibl.: Per alcune delle iscrizioni raccolte dal F. Corpus inscriptionum Latinarum, III, 1, a cura di Th. Mommsen, Berolini 1873, pp. XX, XXV; VI, 1, a cura di G. Henzen-G. B. De Rossi, ibid. 1876, pp. XLIII-XLIV; Inscriptiones christianae Urbis Romae, a cura di G. B. De Rossi, II, 1 Romae 1888, p. 394; n.s., I, Romae 1922, pp. XXXIV s.; E. Caprioli, Chronica de rebus Brixianorum, Brixiae, s.d., c.A6r; Johannes von Heidenberg (G. Tritemio), Liber de scriptoribus ecclesiasticis, Parisii 1512, p. 30; P. de Lichi (P. Lucius), Carmelitana bibliotheca, Florentiae 1593, p. 17; C. Vaghi, Commentarii, Reggio 1700, pp. 252 s.; G. Guasco, Storia lett. dell'Accad. di belle lettere in Reggio, Reggio 1711, pp. 26-28; C. Villiers de Saint-Etienne, Bibliotheca carmelitana, Aurelianis 1752, coll. 449-453; A. F. Zaccaria, Iter litterarum, Venetiis 1762, p. 87; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, pp. 277-279; F. A. Eckstein, Nomenclator philologorum, Leipzig 1871, p. 156; T. De Marinis, La legatura artistica in Italia nei secoli XV e XVI, II, Firenze 1960, p. 50; G. Mitchell, Archaeology and Romance in Renaissance Italy, London 1960, pp. 468-474; V. Baroncelli, La stampa nella riviera bresciana del Garda nei secoli XV e XVI, Brescia 1964, p. 33; A. Balletti, Storia di Reggio nell'Emilia, Roma 1968, pp. 275-276; R. Weiss, The Renaissance discovery of classical antiquity, New York 1969, pp. 127, 149 s., 155, 159, 165; M. Ferrari, Le scoperte a Bobbio nel 1493: vicende di codici e fortuna di testi, in Italia medioevale e umanistica, XIII (1970), p. 175;, Encicl. eccles., III, Milano-Torino 1948, p. 323; Diz. eccles., I, Torino 1953, p. 1095; M. E. Cosenza, Biogr. and Bibl. Dictionary of the Italian Humanists, II, Boston 1962, col. 1382; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 380.