COSSA (Coscia), Michele
Nacque probabilmente a Napoli nell'ultimo quarto del sec. XIV da Pietro, terzo signore di Procida, e da Giovannella Caracciolo.
Abile uomo di mare, il C. iniziò con molta probabilità la sua vita militare al fianco dello zio paterno, Gaspare. Alla sua morte, fu chiamato a succedergli come capitano generale delle galee dal pontefice Giovanni XXIII, altro zio paterno (28 nov. 1411), il quale successivamente gli conferì l'ufficio di riformatore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia (24 genn. 1412) e poi quello di governatore in temporalibus della medesima provincia (23 genn. 1413).
Dopo la deposizione di Giovanni XXIII da parte del concilio di Costanza nel maggio 1415, il C. lasciò ogni incarico pontificio e rivolse i suoi interessi alla cura dei beni familiari. Peraltro, sempre nel 1415, alla morte dei padre ereditò la signoria di Procida insieme con alcuni benefici di cui il padre era stato investito nell'isola d'Ischia da Carlo III d'Angiò Durazzo e che poi gli erano stati confermati da Ladislao.
Appena entrò in possesso del patrimonio paterno, il C. tentò di estendere il suo dominio a tutta l'isola d'Ischia, sottraendone la signoria a Maddalena Cossa. Ma il suo tentativo fallì ed egli dovette accontentarsi dei soli feudi ereditati dal padre che gli furono riconosciuti e confermati dalla regina Giovanna II il 16 ott. 1417. Le sue condizioni economiche, comunque, non dovevano essere molto floride: nominato, insieme con il cugino Giovanni Cossa - figlio di Gaspare - crede dello zio Giovanni XXIII (morto nel novembre 1419), nel gennaio 1420 sollecitò gli esecutori testamentari a versargli la somma spettantegli, facendo presente le proprie ristrettezze.
Il 6 sett. 1420 il C. prese parte ad una battaglia navale svoltasi nel golfo di Nisida, al comando di una galea della marina napoletana, riuscendo a conquistare una delle navi genovesi che si trovavano al seguito della flotta di Luigi III d'Angiò. Il successo riportato in quest'impresa gli procurò il grado di capitano generale delle regie galee concessogli dalla regina l'11 nov. 1420. Nello stesso anno il C. vide sfumare definitivamente l'ultima possibilità di impadronirsi di Ischia, ceduta da Giovanna II a ser Gianni Caracciolo il 25 aprile come pegno di un prestito di 3.000 ducati. Sembra che l'amarezza e la delusione procurategli da questo avvenimento siano all'origine dell'ostilità del C. verso il Caracciolo. Quando nel maggio 1423 il potente gran siniscalco fu imprigionato in Castelnuovo da Alfonso d'Aragonà, il C. si schierò dalla parte di quest'ultimo. Dopo essersi accordato con il C., nel giugno del 1423 Alfonso diresse la sua flotta contro l'isola d'Ischia intimandole la resa. Gli abitanti intanto si erano divisi in due fazioni, una fedele al C. e l'altra al seguito di Gianni Caracciolo e Cristoforo Monocio; nonostante prevalesse quest'ultima, decisa a difendere Ischia ad ogni costo, Alfonso riuscì ugualmente ad impadronirsi della città e del castello, probabilmente proprio con l'aiuto dei seguaci del Cossa.
A questa l'ultima impresa del C. della quale si ha notizia. Egli morì nel 1441 e la signoria di Procida fu ereditata dal suo primogenito Pietro. Degli altri quattro figli, due maschi e due femmine, nati dal matrimonio del C. con Sabia Galeotta, non si hanno notizie.
Fonti e Bibl.: Diurnali del duca di Monteleone, in Rerum Italic. Script., 2 ed., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, p. 71; Testam. del cardinale Baldassarre Coscia, già papa col nome di Giovanni XXIII, a cura di G. Canestrini, in Arch. stor. ital., s. 1, IV (1843), 1, p. 294; S. Ammirato, Delle famiglie nobili napol., I, 2, Firenze 1580, pp. 85, 88; C. Borrelli, Vindex Neapolitanae nobilitatis, Neapoli 1653, pp. 91 ss.; Id., Difesa della nobiltà napol. scritta in latino dalp. Carlo Borrelli... contro il libro di F. L. Marchesi…, Roma 1655, p. 135; B. Altomari, Mem. hist. di diverse famiglie nobili così napol. come forestiere, Napoli 1691, p. 285; Id., Historia geneal. della famiglia Carafa, III, Napoli 1691, pp. 461 s.; P. Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, II, Napoli 1833, pp. 133 s.; N. F. Faraglia, Storia della regina Grovanna II d'Angiò, Lanciano 1904, pp. 8 s., 184, 253 s., 319, 329; I. Schiappoli, La marina degli Aragonesi di Napoli, in Arch. stor. per le prov. napol., LXV (1940), p. 21; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, p. 26; A. Esch, Das Papsttum unter der Herrschaft der Neapolitaner (Die führende Gruppe Neapolitaner Familien an der Kurie wdhrend des Schismas 1378-1415), in Festschrift für Hermann Heimpel, II, Göttingen 1972, pp. 764, 779-82, 786, 790, 792, 794, 799 s.