CARRARA, Michele
Nacque nella prima metà del Cinquecento. I pochi dati sicuri sulla vita e sull'attività di questo autore sono quelli che possono desumersi dai titoli, dalle dediche e dalla data di pubblicazione delle sue opere.
Di origine padovana ("Autore M. Michele paduanis Carrara, perito sonatore di liuto, et musico eccellente…" - si legge infatti nella seconda edizione del suo metodo per intavolare sul liuto), è probabile che il C. abbia soggiornato per alcuni anni a Roma, dove nel 1585 e nel 1594, vennero infatti pubblicate entrambe le edizioni della sua opera più famosa (il Fétis e lo Schmidl sono gli unici a fare riferimento ad una terza edizione, pubblicata sempre a Roma nel 1608) e dove ebbe rapporti di lavoro o almeno di amicizia con l'aristocratico "sig. Vincenzo Tuffavilla conte di Sarno…", al quale dedicò appunto il suo metodo con parole di sincera riconoscenza: "…Onde trovandomi grandemente obligato à V.S. Ill.ma per gli segnalati favori c'hò ricevuti dalla singolar bontà, et cortesia sua, hò preso ardire di dedicarla a lei così per darle qualche segno della gratitudine, et devotione dell'animo mio…" (questa dedica compare solo nell'edizione del 1585).
Assai dubbio è invece - come sostiene il Fétis - che il C. abbia soggiornato a Roma "au moins jusqu'en 1608" e che fosse imparentato con la famiglia di Giovanni Michele Alberto Carrara di Bergamo (1438-1490).
Musicista dilettante e non professionista (ma era un dilettante - come scriveva il Disertori, 1956, p. 1) - "che ci tiene a dichiararsi tale in un'epoca che deve al dilettantismo molta parte della sua migliore produzione tanto nel campo teorico-musicale che artistico…"; e infatti nella dedica sopracitata il C. stesso affermava: "Mosso da quel naturale desiderio di sapere che suole essere in ciascuno, mi diedi molt'anni sono à gli studij della Musica, essercitandomi in diverse sorti d'essa, secondo che mi guidava il piacere…"), il C. deve la fama soprattutto al suo metodo teorico per intavolare sul liuto composizioni vocali polifoniche, pubblicato - senza titolo - a Roma nel 1585 (A. Brambilla incisore, E. Ruberti stampatore).
Si tratta di un unico grande foglio, derivato da un'incisione in rame riccamente adorna di disegni floreali, nel quale oltre alla dedica sopracitata, al disegno di un liuto a otto corde, ad una serie di istruzioni per intavolare su questo strumento (che iniziano con le parole "Regola ferma e vera"), si trova anche la trascrizione per liuto di 5 brani di varia lunghezza (a 6, a 4, a 3 e a 2 voci) derivati dal salmo CL Laudate eum (composti probabilmente dal C. stesso), scritti i primi tre in intavolatura italiana, il quarto in intavolatura francese e l'ultimo in intavolatura napoletana.
Nella ristampa di quest'opera, pubblicata nel 1594 (Roma, J. A. de Paulis) con qualche piccola variante rispetto all'edizione precedente e con il titolo Regola ferma e vera di novo corretta per l'intavolatura del liuto, si legge: "In questa carta s'insegna il vero et sicuro modo per potere presto scompartire ogni musica et ridurla facilmente in qual si voglia sorte dintavolatura di liuto comodissima per sonare".
Il frontespizio della prima edizione di quest'opera (il manoscritto originale si trova alla Biblioteca nazionale di Firenze) è riprodotto alla tavola 18 della raccolta Trésors des bibliothèques d'Italie, IV-XVI siècles (Paris 1950), mentre l'opera completa è stata ristampata - in facsimile e notazione moderna - da Benvenuto Disertori (L'intavolatura di liuto di M. C., Roma 1585, Firenze 1956). Il Branzoli, rifacendosi all'edizione del 1594, riproduce alla tavola 4 della sua opera il salmo Laudate eum nella intavolatura italiana e francese.
Il C. compose anche dei madrigali dei quali conosciamo: Le fiamme accese, madrigale a 5 voci (in De Floridi virtuosi d'Italia,il terzo libro de madrigali a 5 voci…, p. 12, Venezia 1586, G. Vincenzi et R. Amadino). Questa raccolta, in 5 volumi e comprendente 22 madrigali di autori diversi, venne ristampata con il tit. De floridi virtuosi d'Italia madrigali a 5 voci ridotti in un corpo…(Antwerpen, P. Phalèse, 1600); Gliocchi della mia diva e Se la mia bella donna, madrigali a 3 voci (in Fiori musicalidi diversi autori a 3 voci, libro secondo, Venezia 1588, G. Vincenti; ristampato dallo stesso Vincenti, con lo stesso titolo nel 1598 e con il titolo Fiori musicali a tre voci de diversi eccellentissimi auttori…, nel 1604 e 1618 (Antwerpen, P. Phalèse).
Benché l'attività madrigalistica di questo autore dovesse essere di non secondaria importanza (alcuni madrigali - si è visto - furono inclusi in raccolte comprendenti opere di autori famosi come il Palestrina) e benché i brani polifonici compresi nel suo metodo rivelino notevoli qualità innovatrici soprattutto nei procedimenti armonici, il nome del C. è legato principalmente alla sua opera di studioso e teorico del liuto. Di uno strumento cioè che, nella seconda metà del 1500, subì delle notevoli innovazioni e venne potenziando le sue possibilità espressive non solo per sostenere la concorrenza di strumenti come l'arpicordo e il clavicembalo, ma per ritrovare nuovamente "son rôle par rapport aux courants musicaux du temps…" (B. Disertori, in Le luth…, p. 89). Il C., insieme ad altri musicisti del suo tempo, si trovò confrontato infatti con la necessità di superare il modello classico del liuto a sei corde; il suo metodo è appunto uno dei primi esempi nei quali la realizzazione di un liuto a otto corde (raddoppiate non più all'ottava bensì all'unisono) è ormai un fatto compiuto.
L'importanza del metodo del C. è dovuta anche al fatto che in essa compare l'innovazione di accompagnare regolarmente, in basso, il rigo dell'intavolatura con una serie di puntolini, ognuno dei quali scandisce il valore di una semiminima; e inoltre di essere uno dei primi esempi di "partitura" vera e propria (sul modello, immediatamente precedente, del Fronimo di Vincenzo Galilei, 1584), poiché le singole voci dei brani polifonici contenuti in essa anziché essere stampate le une separate dalle altre, sono invece raccolte insieme.
Bibl.: G. Branzoli, Ricerche sullo studio del liuto, s. l.1889, tav. 4; B. Disertori, Introduz. a Intavolatura di Liuto di Michele Carrara, MDLXXXV, Firenze 1956, pp. n. num.; Id., in Le luth et sa musique, a c.di J. Jacquot, Paris 1958, pp. 20, 24, 89; H. Radke, Beiträge zur Erforschung der Lautentabulaturen des XVI.-XVIII. Jahrhunderts, in Musik Forschung, XVI(1963), pp. 34 s., 37; R. Eitner, Bibliogr. der Musik-Sammelwerke des XVI. und XVII. Jahrhunderts, Berlin 1877, pp. 207 s., 450; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen Vocalmusik Italiens, Berlin 1892, I, p. 140; II, pp. 441 s., 481 s., 485 s., 491, 506; Répert. intern. des sources music. - Recueils imprimés, XVI-XVII siècles, I, München-Duisburg 1960, pp. 332, 341, 381, 387, 400, 464; H. Mayer Brown, Instrumental Music printed before 1600. A Bibliography, Cambridge, Mass. 1965, pp. 342, 346; F. J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, II, p.195; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, II, p.344; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, p.300 e Suppl., p. 164; Encicl. della Musica Ricordi, III, p.28; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Supplement, coll. 1334-35.