CARCANO, Michele
Nato a Milano nel 1427 da Donato e Cremondina Besozzi, discendenti di famiglie patrizie milanesi, entrò nell'Ordine francescano nel convento di S. Croce in Boscaglia a Como, probabilmente per influsso delle prediche tenuta a Milano da s. Bernardino da Siena nel 1442-43. Presente alla sua canonizzazione celebrata a Roma in occasione del giubileo del 1450, da quell'anno iniziò a predicare ed immediatamente si impose come uno dei predicatori popolari più eloquenti e famosi dell'epoca. Da quel momento percorse quasi tutta l'Italia centrosettentrionale, predicando nelle maggiori località specie in quaresima (Mantova, 1454; Firenze, 1455 e 1467; Milano, 1460 e 1471; Perugia, 1462; Bologna 1464, 1469 e 1473; Rieti 1468; L'Aquila, 1472; Venezia, 1478; Crema, 1479; Lodi, 1484) ed in avvento (Firenze, 1461). Nel 1461 fu anche in Terrasanta, per breve tempo: partito dopo il 30 giugno, era già tornato prima del 29 novembre, quando iniziò a predicare l'avvenuto a Firenze.
Fin dall'inizio fu apprezzato da personaggi illustri, come la duchessa di Milano, Bianca Maria Visconti, che lo protesse, e dai superiori del suo Ordine (cfr. A. Chiappini, Fr. Nicolai de Fara epistolae duae ad s. Ioannem de Capistrano, in Arch. frane. hist., XV [1922], pp. 390, 395): a lui venne affidata l'ambita incombenza di pronunciare il panegirico in onore di s. Bernardino in occasione della traslazione della sua salma all'Aquila nel 1472 (edito in Studi francescani, XXVIII [1931], pp. 69-92). Il C. fu anche in rapporto con Bona di Savoia, che intercesse in suo favore presso il marito Galeazzo Maria Sforza nel 1476 e nel 1478 (Sevesi, 1911, pp. 36, 44).
Dal momento che ben pochi documenti ci sono giunti della predicazione in volgare del C., è assai difficile enuclearne le caratteristiche: si può comunque affermare che tanto gli argomenti svolti quanto il metodo di esposizione si ricollegavano direttamente ai suoi voluminosi sermonari latini, in cui sono raccolti all'incirca 550 sermoni, farraginosi accumuli di materiale predicabile redatti prevalentemente prima del 1468. In essi è peraltro evidente la profonda influenza degli scritti e della predicazione di s. Bernardino, da cui deriva la ispirazione fondamentale tanto per la scelta degli argomenti pratici e morali quanto per la redazione formale dei sermoni (al punto che talora dai suoi scritti vengono ricopiati alla lettera interi brani). Alla immediatezza espressiva del santo fa però riscontro l'esorbitante erudizione che il C. sfoggia con vezzo da dotto: egli appare quindi piuttosto un moralista di scarsa originalità teologica, che si segnala unicamente come difensore, in opposizione ai domenicani, delle tesi francescane sull'immacolata concezione, ma in maniera estremamente convenzionale, attento soprattutto a toccare i tasti che maggiormente colpissero la sensibilità popolare (in questo indirizzo venne seguito e superato da un altro famoso predicatore popolare, il suo discepolo Bernardino Busti).
Il C. fu un tipico rappresentante della seconda generazione dei predicatori popolari dell'Osservanza francescana, i quali affiancano alla predicazione morale avviata da s. Bernardino un'azione più squisitamente sociale. Nel 1456 infatti appoggiò con prediche vigorose la fondazione dell'Ospedale Maggiore di Milano, a Como nel 1468 patrocinò l'erezione dell'Ospedale di S. Anna ed a Piacenza nel 1471 e 1472 la riunificazione di una miriade di piccole fondazioni in un unico ente ospedaliero per l'assistenza sanitaria agli indigenti, nel 1479 a Crema esortò i cittadini a fondare un ospedale. Il suo nome è legato anche all'erezione del primo Monte di pietà, a Perugia, nel 1462, dove egli giunse il 23 febbraio su invito di Ermolao Barbaro, vescovo di Verona e da poco più di un anno governatore di Perugia, che aveva probabilmente intenzione di farlo predicare contro gli usurai ebrei. Il C. suscitò una profonda impressione nel popolo e nei magistrati perugini.
Nei suoi sermonari troviamo numerosi testi intorno alla condanna dell'usura, non dissimili da quelli degli altri predicatori popolari osservanti e fondati sulla severa legislazione canonica del tempo, che non ammetteva alcuna possibile fecondità del denaro e prescriveva che i prestiti fossero assolutamente gratuiti, minacciando la scomunica per le città che ospitassero prestatori di denaro ebrei. A questi temi si deve essere limitata la sua predicazione in questa ed in altre occasioni, dal momento che non abbiamo né sermoni latini né prediche a lui attribuibili che trattino specificatamente del Monte di pietà.
La sua attività a favore della nuova istituzione rimase comunque sporadica, fors'anche a causa degli ostacoli frapposti dalle autorità (il Monte eretto a Padova nel 1469 ebbe vita breve e dovette essere rifondato da Bernardino da Feltre, mentre vitale fu quello promosso dal C. a Bologna nel 1473). Un risvolto della sua predicazione antiusuraria era costituito dalla propaganda antisemita cui dava occasione il fatto che la maggior parte di coloro che esercitavano il credito feneratizio erano ebrei. Anzi, a partire dal 1476 egli venne indotto dal vescovo-principe di Trento, Giovanni Hinderbach, a diffondere nei territori della Repubblica di Venezia il culto del "beato" Simoncino da Trento, per la cui morte in seguito ad un presunto omicidio rituale durante la settimana santa del 1475 erano stati giustiziati quindici ebrei trentini: le autorità della Serenissima, vuoi per le pressioni della comunità ebraica vuoi per i timori suscitati dai disordini causati dalle sue violente prediche antisemite, decretarono la espulsione del C. dal dominio nel 1477.
Come gli altri famosi predicatori dell'epoca egli predicò a più riprese a favore della crociata: nel 1459, quando venne bandita per volontà di Pio II (in questa occasione sarebbe stato insignito della dignità di predicatore apostolico), nel 1463 a Venezia e nel 1481 in esecuzione della bolla di Sisto IV. Accanto a questa attività pubblica ha pari rilievo il ruolo da lui svolto all'interno dell'Osservanza francescana, ai cui capitoli generali partecipò ripetutamente (Roma, 1458; L'Aquila, 1472; Napoli, 1475; Pavia, 1478; Ferrara, 1481). Nel luglio del 1468 venne nominato commissario visitatore per la provincia osservante di Boemia, Polonia ed Austria. Malgrado nel 1471 fosse stato bandito dal ducato di Milano da Galeazzo Maria Sforza, apparentemente per i disordini suscitati dalle sue prediche su Maria Maddalena, nel 1473 venne eletto guardiano del convento di S. Angelo di Milano e nel 1475, vicario provinciale degli osservanti: il 25 aprile di quell'anno venne nuovamente bandito dal duca con l'accusa di aver turbato l'ordine pubblico con le sue predicazioni, ma in realtà per aver trasferito quarantaquattro religiosi riottosi e, soprattutto, per aver preparato le condizioni per l'erezione di una vicaria indipendente a Brescia (e fors'anche per le accuse di malversazioni mossegli dai terziari del Consorzio della carità di Milano).
Il C. morì a Lodi il 20 marzo 1484, mentre stava predicando la quaresima, dopo essere stato colto da un improvviso malore sul pulpito.
Le sue opere più importanti sono le raccolte di sermoni: Sermonarium triplicatum per Adventum et duas Quadragesimas... de peccato, Venetiis 1476 e Basileae 1479; Quadragesimale seu sermonarium duplicatum,scilicet per Adventum et Quadragesimam de penitentia et eius partibus, Venetiis 1487 e 1496; Sermones quadragesimales de decem preceptis, Venetiis 1492; Sermonarium de commendatione virtutum et reprobatione vitiorum, Mediolani 1495; Quadragesimale de fide et articulis fidei, inedito (Milano, Bibl. Ambr., cod. L. 65 sup.).
Una raccolta di Casus conscientie per solam quadragesimam in diebus ferialibus e numerosi sermoni inediti sono stati rintracciati da P. M. Sevesi nel cod. Aldini 62 della Biblioteca universitaria di Pavia (I Sermones e "Casus conscientie" del b. M. C., in Studi francescani, XXVIII [1931], pp. 326-38), che ne ha pubblicato quelli su s. Bernardino da Siena (ibid., pp. 77-92) e su s. Francesco d'Assisi (ibid., XXIX [1932], pp. 323-42): non e invece del C., ma di Roberto Caracciolo da Lecce, il sermone su s. Bernardino pubblicato in Collectanea franciscana, II (1932), pp. 386-98 (cfr. Arch. franc. hist., XLVII [1954], pp. 203-07). Altri sermoni inediti de inferno ed il sermone Veritatem dicam sono contenuti rispettivamente nel cod. 408 e nel cod. 62 della Biblioteca universitaria di Pavia (Sevesi, 1911, pp. 479 s.).
Delle prediche da lui effettivamente tenute una ce ne resta riportata in latino (Sermo habitus ad populumMediolanensem, s.n.t. [ma Milano 1482]) e quattro in volgare (Cinque prediche a monache in lingua volgare, a cura di Marcellino da Civezza, Prato 1881). Sommari ed annotazioni delle sue prediche a Firenze del 1462 e del 1466 si trovano nel cod. 2894 della Bibl. Riccard. di Firenze (S. Tosti, Descriptio codicum franciscanorum Bibliothecae Riccardianae Florentinae, in Arch. franc. hist., IX [1916], pp. 415-18).
Molto apprezzato fu anche il suo Confessionale generale della gran tuba, stampato a Venezia nel 1484 e che nel 1579 aveva raggiunto le dieci edizioni, cui si deve aggiungere una traduzione in croato apparsa a Senj nel 1496. Una traccia della sua predicazione antiusuraria è conservata nelle Reprobaciones... contra consilium Angeli [de Castro], edite da P. Boeren nell'Arch. franc. hist., LXIII (1970), pp. 177 s. Altre attribuzioni operate da antichi bibliografi sono inesatte (cfr. H. Sbaralea, Supplementum, II, pp. 253 s.).
Fonti e Bibl.: Sono fondamentali gli studi di P. M. Sevesi, che ha definitivamente risolto il problema della presunta distinzione tra il C. e frate Michele da Milano, che costituiscono in realtà la stessa persona: Il b. M. C. da Milano O.F.M., in Arch. franc. hist., III (1910), pp. 448-63, 633-63; IV (1911), pp. 24-29, 456-81; XVI (1923), pp. 260 ss.; XXXIII (1940), pp. 366-408; XXXIV (1941), pp. 95-114; I vicari ed i ministri provinc. della provincia dei frati minori della Regolare Osservanza di Milano, in La Verna, X (1912-1913), pp. 252 ss.; La Congregaz. dei capriolanti e le origini della provincia dei frati minori della Regolare Osservanza di Brescia, in Arch. franc. hist., VII (1914), pp. 119 s.; Il convento di S. Angelo di Legnano,ibid., XXI (1928), pp. 106 ss.; Il b. M. C. da Milano O.F.M. e il chiostro di S. Giovanni Battista di Lodi alla costa di Pulignano, in Collectanea franciscana, II (1932), pp. 377-98; Lettere autogr. di Francesco della Rovere da Savona,ministro generale..., in Arch. franc. hist., XXVIII (1935), p. 203; Il b. M.C. e il Consorzio della Carità di Milano,ibid., XLVI (1953), pp. 251-78. Altri dati biogr. importanti si trovano in A. Chiappini, De vita et scriptis fr. Alexandri de Riciis,ibid., XX (1927), p. 324; M. Bihl, Relatio de ministro generali Francisco Licheto capitulum provinciale Cracoviae celebrante,ibid., XXVII (1934), pp. 476, 503; A. Ghinato, Ebrei e predicatori francescani in Verona nel sec. XV,ibid., L (1957), pp. 236-44; C. Cenci, Silloge di docum. francescani trascritti da P. Riccardo Pratesi O.F.M., in Studi francescani, LXIII (1966), 4, pp. 113 a.; Id., Fr. Pietro Arrivabene da Canneto e la sua attività letteraria, in Arch. franc. hist., LXII (1969), p. 139 n. 1, Biblioth. Sanctorum, III, coll. 782 ss.
Per l'iconografia si veda P. M. Sevesi, Iconografia del b. M.C. dei frati minori, Milano 1931; Il ritratto del b. M.C. dipinto sopra una tavola negli scorci del sec. XV, in Arch. franc. hist., XXXIV (1941), pp. 112-14.
Intorno alla sua predicazione si vedano: in generale, R. Rusconi, M.C. da Milano e le caratteristiche della sua predicazione, in Picenum Seraphicum, X (1913), pp. 196-218; per la riunificazione degli ospedali: S. Spinelli, La Ca' Grande -1456-1496, Milano 1956, pp. 51-64; C. Mesini, L'opera del b. M.C. nel concentramento ospedaliero piacentino (1471-1472), in Cinque secoli di storia ospedaliera piacentina (1471-1971), Piacenza 1973, pp. 209-223; per i Monti di pietà, P. Mattei, Cenni storici sui Banchi di pegno e i Monti di pietà. Il Monte di pietà di Padova, Roma 1953, pp. 23 ss.; M. Maragi, Monte di Bologna. Cenni storici, in Archivi stor. delle aziende di credito, I, Roma 1956, p. 617; S. Maiarelli-U. Nicolini, Il Monte dei poveri di Perugia. Periodo delle origini (1462-1474), Perugia 1962, specialmente pp. 101-09 e 135-42; la vicenda del processo e del presunto martirio del "beato" Simoncino da Trento è stata criticamente ricostruita da W. P. Eckert, Aus den Akten des Trienter Judenprozesses, tradotto in ital. in Studi trentini di scienze stor., XLIV (1965), pp. 193-221.