CANALIS (Canale, Canali, de Canalibus), Michele
Nacque da Remigio, consignore di Cumiana, e da Guasca Vagnone di Trofarello, nei primi anni del sec. XV, forse tra il 1410 e il 1415. Il luogo non è noto ma potrebbe essere Cumiana, di cui Remigio era condomino.
I Canalis risiedevano in Cumiana dalla seconda metà del sec. XIII, ed erano tra le famiglie notabili per le cospicue ricchezze costituite soprattutto da proprietà immobiliari. Pur non essendo di origine nobile, essi non tardarono ad affermarsi presso i principi di Savoia-Acaia, nella vicina Pinerolo, cosicché molti di questa famiglia ricoprirono cariche pubbliche a corte, talora delle più alte. Simondo Canalis, quale tesoriere e ambasciatore di Filippo di Acaia, fu uno dei più attivi uomini di governo di quel principe e riuscì a porre le prime basi della signoria dei Canalis su Cumiana, esercitandone la castellania dal 1305 al 1309. Guido, suo fratello, è ricordato nella storia ecclesiastica piemontese come uno dei vescovi più autorevoli dell'epoca. Fu infatti alla guida della diocesi di Torino dal 1319 al 1348guadagnandosi una certa fama per la lotta da lui condotta contro la corruzione del clero e la pratica dell'usura. Con Termignone, uomo di guerra valoroso ed eccellente condottiero al servizia degli Acaia, si consolidò la fortuna della famiglia, poiché riuscì ad acquistare Cumiana (1366) e ad ottenerne l'investitura come se il feudo fosse nobile, gentile, antico e paterno. Infine Remigio, suo figlio, fu giureconsulto assai stimato e salì ad alti gradi, divenendo giudice generale del Piemonte e presidente del Consiglio cismontano.Come il padre, il C. si dedicò agli studi giuridici e fu quasi certamente l'unico dei figli di Remigio a seguitarne la carriera. Poche sono le notizie pervenute intorno ai suoi primi anni. A certo che non fu il primo dei figli di Remigio, poiché Pietro, suo fratello, lo rappresentò in qualità di tutore il 21 ag. 1424, dal momento che egli era in tale anno ancora pupillo. Nel 1429 Pietro agì nuovamente come suo rappresentante; tuttavia tale rappresentanza è giustificata in questo caso non dalla minore età, ma dalla assenza da Cumiana del C., allora a Torino per gli studi giuridici. Conseguì certamente il dottorato, poiché spesso il nome è preceduto dal titolo accademico. Intraprese la carriera di pubblico funzionario al servizio dei duchi di Savoia, che in seguito all'estinzione degli Acaia ne avevano ereditato i domini. Da un rapido accenno contenuto in un documento pare che il C. abbia esercitato i suoi primi uffici quale avvocato fiscale presso quello stesso Consiglio cismontano di cui il padre erastato presidente. Il 22 febbr. 1450 Ludovico di Savoia lo volle tra i suoi più stretti collaboratori nominandolo avvocato fiscale presso il Consiglio ducale. Da questo momento il C. fu costantemente al seguito dei duchi che, come è noto, esercitavano il proprio governo spostandosi di castello in castello, là dove la necessità lo richiedeva, seguiti dal Consiglio ducale o "cum domino residens". Attraverso l'ampissima serie dei verbali sottoscritti dai membri del Consiglio ducale è possibile seguire l'attività del C. dal 1458 al 1485, anche se, naturalmente, non ci è dato di poter valutare la parte da lui avuta nelle deliberazioni che in essi sono registrate.
Il Marini, trattando di un particolare momento della politica sabauda, il favore di Amedeo IX per Pinerolo, formula non più di una ipotesi quando afferma che il C. in tale circostanza, per il fatto di essere originano di Cumiana e di appartenere ad una famiglia che era stata soprattutto potente con gli Acaia, poteva favorire un'adesione maggiore agli interessi di Pinerolo che non a quelli di Torino. Per la natura del suo ufficio egli fu continuamente in viaggio attraverso le terre del ducato. Torino, Moncalieri, Carignano, Pinerolo, Rivoli, Vercelli e, al di là dei monti, Ginevra, Chambéry furono di volta in volta le sedi delle deliberazioni e, ovviamente, i luoghi nei quali risiedette il Canalis. Solo per un breve periodo, nel 1455, egli cessò di far parte del Consiglio ducale perché eletto primo collaterale del Consiglio di Chambéry. In questa veste il 9 giugno di tale anno gli fu ordinato di recarsi ad Annecy e di iniziare il processo contro il favorito ducale Jean de Compey, signore di Thorens e contro gli altri feritori di Pierre de Menthon; fu chiamato cioè a procedere contro uno degli uomini più famosi dei suoi tempi, tipico rappresentante di quella nobiltà feudale savoiarda insofferente del dominio centrale. Alto funzionario, dei primi del ducato, il C. conservò ininterrottamente la propria posizione di prestigio al fianco dei duchi che si susseguirono numerosi in quegli anni. Iniziò infatti, la propria carriera al servizio di Ludovico; fu poi con Amedeo IX, con la reggente Iolanda, con Filiberto I e infine con Carlo I. Fedele ai Savoia, rimase sempre estraneo agli intrighi politici che si susseguirono in quei decenni e che ebbero sempre come protagonisti dignitari di corte e funzionari sabaudi. Nel 1482 o nel 1483 fu promosso primo presidente, ma si trattava probabilmente di un mero grado onorifico.
Per quanto riguarda il suo patrimonio, va detto che gli furono con numerose investiture le parziali signorie su Casellette, Givoletto, Val della Torre, Marsaglia, Bruino. Il possesso di Cumiana venne invece contestato alla sua famiglia durante tutta la vita del Canalis. La disputa, sorta con la ribellione della comunità ai propri signori feudali, ebbe una pausa con la concessione dell'atto di affrancamento del 1429, per riprendere più aspra poco dopo. L'intervento del procuratore generale fiscale portò al disconoscimento di ogni diritto dei Canalis sul feudo di Cumiana, che nel 1468 venne dichiarato dominio diretto dei Savoia. Ma, riassunta la causa, la duchessa Iolanda giunse a conclusioni opposte e pronunziò decisione favorevole ai Canalis (1472), forse proprio grazie alla particolare considerazione di cui godette il C. durante la sua reggenza. Tuttavia la vicenda ebbe una soluzione definitiva solo alcuni anni dopo la morte del Canalis. Sposatosi con donna di cui ci sono ignoti il nome e il casato, ne ebbe almeno due figli: Ludovico, che premorì al padre (1484), e Remigio. Non conosciamo con esattezza la data di morte del C., ma un documento del settembre del 1489 lo dice già defunto.
Il C. fu ritenuto da alcuni scrittori un ingegnere militare; ma già nel 1871 il Promis aveva rilevato tale errore.
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