BURLAMACCHI, Michele
Mercante e uomo politico lucchese, nacque da Pietro e Angela di Paolo Bernardini nella seconda metà del secolo XV. Anziano fin dall'anno 1495, fu sempre fra i principali protagonisti della vita politica lucchese nei primi tre decenni del Cinquecento. Fu ambasciatore a Firenze nel 1505 e a Prato nel 1512. Il 3 luglio 1522 fu uno dei sei cittadini eletti per risolvere la vertenza di S. Giulia che doveva dare occasione alla sollevazione dei Poggi; di essi egli fu poi uno dei più accaniti oppositori. Nel gennaio-febbraio 1524 fu oratore di obbedienza a Clemente VII; nello stesso anno conseguì la carica di gonfaloniere. Il 4 apr. 1525 fu incaricato di trattare con gli esattori imperiali. Il 12 aprile del 1528 il B. venne eletto tra il 12 cittadini dotati di larghissime facoltà. Nell'anno 1495 era stato governatore del Monte di Pietà.
Scarse notizie si possiedono sull'attività mercantile del B.: non consta, per esempio, che sia vissuto a lungo all'estero; lo si incontra nel gennaio 1498 presso la Corte dei mercanti di Lucca. Negli anni successivi risulta sempre nella città natale, dove aveva un fondaco nella cappella di S. Alessandro Maggiore, in luogo detto "alla volta de' Burlamacchi". La stessa tradizione erudita lucchese, attraverso lo spoglio degli atti notarili, ci dà numerose informazioni su acquisti, vendite e divisioni di beni immobili da lui effettuati, ma tace quasi completamente sulle sue attività mercantili e imprenditoriali. Si può supporre che il B. avesse raggiunto un certo grado di agiatezza perché in occasione del suo primo testamento, steso nel 1518, poté disporre di una dote di 1.000 scudi per ognuna delle sue cinque figlie.
Aveva sposato nel 1497 Caterina di Giovanni Balbani, da cui aveva avuto Francesco, Stefano, Agostino (nato nel gennaio 1506e morto a Lione nel 1527), Paolo, Niccolò e Adriano. Delle figlie, Angiola sposò Giovanni Battista Bartolomei, Chiara sposò Giovanni Battista Lamberti, Maria sposò Turco Balbani, Zabetta sposò Giovanni Cenami, Felice fu monaca in S. Domenico.
Il nipote Gherardo Burlamacchi ricorda lo zio Michele come persona di "tanta fama". Recentemente il Berengo segnala che "pochi cittadini godevano di un'autorità pari alla sua". Nel suo secondo testamento, del 4 luglio 1528, il B. chiedeva di avere onoranze funebri le più semplici possibili.
Il B. morì nel 1529.
Iacopo di Pietro, fratello del B., nacque a Lucca nel 1475.Fu mercante in compagnia del B. e dell'altro fratello Gherardo, con i quali procedette alla divisione dei beni comuni nel febbraio 1511.Nel 1518era operaio di S. Croce. Il 10 sett. 1525venne eletto fra i sei cittadini incaricati del recupero del castello di Lucchio, occupato dai poggeschi; il 20 ott. 1531fu uno dei 12 pacificatori eletti per cercare di stroncare la rivolta degli Straccioni. Fece parte della commissione incaricata di regolare l'attività delle meretrici eletta il 24 apr. 1534; nel 1542era membro dell'"Offizio sopra le acque del fiume Serchio". Più volte anziano e gonfaloniere, non si sposò e non ebbe figli; fin dal 1523testò a favore dei fratelli; dopo altri due testamenti del 1543e del 1552, stese le sue definitive volontà nel 1554, lasciando le sue sostanze per metà ai figli del fratello Gherardo e per metà ai figli del fratello Michele. Morì nel 1558.
Fonti e Bibl.:Lucca, Bibl. governativa, ms. 1941: Gherardo Burlamacchi, Diario (sec. XVI), cc. 7 ss.; Ibid., ms. 1108: G. V. Baroni, Notizie geneal. delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), cc. 229 s., 232, 245, 249, 258, 290, 292, 310, 319, 323, 325 s., 333, 339, 341; Arch. di Stato di Lucca, Comune,Corte dei mercanti, n. 18, c. 2rv; Ibid., Notari, n. 757 (ser Benedetto Franciotti), cc. 56, 310; n. 758 (id.), cc. 75, 81, 92; n. 759 (id.), c. 242; n. 760 (id.), c. 29; n. 763 (id.), 1511 febbr. 5; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno MIV all'anno MDCC, in Arch. stor. ital., X (1847), App., p. 144; E. Masi, I Burlamacchi e di alcuni documenti intorno a Renata d'Este duchessa di Ferrara, Bologna 1876, pp. 25 s.; M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Torino 1965, pp. 38 n., 53 n., 92 n., 93, 112 n., 113 s., 362, 366 n., 377 n., 396 n.