BRACCETTO, Michele
Nacque in data imprecisata a Pordenone ed è noto solo per un presunto tentativo di riconquistare Melantone alla Chiesa cattolica negli anni 1537-1539.
Nel novembre del 1537 il B., munito di una lettera di raccomandazione del cittadino di Norimberga Veit Dietrich, si presentò a Melantone in Wittenberg, conquistandone in breve tempo la fiducia. In particolare Melantone fu favorevolmente impressionato dall'abilità umanistico-retorica del B., che si esercitava in eleganti imitazioni di Catullo. Già nel gennaio del 1538 egli ritornò a Norimberga, con il pretesto di dover soccorrere il fratello caduto in miseria, e presentò una calda raccomandazione del riformatore. In realtà egli intendeva mettersi in contatto con esponenti della Curia romana: il nunzio Girolamo Rorario informò il 21 febbr. 1538 da Pordenone la Curia di avere fondate speranze di potere convertire Melantone con l'aiuto del Braccetto. A lui egli aveva dichiarato di essere entrato in stretti rapporti con Melantone, a sua volta in conflitto con Lutero e desideroso di ritornare nel grembo della Chiesa cattolica. Come prova della verità delle sue affermazioni addusse una lettera indirizzata da Melantone a Iacopo Sadoleto che egli stesso aveva compilato. Offriva la definitiva separazione di Melantone da Lutero, da ottenere eventualmente con il ricorso a una lettera falsificata del consiglio di Norimberga. Le trattative decisive avrebbero dovuto avere luogo a Lipsia con l'intervento del duca Giorgio di Sassonia, nella massima segretezza, per evitare il pericolo di un avvelenamento di Melantone.
Tramite il Rorario il B. si mise in contatto con il cardinal legato Aleandro, insieme con il quale concertò piani ancora più precisi, ottenendo una raccomandazione per il cardinale Alessandro Farnese. Nel settembre 1538 egli si presentò personalmente a Roma, dove fu giudicato degno di ogni fiducia. Ricevette dal papa un "sussidio" e "altre grazie" insieme con la promessa di ulteriori mezzi, sufficienti a provvedere ai bisogni di Melantone, nel caso che questi, dopo la conversione, intendesse trasferirsi a Venezia, come il B. affermava. Assunto il finto nome di "San Quirino", egli strappò, a quanto pare, altri favori per sé e per la sua famiglia ai nunzi Aleandro e Mignanelli. In questo periodo dovrebbe collocarsi anche la redazione del falso, stampato a Norimberga nel 1539 con il titolo di Epistola Phil. Mel. ad Senatum Venetum, che doveva accreditare presso la diplomazia pontificia il raggiro del Braccetto. Melantone stesso lo denunciò più tardi come tale.
Nel novembre del 1538 Aleandro ebbe i primi sospetti sulla buona fede del B., che, venendo meno agli ordini di mantenere la più assoluta segretezza, esibì al cardinale di Trento, Bernardo di Cles, l'istruzione pontificia segreta, per ottenere un salvacondotto per la Sassonia. Tra la fine del 1538 e l'inizio del 1539 il B. era a Lipsia, con il pretesto di avviare anche pratiche per la conversione di Martin Bucer al cattolicesimo. Nel gennaio del 1539 si trasferì a Strasburgo dove conquistò la fiducia di Joannes Sturm, che lo giudicò capace di svolgere la delicata funzione mediatrice necessaria per riportare la riconciliazione fra le due confessioni cristiane. Nel corso dell'anno. 1539 il terreno cominciò a bruciargli sotto i piedi. Si recò a Venezia e nel settembre indirizzò al Rorario e a Marcello Cervini due lettere dello stesso tenore: una persona di sua fiducia l'avrebbe avvertito che era caduto in disgrazia presso Melantone e il duca di Sassonia per certe calunnie diffuse contro di lui; se teneva alla vita non doveva più mettere piede in Germania. Il Rorario suggerì un'inchiesta sulle calunnie che, a detta del B., sarebbero partite da Roma; tuttavia sospettò anche la possibilità che l'intera vicenda della conversione di Melantone fosse stata inventata dal B. per scroccare quattrini.
Del B. non si hanno altre notizie.
Fonti eBibl.: Corpus Reformatorum, III, a cura di C. G. Bretschneider, Halis Saxonum 1836, coll. 481, 745-750; Monumenta vaticana historiam ecclesiasticam saeculi XVI illustrantia, a cura di H. Laemmer, Friburgi Brisgoviae 1861, pp. 230-233; Nuntiaturberichte aus Deutschland 1533-1559, a cura di W. Friedensburg, Gotha 1893, III, pp. 127 ss., 174 s., 184, 224 ss., 232 s., 288, 290, 450, 454; IV, pp. 204 s., 506 s.; K. Schmidt, Philipp Melanchthon, Elberfeld 1861, p. 350; K. Benrath, Notizen über Melanchthons angeblichen Brief an den venetianischen Senat (1539), in Zeitschrift für Kirchengesch., I (1876-1877), pp. 469-471; G. Kawerau, Die Versuche,Melanchthon zur katholischen Kirche zurückzuführen, Halle 1902, pp. 1, 38 ss., 57-64; R. M. Douglas, Jacopo Sadoleto 1477-1547. Humanist and Reformer, Cambridge, Mass. 1959, pp. 120, 247 n. 20.