BEGGIAMO, Michele
Appartenente a un ramo dell'antica famiglia comitale dei Beggiami, quello di Ceriesole con feudo in S. Albano, nacque il'18 sett. 1611. Il prestigio del casato e l'alta dignità ricoperta dallo zio matemo, Cesare Bergeria, arcivescovo di Torino dal 1643, gli furono di valido aiuto, dopo gli studi in legge e teologia, per accedere alle cariche ecclesiastiche. Già esperto di affari di curia essendo stato fino al 1641 provicario del Provana a Torino, dopo la promozione del Bergeria alla sede arcivescovile, fu arcidiacono della cattedrale di Asti per quattro anni e, dopo un breve soggiorno a Roma nel 1649 senza specifiche incombenze, fu chiamato a reggere l'ufficio di canonico della chiesa metropolitana, coadiuvando dal 1653 lo zio come vicario generale.
Il 24 maggio 1656 fu consacrato vescovo di Mondovì.
Preso possesso della diocesi nel periodo di maggiore intensità dei torbidi antifiscali, il B. sostenne non senza risolutezza le istanze municipalistiche per una riduzione delle gabelle, adoperandosi, dopo la designazione del Bellezia a presidente, del Senato monregalese, per un accomodamento delle controversie e. per restringere l'ambito operativo delle rappresaglie ducali, al fine di evitare che la sedizione potesse degenerare in una più estesa e sanguinosa rivolta. Questa mediazione rimarrà confinata tuttavia nel ristretto ambito dei doveri del suo ministero pastorale, da lui sollecitamente intesi, e non assumerà un indirizzo politico definito: tale significato sembrano avere, semmai, i suoi interventi per. limitare gli abusi dell'immunità ecclesiastica. Ben pr esto, d'altra parte, il B. perse. il favore delle fazioni locali, sia per la sua incapacità di teniperare fuori dagli schemi tradizionali i dissidi in materia beneficiaria, sia per la sua abitudine di ordinare nuovi sacerdoti senza accordarsi con gli esponenti politici monregalesi.
Più fertile sul piano degli sviluppi pastorali, la sua opera di governo della diocesi fu caratterizzata dalla ripresa di un certo attivismo religioso, con l'erezione nel gennaio 1659 della coRegiata di Bene e nel novembre successivo del monastero delle monache cappuccine, ma soprattutto con il riassetto degli ordinamenti parrocchiali. Da accentuati segni di zelo e da esigenze fervidamente avvertite di azione apostolica, più che da concreti interessi politici, doveva essere del resto -animata la sua attività anche dopo la promozione, il 21 ag. 1662, all'arcivescovado di Torino. L'ambasciatore veneto C..Belegno osservava nel 1670 che, quantunque il B. occupasse "per antico istituto il secondo luogo nel consiglio di Stato... non essendo egli passato [che] in età adulta alla prelatura e poco avendo conosciuto di Roma", aveva mantenuto intatta "la sua ingenuità naturale". Il B. parve in effetti appartarsi volutamente da qualsiasi trattativa su controversie di carattere ecclesiastico che potesse, incrinare la sua vocazione sostanzialmente conciliante e, quanto ai rapporti col governo in gènere, il suo atteggiamento fu improntato ad- un rispetto formalmente professato nei confronti della, ristretta sfera di competenze ducali (la sua partecipazione al consiglio di reggenza, sotto Giovanna Battista di Nemours, si limitò ad un allineamento "all'altrui parere quando era buono[...]"). Più significativa, pur senza assurgere ad effettiva originalità, la sua opera di avveduto arrimmistratore della diocesi e di sovrintendente all'ospedale di S. Giovanni, volta ad accrescere per quanto possibile i tradizionali impegmi statali a favore del culto e a conservare la conformità degli indirizzi, negli organismi filantropici, ispirati a rigido confessionalismo.
Sebbene non estraneo a secondare interessi più immediati di rafforzamento del patrimonio ecclesiastico, il ministero pastorale del B. fu tuttavia ravvivato, specialmente negli anni immediatamente precedenti la ripresa delle lotte con i valdesi, da concrete. iniziative diapostolato (fra le altre, l'erezione nel 1678 della "società per la diffusione della dottrina cristiana" presso il convento di S. Francesco di Paola) e dalla ricerca di una più sentita partecipazione dei laici alla vita religiosa (è del 1670 la costituzione, di una "compagnia per l'adorazione, perpetua del Santissimo Sacramento") entro schemi di devozione di più approfondita consapevolezza. Cancelliere dell'università, già insegnante presso il seminario atcivescovile, quantunque "non eminente né per ingegno né per dottrina [...]", si mostrò tuttavia sensibile ai problemi di maggiore impegno religioso da parte del clero e portò il suo onesto contributo, col sinodo diocesano del maggio 1670, ad una regolarizzazione del costume ecclesiastico. Della sollecita attenzione prestata dal B. (senza tuttavia che ne seguisse un approfondimento in una visione concettuale di organico riformismo morale) ad alcune istanze per un più intenso sentire della vita spirituale fa testo la fioritura di dissertazioni religiose a lui, dedicate: dal Trionfo della Carità rappresentata nella vita di S. Carlo Borromeo del monregalese Carlo Solfo al Cristiano interiore, estratto dall'opera di J. de Bernières-Louvigny, al Ternario di orazioni sacre del gesuita C. Antonio Benzo.
Morì il 24 ott. 1689; i decreti del sinodo diocesano, da lui convocato nel 1670, furono ristampati, vacante la sede arcivescovile, nel 1719.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. arcivescovile, Protocolli dei Notai Vescovili, mazzi: 135, f. 368; 138, f. 120; 143, ff. 293 e 321; 146, f. 38; Provvisioni Beneficiarie, mazzo del 1676, f. 82r; Provvisioni semplici, mazzi degli anni: 1646, f. 89r; 1659, f. 54; 1663, f. 116; 1666, f. 48; 1668, f. 4; 1670, ff. 35 e 97r; 1672, f. 131; 1673, f. 73; 1678, f. 28r; registro Causarum, 1676-80; Visite Pastorali, voll. 1-6 (1664-69); Carte sparse, cat. I, Beggiamo: Atti Criminali Giudiziari, cause e sentenze, dal 1662, mazzi vari non catalogati; Minutari, 1662-89, registri diversi non inventariati; Arch. di Stato di Torino, Arcivescovado di Torino, mazzo 1, fasc. 17; Lettere Particolari, B, mazzo 23, 1649 in 1656; Materie eccles., cat. 11ª Immunità reale del Piemonte, marzo 2; cat. 18ª, Nunziature, mazzo 1; Tutele Reggenze e Luogotenenze generali, mazzo 6, fasc. 1; Sezioni Riunite, Atti dell'Insinuazione notarile di Torino, libro 10, 1665, ff. 152-156; Controllo finanze, registri: 1658 in 1659, f. 72; 1663, ff. 86, 87; 1664 in 1665, ff. 11, 51; 1666 in 1667, f. 202; Ibid., ms., A. F. Della Chiesa, Discorso sopra alcune famiglie nobili, ff. 38-41; Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti Varia, 279, nn. 31 e 32; Piezii Flores Ill.mo Rev.mo D. D. Michaeli Beyamo Montis Regalis Episcopi, Taurini 1656, in Paesi patrii, soggetti sacri, misc. 452; Synodus diocesana Taurinensis habita in ecclesia metropolitana ab illustrissimo et reverendissimo Domino Michaele Beyamo ArchepiscTaurinensi, die XXVIII Mai MDCLXX, Taurini s. d.; M. Beggiamo, Lettera pastorale, Torino 1670; G. Galli della Loggia, Cariche del Piemonte, Torino 1798, I, append., p. 13; G. Grassi, Memorie istor. della Chiesa vescovile di Monteregale in Piemonte, Torino 1789, I, pp. 10, 27, 52, 66, 183-190, 196; II, pp. 57, 100, 209, 215, 250, 365, 375, 388; L. Cibrario, Relaz. dello Stato di Savoia, Torino 1830, p. 70; C. Novellis, Biografie di illustri Saviglianesi, Torino 1840, pp. 139 s.; G. Semeria, Storia della Chiesa di Torino, Torino 1840, p. 320; L. P. Bima, Serie cronolog. dei Romani Pontefici e degli Arcivescovi e Vescovi di tutte le sedi di Terraferma di S. S. R. R. M. M. e di alcune del Regno di Sardegna, Torino 1836, p. 80 (Beggiamo, Michele); L. Cibrario, Storia di Torino, Torino 1846, I, p. 671; F. Meyranesio (con aggiunte di A. Bosio), Pedemontii Sacri dissertatio altera De Taurinensibus archiepiscopis, in Historiae Patriae Monumenta, XI, 4, Scriptores, Torino 1863, coll. 1586-88, 1692; G. Claretta, Il Presidente G. F. Bellezia, Torino 1866, pp. 89 s.; Id., Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II, Genova 1877, II, p. 119; C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1883, pp. 12, 232, 466 e 651; III, ibid. 1883-88, pp. 326-30; IV, ibid. 1879, pp. 860-62; D. Carutti, Storia di Vittorio Amedeo II, Torino 1897, p. 39; A. Manno, Il patriz. subalp., Firenze 1906, II, p. 221; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, pp. 249 e 329; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VII, col. 448.