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DOLCI, Michele Arcangelo

di Rosaria Valazzi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)
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DOLCI, Michele Arcangelo (Michelangelo)

Rosaria Valazzi

Figlio di Francesco (Oretti, 1777), nacque a Ponte a Sieve (Pontassieve, presso Firenze) nel 1724 (Zani, 1821). Il manoscritto dell'Antaldi (1805 c.), che visse negli stessi anni del D. e che ebbe certamente a conoscerlo, con le postille del Giordani, è la fonte più ampia, e nel complesso più attendibile, sull'artista. Il Giordani riporta notizie di M. Oretti, secondo il quale la formazione del D., dopo un primo apprendistato fiorentino, sarebbe avvenuta a Bologna, presso E. Lelli e G. P. Zanotti.

Il D. fu pittore, matematico, scrittore, e fu lungamente attivo, come "lettore" di "disegno e pittura" e di "geometria e disegno prattico", presso l'università di Urbino, della quale infine divenne professore giubilato.

Rimangono tuttavia pochissime opere che illustrino il suo multiforme impegno. Per quello che concerne l'attività di pittore, gli sono riconducibili, allo stato attuale delle indagini, pochissimi dipinti, di qualità assai scadente.

Il S. Francesco di Paola, sull'altare maggiore dell'omonima chiesa di Urbino, mostra di ispirarsi alle opere di più rigida iconicità della pittura riformata del XVII secolo. Di ancor più povero accademismo è il Ritratto di Raffaello (firmato e datato), eseguito nel 1755 per l'urbinate Raffaello Venezianelli. Il dipinto, che è ripreso dal noto Ritratto di Bindo Altoviti dello stesso Raffaello, è ora conservato nei depositi della Casa Raffaello a Urbino.

Risultano invece scomparse altre opere segnalate a Urbino dalle guide del '700 e dell'800. L'Oretti (1777) ricorda "...una Santa Monaca e due ovali..." nella chiesa di S. Agostino, il Lazzari (1801) "...San Giovanni Nepomuceno e la B. Francesca Maria Fremiot de Chantal..." nella chiesa dei carmelitani scalzi. La Vergine Annunciata e L'arcangelo Gabriele, segnalati da Calzini (1899) nella Galleria di belle arti, sono da identificare nelle tele di analogo soggetto conservate oggi nei depositi della Galleria nazionale delle Marche, e ricondotte, con maggiore credibilità, all'ambiente di S. Conca. Risulta scomparsa anche una tela, L'incredulità di s. Tommaso, che dallo stesso D., nel giugno del 1800, venne donata alla congregazione dello Studio dell'università di Urbino.

Interessante è comunque il giudizio dell'Antaldi: "...era buon disegnatore ... ma il suo colorito era freddo e povera la sua invenzione...".

Certamente molto più incisivo fu il ruolo svolto dal D. come insegnante presso l'università di Urbino, città nella quale è documentato dopo il 1750. Nel 1755 è registrata, negli atti del notaio Niccolò Ubaldi, una controversia, per la restituzione della dote, con Terenzio Venanzi, fratello di Antonia, sposa defunta dello stesso D.; all'atto è testimone il pittore urbinate D. A. Nini. Presso l'Archivio della cattedrale di Urbania (atto 385, c. 43) è registrato il secondo matrimonio dell'artista, con Caterina Piccini, celebrato l'11 ag. 1759; il D. viene definito, con uso eccezionale, "Dominum" e risulta "commorantem Urbini".

Il 20 marzo 1764 "Michele e Catarina Dolci" acquistarono un podere presso la chiesa di S. Donato extra muros; l'atto venne stipulato nella loro abitazione situata nella contrada di S. Lucia dal notaio Giuseppe Costantini. Tuttavia la situazione economica del D. non risulta essere stata particolarmente brillante; l'Antaldi ne rimarca la povertà in vecchiaia, confermata da alcune "suppliche" inviate dallo stesso D. e dall'abate Lazzari alla congregazione dello Studio, nel 1799 e nel 1800, per chiedere l'aumento degli emolumenti versatigli. Ne risulta che il D., in quegli anni, era ancora attivo come insegnante.

Già in alcune lettere del 1762-63, dirette all'architetto e pittore pesarese G. A. Lazzarini, il D. lamentava la mancanza di occasioni a Urbino. Da ricordare è anche una lettera, del 1781, che inviò all'erudito pesarese Annibale degli Abbati Olivieri; nello scritto, che tra l'altro testimonia le buone relazioni del D., viene illustrato il Museo lapidario istituito dal cardinal G. F. Stoppani nel palazzo ducale di Urbino nel 1756. Secondo l'Antaldi sarebbe stato il cardinale Stoppani a favorire l'ingresso dell'artista nell'università urbinate. Dal Collegio dei dottori venne rilasciato al D., nel 1784, un attestato dal quale risulta che fu "lettore provisionato di geometria ossia disegno prattico" dal 22 dic. 1767.

Certamente legato al ruolo di insegnante di "geometria" è il rilievo del duomo di Urbino, che il D. compì nel 1780 (Archivio capitolare di Urbino). È documento di grandissima importanza poiché è una delle pochissime testimonianze esistenti sull'edificio quattrocentesco progettato da Francesco di Giorgio Martini, che, gravemente danneggiato nel terremoto del 1789, venne ristrutturato su progetto di Valadier.

I giudizi dei contemporanei sono concordi nel sottolineare le qualità di insegnante del D., come ne viene riconosciuta la notevole cultura e la conoscenza della storia dell'arte. L'Antaldi ricorda anche un testo di Regole intorno alla pittura, già scomparso negli anni in cui l'Antaldi stesso scriveva. Che il D. avesse una buona conoscenza dei fatti storico-artistici appare dalla lettura delle Notizie delle pitture che si trovano nelle chiese e nei palazzi d'Urbino, una guida documentata e precisa sulle opere d'arte di Urbino, di certo l'opera più significativa dell'artista (pubbl. da L. Serra in Rassegna marchigiana, XI [1933], pp. 281-361).

Il manoscritto - conservato a Roma presso l'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte - reca la data 1775, ma alcune notizie sono state evidentemente aggiunte in un tempo posteriore: vi sono ricordati infatti il terremoto che colpì Urbino nel 1789 e le spoliazioni napoleoniche. Il testo, pur mancando a tutt'oggi di una revisione critica, è strumento fondamentale per la conoscenza della realtà urbinate nel sec. XVIII. Il D. infatti è particolarmente informato anche sulle collezioni private, intorno alle quali, nella maggior parte dei casi, non esistono altre testimonianze. Di grande importanza è la descrizione delle ingenti raccolte di palazzo Albani, che furono in seguito smembrate e disperse.La lettura delle Notizie ... offre anche preziose informazioni per "decodificare" gli interessi e la cultura stessa del Dolci. È chiaro, per esempio, che le sue conoscenze, per quello che concerne la pittura coeva, sono limitate esclusivamente agli artisti di area bolognese, mentre egli ignora del tutto i pittori romani. Emerge inoltre una puntuale conoscenza di tutta la cultura urbinate dei secoli XVI e XVII, sulla quale fornisce notizie assai precise, mostrando di attingere a fonti antiche. Ma, come suggerisce l'Antaldi, il punto focale dei suoi interessi è da riconoscersi in Federico Barocci, sui dipinti del quale il D. proponeva vere e proprie analisi critiche, sviluppate attraverso categorie di giudizio legate ad una cultura nettamente accademica.

L'Antaldi scrive che il D. morì a Urbino nel 1803, data in seguito accettata concordemente; tuttavia il nome dell'artista non compare nel Liber mortuorum della cattedrale urbinate.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pesaro, Sezione di Urbino, Arch. notar., Notaio Niccolò Ubaldi, 1755-1756, div. VII, cas. 25, n. 3380, cc. 196v-201r (atto del 29 dic. 1755); Ibid., Notaio Giuseppe Costantini - febbraio 1761 / novembre 1766, div. VIII, cas. 2, n. 3575, c. 58v (atto del 20 marzo 1764); Urbino, Bibl. universitaria Fondo dell'Università, busta 81, Collegio dei dottori: 1650-1859, Gradi... e conferimenti di cattedre (suppliche: 114 sett. 1799, 24 maggio 1800, ... giugno 1800); busta 82, Idem, Patenti ed attestati, fasc. 2 (1758-1806), attestato del 30 sett. 1784; Ibid., Fondo del Comune, busta 17, fasc. XIII, 12, lettera del D. a R. Vanzi Corboli Aquilini (Urbino, 6 giugno 1775); Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 354 [Lettere di uomini illustri all'Olivieri], lettera del D., cc. 94 s. (25 marzo 1781); Ibid., ms. 1981 [Carteggio del canonico Giannandrea Lazzarini], fasc. CX (13 maggio 1787); CXI (15 genn. 1782, 17 ott. 1762, 27 maggio 1763); Bologna, Bibl. dell'Archiginnasio, ms. B 165 II: M. Oretti, Pitture nella città di Urbino e nel suo Stato (1777), cc. 7 s.; Bologna, Accademia Clementina, Atti, 1784, c. 84; A. Lazzari, Delle chiese di Urbino e delle pitture in esse esistenti, Urbino 1801, pp. VIII, 140, 152, 180; Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 963: A. Antaldi, Notizie di alcuni architetti, pittori, scultori di Urbino e de' luoghi circonvicini... (ca. 1805), con postille di G. Giordani (post. 1829), cc. 94 s.; P. Zani, Enc. metodica ... delle belle arti, I, 7, Parma 1821, p. 348; G. B. Pericoli, Passeggiata nella città di Urbino, Urbino 1846, pp. 31, 51; E. Calzini, Urbino e i suoi monumenti, Firenze 1899, p. 39; P. Rotondi, Ancora un'opera sconosciuta di Francesco di Giorgio in Urbino, in Commentari, I (1950), pp. 89-91; F. Marra, Chartularium. Per una storia dell'Università di Urbino (1563-1799), Urbino 1975, p. 136; F. Mazzini, I mattoni e le pietre di Urbino, Urbino 1982, pp. 44, 91, 375, 480; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 389 s. (con bibl.).

Vedi anche
artista Il termine, che definisce chiunque eserciti un’arte, ricorre nella letteratura artistica, dal 14° al 18° sec., parallelamente a quello di artefice (artifex). La definizione di artefice, di origine più antica, comprende il senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante dell’idea nella ... Urbino Comune delle Marche (228,1 km2 con 15.459 ab. nel 2008, detti Urbinati), capoluogo, insieme a Pesaro, della prov. di Pesaro e Urbino (➔ Pesaro). La cittadina è situata a 485 m s.l.m. sopra un colle alla sinistra della media valle del fiume Metauro, è centro agricolo, commerciale, industriale (poligrafica, ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... organo Strumento musicale ad aria, costituito da una serie di canne in cui viene immessa, per mezzo di un mantice o altro meccanismo, aria che le fa vibrare, con un’emissione di suoni regolata da tastiere e pedaliera; attraverso il somiere (una cassa di legno) l’aria trova un regolato adito alle canne (v. fig.). ...
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