TAMBURINI, Michelangelo. –
Figlio di Carlo e di Laura Vitali nacque a Montese, nell’Appennino modenese, il 4 dicembre 1647, da una famiglia nobile originaria di Iola, nella pieve di Maserno.
Il 27 settembre 1664, entrò nella Compagnia di Gesù, presso il noviziato di Novellara, nel Reggiano, emettendovi i voti nel 1666. Nel 1669 fu studente di fisica presso il collegio gesuitico di Mantova, passando all’insegnamento di umanità e retorica a Brescia (1672) e a Parma (1675-78). Ricevuta l’ordinazione sacerdotale nel 1677, insegnò a Faenza (1679) e a Bologna (1680-85): qui emise la professione solenne, nella chiesa di S. Lucia, l’8 dicembre 1682. Passato in seguito a Mantova, vi insegnò teologia fra il 1686 e il 1691, quando il cardinale Rinaldo d’Este lo scelse quale suo teologo personale.
Trasferito a Modena l’anno seguente, Tamburini rimase al servizio del cardinale fino al 1695, quando questi rinunciò alla porpora per succedere al nipote Francesco II. Nel 1696-97 fu segretario della XIV Congregazione generale della Compagnia di Gesù, riscuotendo stima e apprezzamento. Promosso a superiore della provincia veneta, fu chiamato a Roma dal preposito generale Tirso Gonzales nel 1699, con il ruolo di segretario e, nel 1703, nominato vicario generale.
Nelle mani di Tamburini venne a concentrarsi per quasi due anni la direzione dell’Ordine, in un contesto contrassegnato dallo scontro esterno con i giansenisti, specialmente in Francia, e dalle divisioni interne fra probabilisti e probabilioristi. L’ultimo atto del generale Gonzales fu la convocazione della XV Congregazione generale per il gennaio del 1706: il 27 ottobre 1705 Tirso Gonzales morì. Il 31 gennaio 1706, in apertura della Congregazione, Tamburini fu eletto nuovo preposito generale con 62 voti su 83. Il suo fu un generalato lungo ventiquattro anni, caratterizzato dall’attraversamento di alcune crisi significative. Oltre agli attacchi dei giansenisti, la Compagnia di Gesù dovette affrontare i primi episodi del regalismo settecentesco, come l’espulsione dal sistema scolastico sabaudo nel 1729 e gli attacchi per l’operato dei missionari gesuiti in Cina.
La distruzione di Port-Royal nel 1711 e la pubblicazione della bolla Unigenitus nel 1713 attirarono sulla Compagnia la rinnovata ostilità degli ambienti filogiansenisti e gallicani, culminata nell’interdizione dei gesuiti dall’arcidiocesi di Parigi fra il 1716 e il 1729, per volontà del cardinale Louis-Antoine de Noailles.
Frattanto, Tamburini si dedicava a curare la formazione e la spiritualità della Compagnia, incoraggiando le missioni popolari, sostenendo la costruzione di case per gli esercizi spirituali, rafforzando il ruolo dell’Ordine nell’ambito educativo. Inoltre, durante il suo generalato conobbero il massimo sviluppo le reducciones fra gli indios del Paraguay e dell’Argentina.
Il problema più grave che il preposito dovette affrontare fu quello della cosiddetta controversia dei riti cinesi, che coinvolgeva i missionari gesuiti della Cina, del Siam e della Cocincina, i quali, oltre a utilizzare i termini cinesi Tiān (Cielo) e Shàngdi (Supremo signore) per indicare il nome di Dio, consentivano ai fedeli di cultura cinese di praticare i tradizionali riti verso gli antenati, verso Confucio e verso l’imperatore, considerandoli meramente civili. Al contrario, i missionari degli altri Ordini ritenevano i ‘riti cinesi’ un vero e proprio atto di culto pagano. La questione riguardava la delimitazione del limite fra inculturazione della fede e sincretismo religioso.
All’epoca del generalato di Tamburini, la controversia si protraeva da decenni, con pronunciamenti contrastanti da parte della stessa autorità ecclesiastica. Infatti, nel 1659, Propaganda Fide aveva autorizzato i riti cinesi, poi, dopo un periodo di incertezze seguito all’emanazione di un decreto di Clemente IX nel 1669 che affidava al discernimento dei missionari la questione, era giunta nel 1693 la promulgazione di un decreto da parte del vicario del Fujian, Charles Maigrot, che li proibiva. A nulla valse la redazione nel 1700, da parte dei gesuiti, di un memoriale nel quale si sosteneva che i riti avevano una funzione meramente civile e non cultuale: nel 1704 la costituzione apostolica del S. Uffizio Cum Deus Optimus recepì il decreto di Maigrot e l’anno seguente fu inviato a Pechino il legato papale Carlo Tommaso Maillard de Tournon per imporne l’applicazione, con scarsi risultati.
Durante il generalato di Tamburini, Clemente XI emanò nel 1715 la bolla Ex illa die, che avrebbe dovuto condannare definitivamente i riti cinesi. Nel 1720-21, la missione di un nuovo legato, Carlo Ambrogio Mezzabarba, si concluse in un nulla di fatto: solo la bolla Ex quo singulari (1742) di Benedetto XIV avrebbe posto fine a questa pratica, imponendo un apposito giuramento a tutti i missionari.
Tutto il generalato di Tamburini (1706-30) fu segnato dalla controversia: nel 1711, il preposito generale si recò al Quirinale per presentare solennemente a Clemente XI, a nome dell’intera Compagnia di Gesù, una lettera di sottomissione alla costituzione Cum Deus Optimus, ma ciò non bastò a sedare le polemiche contro i gesuiti, accusati di aderire solo formalmente alle direttive di Roma. Nel 1723, Propaganda Fide ordinò al preposito generale di imporre ai missionari la piena ubbidienza alla volontà papale. Tamburini rispose con una serie di difese e memoriali – ben cinque – redatti fra il 1724 e il 1726.
La morte colse Tamburini dodici anni prima che la definitiva condanna dei riti cinesi assestasse un duro colpo al prestigio della Compagnia: il preposito generale, contratta una pesante forma influenzale il 20 febbraio, morì in Roma otto giorni dopo, il 28 febbraio 1730, all’età di 82 anni, e fu sepolto nella chiesa del Gesù, presso la cripta dei generali.
Fonti e Bibl.: Montese, Archivio parrocchiale, Registro II dei battesimi parte II; Archivio di Stato di Modena, Gesuiti soppressi, filza XLIII di Novellara, Libro IV dei novizi, c. 124; Archivum Romanum Societatis Iesu, Ven. 13, c. 159v: Catalogus primus Collegii Nobilium Parmensis sub die 10 Maii 1675; professione solenne Ital. 18, c. 118; Ven. 75, cc. 178, 220v e Ven. 76, c. 29v; Fondo Ges. 508, Informationum 154, c. 483, 15 settembre 1703; Vitae 159, cc. 230-242: Diario della Morte e Funerale del R. P. N. Michel’Angelo Tamburini et elezione del Vicario.
Declaratio reverendissimi patris Michaelis Angeli Tamburini..., Romae 1711; Institutum Societatis Iesu..., I, Pragae 1757, p. 677; P.A. Gaetani, Museum Mazzuchellianum..., II, Venetiis 1763, p. 287, n. IV, tav. CLXIX; Epistolae praepositorum generalium ad patres et fratres Societatis Iesu, II, Gandavi 1847 (in partic. Epistola [...] De desiderio ac studio rerum spiritualium promovendo, pp. 158-164; Epistola [...] De promovenda observatione Instituti, pp. 165-226); E. De Guilhermy, Ménologe de la Compagnie de Jesus, I, Paris 1893, p. 267; Institutum Societatis Iesu, II, Florentiae 1893, pp. 421-425; L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del medioevo, XV, Roma 1943, pp. 348 s., 476, 560-565; Enciclopedia Cattolica, XI, Città del Vaticano 1953, col. 1717; E. Rosa, I Gesuiti dalle origini ai giorni nostri, Roma 1957, pp. 228, 235-237; G. Sommavilla, La Compagnia di Gesù, Milano 1985, p. 119; F. Martelli, M. T. XIV generale dei Gesuiti. Omaggio di Montese al suo illustre concittadino e alla sua famiglia, Formigine 1994.