Pittore e scultore italiano (n. Biella 1933). Esponente della pop art e dell'arte povera, dagli anni Sessanta ha sviluppato originali soluzioni artistiche, sperimentando numerosi materiali e tecniche, con l'intento di coinvolgere attivamente lo spettatore all'interno della sua opera. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti: il Leone d'oro alla carriera alla 50° Biennale di Venezia (2003); il Wolf Foundation Prize in Arts (2007); il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association (2013).
Professore all'Accademia di Belle Arti di Vienna (1991-2000). Dopo le giovanili esperienze nel campo del restauro, con il padre, e della pubblicità, con A. Testa, e un approccio tradizionale alla pittura, incentrata sulla figura umana e il suo rapporto con il fondo (serie di autoritratti), ha iniziato la sua attività verso la fine degli anni Sessanta. L'opera di P. s'inserisce nell'ambito della cosiddetta «nuova oggettività» di cui è in Italia uno dei più significativi interpreti. L'uso di una tecnica personale assolutamente inedita quale il riporto di fotografie di oggetti o di persone a grandezza naturale su vaste superfici di acciaio inossidabile specchiante (veline dipinte su acciaio inox lucidato a specchio) e nei plexiglas (Pila di dischi, 1964), diviene una sua cifra costante a partire dal 1963. La tematica dell'«uomo-oggetto», l'ambiguità del rapporto tra realtà e immagine trovano in tale tecnica un codice espressivo particolarmente provocante dato dall'apparente oggettività dell'universo proposto, dove l'immagine riprodotta si trova inserita nel trompe-l'œil del reale ambiente circostante. Nel 1959 è stato invitato alla Biennale di San Marino: fin dagli inizi le sue opere gli valsero un immediato interesse a livello internazionale. Fu del 1960 la sua prima personale alla Galleria Galatea a Torino; nel 1964 espose a Parigi presso la Galleria Sonnabend. Da allora venne invitato costantemente alle più significative manifestazioni internazionali. Nel 1969 ha ottenuto il premio della Critica al Palais des Beaux Arts a Charleroi. Seguono, nella costante interrelazione di realtà e apparenze, coinvolgente ambiente e spettatore, una serie di installazioni e opere che utilizzano materiali eterogenei, dagli stracci alla carta, ai fili elettrici (Oggetti in meno, 1966; Venere degli stracci, 1967; Mappamondo, 1966-68; Divisione e moltiplicazione dello specchio, 1975-76; Il pavone, 1979), sculture di poliuretano rigido, gesso, cemento, marmo (Annunciazione, 1980, Iesi, Pinac. comunale; Gigante di marmo, 1982-83). P. ha realizzato anche happening e azioni teatrali (Opera Ah, 1979; Anno Uno, 1981). Nel 1998 ha fondato, a Biella, il centro multiculturale e plurisettoriale Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, con lo scopo di «ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi». Sue opere sono presenti nei maggiori musei d'arte moderna e contemporanea; ha partecipato a nove edizioni della Biennale di Venezia (1966, 1976, 1978, 1984, 1986, 1993, 1995, 2003, 2005) e a quattro della Documenta di Kassel (1968, 1982, 1992, 1997). Tra le più recenti mostre personali a lui dedicate si ricordano quella alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel 1990; al Kunstbau Lenbachhaus di Monaco nel 1996; alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Modena nel 2005; al MAMAC di Nice nel 2007; al Louvre di Parigi nel 2013; al Blenheim Palace di Londra nel 2016. Tra i suoi scritti: Nel 2013 l'artista ha pubblicato con A. Elkann il testo autobiografico La voce di Pistoletto (con A. Elkann, 2013), il saggio Ominiteismo e Demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società (2017) e l'autobiografia La formula della creazione (2023). Nel 2023 l'artista ha presentato a Palazzo Reale di Milano la mostra-installazione La pace preventiva; sono dello stesso anno la personale Infinity. L’arte contemporanea senza limiti, allestita al Chiostro del Bramante di Roma, e l'esposizione in via Municipio a Napoli della Venere degli stracci, distrutta da un incendio doloso a pochi giorni dall'installazione.