FRACANZANO (Fracanzani), Michelangelo
Nacque a Napoli da Francesco, pittore pugliese attivo nella città partenopea, e da Giovanna Rosa, sorella del pittore Salvator Rosa. Sconosciuto è l'anno della sua nascita, che avvenne, con ogni probabilità, dopo il matrimonio dei genitori, celebrato nel 1632.
Il De Dominici lo ricorda invece come figlio di Cesare, fratello di Francesco, e tale svista storiografica, ripetuta dai biografi successivi, è stata corretta solo nel 1929, grazie all'impegno documentario di U. Prota Giurleo.
La prima arte appresa dal F. fu la pittura, com'era naturale in una famiglia fin troppo addentro, da parte di padre e di madre, nell'uso di pennelli e bulini. Anche dopo la scomparsa di Francesco, a seguito della terribile peste del 1656, egli continuò, almeno per qualche anno, la professione iniziale, tanto che in calce al documento notarile del 1659 circa l'eredità dello zio materno, lo scolopio Giuseppe Rosa, il F. si firmò qualificandosi come "pittore"; della sua produzione pittorica, tuttavia, non rimane oggi alcuna opera certa. Fu probabilmente per risollevare le sorti economiche della sua famiglia che il F., ancora giovane, negli anni prossimi alla peste, decise di sposare una ricca vedova, Caterina di Petruccio, alla quale rimase legato fino alla morte di costei, avvenuta l'8 nov. 1674.
Il testamento della moglie istituì erede universale e particolare il F. insieme con un suo nipote, Pietro de Regina, e stabilì per Giovanna Rosa un lascito di 100 ducati e di tutti i suoi vestiti. L'eredità, che per il F. consisteva nella metà dei beni mobili e immobili della moglie, fu però molto contrastata dal nipote, se nel 1681 il F. giunse a un accordo con quest'ultimo, accontentandosi di ricevere la somma di 300 ducati una tantum e di rimanere proprietario unicamente dei beni mobili.
Nel 1675 il F. si unì in matrimonio con Chiara Pruto (o Clara Patro, secondo il documento di naturalizzazione francese), e, in quello stesso periodo, abbandonò la pittura per dedicarsi totalmente al teatro. Suo maestro nell'arte della recitazione fu Francesco (Ciccio) Baldo, il miglior Pulcinella napoletano della seconda metà del Seicento, che, a sua volta, aveva appreso i segreti del tipo comico dal grande A. Calcese.
Secondo il De Dominici, il F. avrebbe ricevuto dalle mani di Baldo la maschera che appartenne al Calcese: un particolare biografico dal sapore leggendario, ma tuttavia di grande importanza, in quanto inserisce il F. nella scia di una radicata tradizione, insignendolo di un ruolo e di una funzione attoriali specifici.
Come Pulcinella egli esercitò l'arte comica sia nei teatri pubblici sia nelle sale dei palazzi privati, aderendo a una prassi artistica consolidata. Durante una sua recita sarebbe stato apprezzato a tal punto da alcuni nobili francesi da indurre Luigi XIV a chiamarlo presso la sua corte (De Dominici, p. 245). In Francia il F. si recò in compagnia della moglie e del figlio Antonio e anche, stando al suo primo biografo, di "due suoi compagni", di cui uno fu forse Bartolomeo Ranieri, detto Aurelio. L'arrivo dei Fracanzano a Parigi risale al 1685 e il debutto del F. nella Comédie Italienne al 1° ottobre di quello stesso anno, in concomitanza con quello di G. Tortoriti, in arte Pasquariello.
La corte riunita a Fontainebleau conobbe così un nuovo Pulcinella, divenuto per l'occasione Polichenelle. Il mutamento della maschera non fu formale: oltre al nome, adattato alla pronuncia francese, furono alterate in funzione dei gusti del nuovo pubblico tanto le sue caratteristiche esteriori quanto le sue capacità mimico-espressive. Il F. modificò la maschera, duttile già per sua natura, divenendo il responsabile di un nuovo tipo di Polichenelle, definito - non a caso - "fracanziano".
La necessità di una riforma estetica della maschera classica si impose a seguito delle difficoltà incontrate inizialmente dal F. nelle platee francesi. Per questo egli esasperò i caratteri buffoneschi della maschera e, pur conservando il tradizionale naso adunco e il "coppolone", il suo Pulcinella divenne "bossu par devant et par derrière": accentuò, dunque, l'aspetto ridicolmente goffo che doveva essere di grande resa scenica e di facile impatto sul pubblico, facendo in modo tale prevalere i dati corporei e fisici sull'uso della parola, e riducendo o annullando i lazzi verbali a favore di quelli mimici.
In seguito alla "riforma" della maschera di Pulcinella, il F., nell'agosto del 1688, ottenne la naturalizzazione francese, che estese a tutta la sua famiglia. Nella Comédie Italienne continuò a esibirsi fino al 1697, quando il teatro dell'Hôtel de Bourgogne venne chiuso per ordine di Luigi XIV. Gli anni parigini furono caratterizzati da soddisfazioni e successi per il F., ma anche dagli immancabili contrasti tipici della vita di compagnia. Il suo nome venne coinvolto nell'elenco dei comici querelati da M.A. Romagnesi nel 1694 a seguito della pubblicazione da parte di E. Gherardi del primo volume del suo Théatre Italien, ou Le recueil de toutes les scenes Françaises (Paris 1694); fu inoltre coinvolto in una rissa.
Sconosciuti sono il luogo e l'anno di morte del F., che il De Dominici fissa erroneamente al 1685.
Antonio, nato dopo il 1676 dal matrimonio del F. con la Patro, seguì le orme paterne e divenne attore. I suoi esordi parigini sono databili al 1701, quando cominciò a esibirsi come Arlecchino nella compagnia Salles. Per essere meglio gradito nella nuova patria, fu costretto a naturalizzarsi francese e a mutare il proprio nome in De Frécansal.
Giovandosi del credito di cui seppe circondarsi il padre, Antonio riuscì a rimanere nella compagnia Salles per sei anni, fino alla chiusura della Foire Saint-Germain. Un periodo non propriamente tranquillo per lui, se i Salles, per gravi contrasti sorti all'interno della compagnia tentarono addirittura di assassinarlo per mezzo di alcuni sicari. La chiusura della Foire Saint-Germain coincise dunque con il momento più grave della crisi tra il capocomico francese e l'attore, il quale poté querelare Chr. Salles grazie anche alla testimonianza del saltatore di corda Chr. Briot. Superato il momento critico, nel 1708 Antonio si ritrovò insieme con la vedova Maurice alla Foire Saint-Laurent. D'allora in poi scelse la pacifica e tranquilla provincia francese come territorio ideale per esercitare la sua arte comica, e quando nel 1738 tentò di entrare a fare parte della ricostituita Comédie Italienne, la piazza parigina considerò superflua la sua presenza. Non si hanno notizie certe circa l'ultima fase della sua vita.
Fonti e Bibl.: G.F. Gemelli Careri, Giro del mondo, VII, Venezia 1728, p. 176; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDC fino ai giorni presenti, I, Padova 1782, pp. 236-238; A. D'Origny, Annales du théatre italien depuis son origine jusqu'à ce jour, I, Paris 1788, p. 23; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 380; B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, III, Napoli 1844, pp. 245 s.; A. Bartoli, Scenari inediti della commedia dell'arte, Firenze 1880, p. CXXXI; E. Campardon, Les comédiens du roi de la troupe italienne pendant les deux derniers siècles: documents inédits recueillis aux Archives nationales, I, Paris 1880, pp. 243 s.; L. Rasi, I comici italiani, I, pt. II, Firenze 1897, pp. 939 s.; U. Prota Giurleo, La famiglia e la giovinezza di S. Rosa, in Samnium, II (1929), p. 47; Id., Nascita di Pulcinella, in Corriere di Napoli, 24 novembre 1941; A.G. Bragaglia, Pulcinella, Roma 1953, pp. 92-96; U. Prota Giurleo, F., in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 577 s.; Id., M. F., il Polichenelle francese, in I teatri di Napoli nel '600, Napoli 1962, pp. 241-247 e figg. (p. 247 per Antonio); M. Apollonio, Storia della commedia dell'arte, Firenze 1982, pp. 199 s.; R. Guardenti, Gli italiani a Parigi. La Comédie Italienne (1660-1697). Storia, pratica scenica, iconografia, I, Roma 1990, pp. 19, 23, 233; V. Scott, The commedia dell'arte in Paris 1644-1697, Charlottesville-London 1990, pp. 250, 266 s., 332; B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, a cura di G. Galasso, Milano 1992, pp. 120-121 n.; R. Gasparro, Pulcinella alla Foire, in Pulcinella una maschera tra gli specchi, a cura di F.C. Greco (Atti del ConvegnoPulcinella tra immaginazione e rappresentazione, Napoli 1989), Napoli 1990, p. 304; D. Gambelli, Arlecchino a Parigi. Dall'inferno alla corte del Re Sole, Roma 1993, pp. 221 n. 233 s., 242; G. Guccini, Da Pulcinella a Polichenelle, dai romantici francesi alle maschere dell'arte, ibid., p. 343 n.; Encicl. biogr. e bibliogr. "Italiana", N. Lionelli, Attori tragici. Attori comici, I, Milano 1940, p. 385.
Per Antonio si vedano: L. Rasi, I comici italiani…, cit., pp. 940 s.; N. Lionelli, Attori tragici…, I, cit., p. 384; U. Prota Giurleo, F., in Enc. dello spett., V, cit., col. 578; Id., M. F., il Polichenelle francese, cit., p. 247; D. Gambelli, Arlecchino a Parigi, cit., p. 233 n.