BRANDINI, Michelangelo
Figlio di Viviano di Bartolomeo, originario di Gaiole, e di Smeralda Donati, nacque a Firenze nel 1459 (Milanesi, in Vasari, VI, p. 133). Dalle scarse notizie tratte dalle fonti (Raffaello da Montelupo, Vasari, Cellini), si apprende che fu il più noto orafo a Firenze attorno alla fine del sec. XV e agli inizi del XVI, con una bottega attivissima, e che era anche scultore e architetto. Tuttavia le sue opere risultano scomparse, e solo nelle fonti e in documenti si apprende che egli ebbe incarichi di rilievo, soprattutto dalla famiglia de' Medici, della quale era protetto. Raffaello da Montelupo, per esempio, rammenta che, mentre egli era garzone a bottega dal B., questi stava eseguendo "certe borchie d'oro" per il duca Lorenzo, signore d'Urbino. Il Vasari e soprattutto il figlio del B., Baccio Bandinelli, rammentano la grande fama di esperto di oreficeria, di gioielli e pietre preziose dell'artista, che fu anche chiamato a dirigere le collezioni del Magnifico e poi, nelle vicende del 1494, divenne custode del tesoro dei Medici. Pare che lavorasse anche a Roma per Clemente VII, trovandosi coinvolto nel sacco del 1527 e che fosse costretto a fuggire come fedele partigiano della famiglia. A Firenze aveva sposato una nobile, Caterina di Taddeo Ugolini, dalla quale aveva avuto quattro figli: Bartolomeo (poi noto col nome di Baccio Bandinelli), Roberto, morto ancora piccolo, Giovanbattista, morto in guerra in Germania, e Lucrezia, monaca nel convento di S. Vincenzo a Prato.
Il B. doveva avere anche una certa larghezza di mezzi, se riuscì ad affittare dal cardinale Francesco Piccolomini, nel 1502, alcuni poderi a Pinzi di Monte, nella podesteria di Prato. Proprio mentre si accingeva a trasferirsi nelle sue terre, come rammenta Baccio Bandinelli, moriva di polmonite. La morte gli impedì di portare a compimento - se pure era stata cominciata - l'unica opera di cui si hanno notizie precise: una croce d'argento, con Storie della Passione di Cristo, che gli cra stata commissionata nel 1514, insieme con Antonio di Salvi, dall'Opera del duomo fiorentino; morì il 13 ag. 1528.
Fonti e Bibl.: Raffaello da Montelupo, Autobiografia, in G. Vasari, Le Vite..., a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, p. 553; G. Vasari, Le Vite..., VI, Firenze 1881, p. 133; B. Cellini, Trattato dell'oreficeria, in Opere di B. Castiglioni,G. Della Casa,B. Cellini, a cura di C. Cordiè, Milano-Napoli 1960, p. 973; A. Colasanti, Ilmemoriale di Baccio Bandinelli, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXVIII (1905), pp. 409, 417-420; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 3, Parma 1820, p. 52; Abbé Texier, Dictionnaire d'orfèvrerie,de gravure et de ciselure..., Paris 1857, col. 224; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, II, p. 441 (sub voce Bandinelli, Michelangelo di Viviano).