ANTONIONI, Michelangelo
Regista cinematografico italiano, nato a Ferrara il 29 settembre 1912. Personalità fra le più rappresentative del cinema contemporaneo, anticipa il Neorealismo con un documentario, Gente del Po (1943), realizzato in quella stessa pianura padana in cui qualche tempo prima L. Visconti aveva realizzato Ossessione. Nel dopoguerra, dopo una seria attività come saggista, come documentarista e come sceneggiatore, esordisce nel lungometraggio con un film, Cronaca d'un amore (1950), in cui si propongono non solo quasi tutti i temi attorno ai quali si costruirà poi la sua poetica, a cominciare dalla crisi dei sentimenti nell'ambito della più generale crisi delle istituzioni borghesi, ma quello stile spoglio e personale che rivoluzionerà in maniera antinaturalistica tutta la narrativa cinematografica italiana.
Questi temi e questo stile, rispecchiati in seguito anche dagli altri film di quel primo periodo (I vinti, 1952; La signora senza camelie, 1953; Le amiche, 1955), sono ulteriormente approfonditi nei quattro film del periodo detto "della incomunicabilità" (L'avventura, 1960; La notte, 1961; L'eclisse, 1962; Deserto rosso, 1964), nei quali A., prendendo lo spunto dalla crisi della coppia, affronta il più vasto problema dell'alienazione nella società degli anni Sessanta, approdando a una meditazione sulla condizione umana che sempre più direttamente lo collega ai temi dei grandi scrittori del suo tempo, e con un linguaggio che, decisamente separato ormai da tutti i moduli tradizionali, s'afferma con invenzioni tecniche e stilistiche di straordinaria vitalità espressiva, non ultime, in Deserto rosso, quelle ricollegabili alle funzioni narrative e psicologiche del colore.
Il decennio che segue vede A. prendere le distanze dalle cornici italiane, in mezzo alle quali aveva operato fino a quel momento, per estendere in nuovi spazi i propri orizzonti culturali, con tre opere realizzate all'estero che fanno ciascuna magistralmente il punto su uno stato di crisi. Dal punto di vista idealistico, Blow-up (1967), la crisi del pensiero, le contraddizioni fra apparenze e realtà, l'accettazione della finzione nella speranza di avvicinarsi di più alla verità. Dal punto di vista sociologico, Zabriskie point (1970), la crisi dell'io analizzata come fuga, come evasione, nell'ambito della contestazione giovanile. Dal punto di vista morale ed esistenziale, Professione: reporter (1975), la crisi dell'azione, la realtà di quello che si fa che non corrisponde più alla verità, e la ricerca, quindi, l'affanno di riportare i propri gesti, eventualmente anche attraverso una frattura d'identità, all'armonia con se stessi, con la propria coscienza morale.
Una trilogia che, oltre a costituire un apporto sempre più meditato e maturo ai grandi dibattiti sul pensiero contemporaneo, ha confermato in A. tutte quelle doti espressive, poetiche e di stile che ne fanno un autore fra i più personali e moderni: l'inventore non solo di un nuovo linguaggio e di nuove tecniche, ma di una nuova drammaturgia.
Bibl.: F. Carpi, M. Antonioni, Parma 1958; P.-L. Thirard, M. Antonioni, in Premier plan, Lione 1960; P. Leprohon, M. Antonioni, Parigi 1961; C. F. Cuenca, M. Antonioni, Madrid 1963; R. Tailleur, P.-L. Thirard, Antonioni, Parigi 1963; C. di Carlo, M. Antonioni, Roma 1964; I. Cameron, R. Wood, Antonioni, Londra 1968; G. P. Brunetta, Forma e parola nel cinema (Il film muto, Pasolini e Antonioni), Padova 1970; A. M. Giacomelli, I. Saitta, La crisi dell'uomo e della società nei film di Visconti e di Antonioni, Roma 1972; G. Tinazzi, M. Antonioni, Firenze 1974.