Deville, Michel
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese, nato a Boulogne-sur-Seine (Hauts-de-Seine) il 13 aprile 1931. Ha rivisitato i più diversi generi cinematografici con gusto raffinato e leggero, con toni soffusi ed eleganti, anche se con uno stile più classico di quello dei contemporanei registi della Nouvelle vague. Da commedie sentimentali come Adorable menteuse (1962; Le bugie nel mio letto) è infatti passato con coerenza stilistica al singolare comico-poliziesco On a volé la Joconde (1965; Il ladro della Gioconda), fino a irriverenti film in costume come Benjamin ou les mémoires d'un puceau (1968; Benjamin, ovvero le avventure di un adolescente). Il suo sguardo sul reale è poi diventato più caustico, trovando espressione compiuta nel giallo psicologico Le dossier 51 (1978; Dossier 51), per la cui sceneggiatura ha vinto un César, e negli accenti cinicamente noir di Eaux profondes (1981; Acque profonde). Nel 1985 ha ottenuto il premio César per la regia di Péril en la demeure (Pericolo nella dimora).
D. cominciò giovanissimo la sua carriera sul set, come aiuto regista di Henri Decoin. Il suo primo film fu un poliziesco diretto assieme a Charles Gérard, Une balle dans le canon (1958). Seguì poi il divertente Ce soir ou jamais (1961), Kammerspiel sentimentale con Anna Karina, frutto del suo incontro artistico con la sceneggiatrice, e poi regista, Nina Companeez, la cui sensibilità femminile lo aiutò a delineare numerosi ritratti di donne. Lo schema del primo film venne ricalcato e ravvivato in Adorable menteuse, e arricchito di elementi polizieschi in À cause… à cause d'une femme (1963; Il diavolo sotto le vesti); mentre in L'appartement des filles (1963; L'appartamento delle ragazze) fu sviluppato in una direzione più ariosa. Rinnovando la tradizione comico-parodistica di René Clair, D. realizzò quindi Lucky Joe (1964; Joe mitra), storia di una banda di rapinatori ossessionati dall'idea che uno di loro, Joe (Pierre Brasseur), porti sfortuna, lo scanzonato On a volé la Joconde, e infine Martin soldat (1966; Le armi segrete del generale Fiascone), spy story bellica su un attore mediocre che si finge tenente tedesco per infiltrarsi tra i nazisti. Dopo aver sperimentato il thriller con Tendres requins (1967), firmò due piccoli capolavori della commedia nazionale: Bye bye Barbara (1969) e L'ours et la poupée (1970; L'orso e la bambola), uno degli ultimi ruoli interpretati da Brigitte Bardot, tagliato su misura per la diva. Il sodalizio con la Companeez ebbe termine con il primo film in costume di D., Benjamin ou les mémoires d'un puceau, ritratto settecentesco dell'educazione sentimentale di un diciassettenne (Pierre Clementi) tormentato da un rigido precettore. Ambientato nella Francia della Restaurazione, Raphaël ou le débauché (1971; Le boccaccesche notti di un libertino e di una candida prostituta), vicenda amorosa tra un libertino e una vedova che si vendica dell'infedeltà dell'amante prostituendosi, è un film dall'erotismo raffinato e torbido, che ebbe una certa eco anche in Italia. Con il tempo i toni si inasprirono: il regista iniziò a scandagliare il male di vivere con storie d'amore e morte sempre più ambigue, narrate con verve voyeuristica, tra cui spiccano La femme en blue (1973), con Michel Piccoli e Lea Mas-sari, e Le mouton enragé (1974; Il montone infuriato), con Jane Birkin e Romy Schneider.
Con Le dossier 51, un giallo cerebrale ma rigoroso dove D. fa ampio uso della soggettiva e del piano-sequenza, ed Eaux profondes (storia che, tra ironia e intrigo psicologico, richiama alcuni elementi del cinema di Alfred Hitchcock e la cui efficacia è esaltata dall'interpretazione dei due protagonisti, Isabelle Huppert e Jean-Louis Trintignant), ha toccato i vertici espressivi. Mentre la struttura giallo-comica di Péril en la demeure fa ben emergere l'ambiguità di certi rapporti umani, l'ironico La lectrice (1988; La lettrice), sospeso sul filo che divide il sentimento dalla perversione, cattura lo spirito del romanzo di R. Jean da cui è tratto. Il successivo, Nuit d'été en ville (1990; Notte d'estate in città), complesso itinerario verbale di una coppia a letto che, dopo un incontro d'amore, si interroga sul senso del proprio rapporto, ha segnato il ritorno di D., con sensualità e gusto, al Kammerspiel sentimentale degli esordi. Dopo Toutes peines confondues (1992), Aux petits bonheurs (1993), La divine poursuite (1996) e La maladie de Sachs (1999), ha diretto Un monde presque paisible (2002), presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, ritratto corale, ricco di sfumature psicologiche, di un gruppo di personaggi che lavorano in una sartoria del quartiere ebraico nella Parigi dell'immediato dopoguerra.
F. Buache, Le cinéma français des années 70, Paris 1990; J. Van Aken, L'autre regard, analyse du film: 'La lectrice' de Michel Deville, Paris 1992.