ARCYBAŠEV, Michail
Scrittore russo, nato nel 1878 in una piccola città della Russia Meridionale, da madre polacca e padre russo. Nelle sue vene, come egli stesso diceva, scorreva sangue tartaro, francese e georgiano. Dopo la rivoluzione bolscevica lasciò la Russia e visse parecchi anni a Varsavia dove si diede al giornalismo e morì nel 1926.
La sua attività letteraria cominciò molto presto, ma l'attenzione del pubblico e della critica si volse a lui solo nel 1904, quando comparve il suo lungo racconto La morte dello studente Lande, considerato dalla critica come uno dei migliori di quegli anni. Presso il più vasto pubblico egli è tuttavia noto soprattutto come autore del romanzo Sanin, che fu il suo primo romanzo e che, sebbene sia stato pubblicato soltanto nel 1907, risale ad alcuni anni prima, al 1903. Esso anticipò quindi le correnti che cominciarono ad essere di moda in Russia dopo la rivoluzione del 1905. E grande fu il rumore che suscitò con la sua celebrazione del "pieno ed assoluto godimento della vita". Contro l'accusa d'immoralità si difese l'autore stesso più tardi. Nonostante gli eccessi teorici, Sanin non può infatti essere considerato opera volgare, e, se il tema fondamentale della pienezza della vita, della sete elementare di gioia dell'esistenza, arriva teoricamente all'eccesso del "tutto è permesso", ci si può rammaricare che artisticamente l'opera non sia riuscita perfetta, ma non che l'autore cerchi di corrompere e che esalti la depravazione, come fu detto. Lo stesso tema ricompare nel racconto Sangue dove è trattato, dal punto di vista artistico, assai meglio. E si riaffaccia ancora nel racconto La moglie, dove però gli elementi che poi furono detti "saninistici" già hanno un colorito ed un tono diverso. Al periodo di Sanin successe infatti un periodo di pessimismo; nel quale tutti i racconti di A. sono ispirati a pensieri di morte; ci sono sempre, dappertutto, assassinî, suicidî, malattie che non perdonano; spesso, anzi, il suicidio diventa il motivo predominante della sua poesia: come nel Tenente Golobo, dove la filosofia del suicidio è tuttavia chiara e tranquilla, e non ha la pretesa di essere l'unica soluzione possibile del problema del senso della vita. Anche il romanzo All'estremo limite (1912), artisticamente assai superiore a tutti gli altri, doveva in origine essere intitolato Il club dei suicidi.
Rappresentazione colorita e penetrante della vita della prima generazione russa del sec. XX, l'opera dell'A. ha una sua non vasta ma ben definita importanza: la ricchezza e vivacità del suo impressionismo descrittivo (dovuto a un'istmtiva sua passione per la pittura) hanno esercitato difatti una non trascurabile influenza sulle nuove generazioni. E anche agli scrittori delle generazioni precedenti egli è legato da numerosi accenni dottrinali: ad es., nel racconto La morte dello studente Lande c'è dell'entusiasmo per la dottrina di Tolstoj della non resistenza al male; e di tolstoianismo parla del resto egli stesso in certe sue note autobiografiche. Anche Dostoevskij dovette influire sulla creazione dell'altruista Lande col suo principe Myškin, de L'Idiota. Un miscuglio di accenni tolstoiani (p. es., ricordi de La morte di Ivan Ilijč), dostoevskiani (I demoni) e nietzscheiani è anche nel romanzo All'estremo limite.
Problemi della vita morale-sessuale l'A. trattò anche in lavori teatrali: La gelosia, La legge del bruto e Nemici, che hanno conquistato i palcoscenici di tutto il mondo, perché, contrariamente alla maggior parte dei lavori teatrali russi, hanno un consistente contenuto di realtà, e la tendenziosità vi è vinta, oltre che dalla sincerità espressiva, anche da sagacia nell'arte teatrale.
Le opere furono edite in Russia quasi tutte dal "Moskovskoe Knigoizdatelstvo". Traduzioni delle opere di Arcybašev si ebbero presto in tedesco (quasi tutte le opere presso l'editore Müller di Monaco di Baviera), in francese (Sanine, trad. da J. Povolozky, Parigi 1913; fi l'extrème limite id., id.,), in italiano (Sanin, Milano 1920; La gelosia, trad. di R. Olkienizkaia Naldi, Milano 1925). Su A. vedi E. Lo Gatto, Storia della letteratura russa, VI, Roma 1929.