Powell, Michael (propr. Michael Latham)
Regista, produttore e sceneggiatore inglese, nato a Bekesbourne (Kent) il 30 settembre 1905 e morto ad Avening (Gloucestershire) il 19 febbraio 1990. Narratore fantasmagorico, anticipatore e visionario, fu uno dei maestri del cinema internazionale. La sua storia è quella delle potenzialità e delle occasioni mancate del cinema britannico: in un periodo in cui predominava il realismo poté esprimere al meglio il suo talento grazie alla lungimiranza di alcuni produttori (Alexander Korda su tutti), al felice sodalizio con lo sceneggiatore Emeric Pressburger (con cui collaborò dal 1939 al 1956, per un totale di diciannove film) e al favore del pubblico. Raggiunse il culmine del successo con il film-balletto The red shoes (1948; Scarpette rosse) codiretto con lo stesso Pressburger, tra i film di maggiore incasso di tutti i tempi, ancora oggi oggetto di culto. Lo scandalo suscitato nel 1960 da Peeping Tom (L'occhio che uccide) interruppe di fatto la sua carriera. Rivalutato negli anni Sessanta dalla critica francese, venne definitivamente consacrato nel decennio successivo, prima in patria e poi negli Stati Uniti; registi come Derek Jarman, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Brian De Palma hanno esplicitamente riconosciuto il loro debito nei suoi confronti. Per il complesso della sua opera ricevette nel 1982 un Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia.
Figlio di un proprietario terriero, dopo gli studi al Dulwich College di Londra (1918-1922) iniziò a lavorare in banca. Ma nel 1925, in occasione di un soggiorno nel Sud della Francia, entrò nello staff del regista americano Rex Ingram, allora direttore degli studi di La Victorine presso Nizza, e nei due anni seguenti vi lavorò prima come fattorino, poi come macchinista, redattore dei sottotitoli, fotografo di scena, attore comprimario e assistente alla regia. Tornato in Inghilterra nel 1928, fu assunto alla British International Pictures, dove con varie mansioni collaborò con diversi registi; partecipò anche a tre film di Alfred Hitchcock, scrivendo tra l'altro il celebre finale di Blackmail (1929).Nel 1931 fondò con lo statunitense Jerome Jackson la Film Engineering, con la quale produsse e diresse Two crowded hours, un quota quickie (v. Gran Bretagna) che rappresenta il suo esordio nella regia. Nei successivi cinque anni girò altri ventidue film dello stesso tipo (quasi tutti di genere poliziesco), molti dei quali sono andati perduti. In questa produzione possono comunque essere ricordati Red ensign (1934; Vessillo rosso) e The phantom light (1935; La luce fantasma). Nel 1937 riuscì a realizzare il suo primo progetto veramente personale: The edge of the world, storia dell'evacuazione di un'isola delle Ebridi, girata dal vivo in ambienti naturali, che anticipa quel ruolo attivo della natura e quel sotterraneo 'demonismo' che sarebbero in seguito dilagati nelle sue opere più spettacolari. Nonostante le buone accoglienze ricevute all'estero, in patria il film non ebbe alcuna eco; P. era ormai intenzionato a partire per l'America, quando venne assunto da Korda alla London Film Productions. La sua prima regia per Korda fu The spy in black (1939; La spia in nero), un thriller bellico dal fosco taglio espressionista, sceneggiato da un fuggiasco ungherese, ossia Pressburger. Dopo la coregia (con Ludwig Berger e Tim Whelan e, non accreditati, A. e Zoltan Korda e William Cameron Menzies) di The thief of Bagdad (1940; Il ladro di Bagdad), 'fantasia araba' nella quale risultano già evidenti i suoi tratti stilistici e le sue ossessioni d'autore, P. riprese la collaborazione con Pressburger, sotto l'egida del Ministry of Information, pronto a finanziare opere di propaganda bellica. Furono anni d'oro per il cinema britannico, che videro la piena espansione del documentarismo e del cinema di finzione: 49th parallel, noto anche come The invaders (1941; Gli invasori ‒ 49° parallelo) e '…One of our aircraft is missing' (1942; Volo senza ritorno), storie gemelle dei percorsi in terre nemiche (rispettivamente il Canada e i Paesi Bassi) dell'equipaggio di un sommergibile tedesco e di una squadriglia di aviatori alleati, fondono con armonia le diverse tensioni narrative dell'epoca. Nel 1942 i due cineasti poterono creare una piccola casa di produzione, The Archers, che associarono a società molto più grandi, prima la Independent Producers di Arthur J. Rank e dal 1948 la British Lion Film Corporation di Korda. A partire da quel momento avrebbero firmato quattordici film con la sigla "scritto, prodotto e diretto da Michael Powell ed Emeric Pressburger", pur dividendosi nei fatti i compiti (P. fu soprattutto regista e produttore, Pressburger sceneggiatore). Iniziarono con The life and death of Colonel Blimp (1943; Duello a Berlino), straordinario ritratto delle vite parallele di due ufficiali, un inglese e un tedesco, in cui si dispiegano appieno l'immaginario visivo di P. e le sottigliezze psicologiche di Pressburger. Tra il 1944 e il 1951 i due cineasti girarono una serie di affreschi romantici straripanti di inventiva, fantasia e passione narrativa: A Canterbury tale (1944; Un racconto di Canterbury), 'I know where I'm going!' (1945; So dove vado), A matter of life and death (1946; Scala al Paradiso), Black narcissus (1947; Narciso nero), The red shoes, Gone to earth (1950; La volpe, noto anche come Cuore selvaggio), The elusive Pimpernel (1950; L'inafferrabile Primula Rossa), The tales of Hoffmann (1951; I racconti di Hoffmann). Sono opere che, pur nella loro diversità, hanno spesso in comune tematiche quali l'aspirazione alla libertà, il richiamo alla tolleranza, il ruolo decisivo del caso, l'esaltazione della natura, ed elementi linguistici (angolature distorte, inquadrature debordanti di particolari minuti, prospettive vertiginose, movimenti di macchina rapidissimi, un uso antinaturalistico del colore, la preferenza, infine, per le allusioni e gli accenni ellittici piuttosto che per il racconto esplicito). Ottennero numerosi e importanti riconoscimenti anche grazie al lavoro di eminenti specialisti: gli scenografi Alfred Junge e Arthur Lawson, il production designer e costumista Hein Heckroth, i direttori della fotografia Jack Cardiff e Christopher Challis, il musicista Brian Easdale, il montatore Reginald Mills.
Ostacolati dal fallimento commerciale di The elusive Pimpernel e The tales of Hoffmann, nonché dalle crescenti difficoltà economiche dell'industria cinematografica britannica, nel 1956 P. e Pressburger realizzarono il loro ultimo film insieme, I'll met by moonlight (1956; Colpo di mano a Creta); poi Pressburger si ritirò. Ma il talento di P. era tutt'altro che sopito e nel 1960 realizzò Peeping Tom, thriller a basso costo su un assassino che riprende le sue vittime con una cinepresa, ma la critica e l'establishment inglesi, che non avevano mai amato i suoi eccessi romantici, lo giudicarono morboso e osceno. Negli anni seguenti il film fu rivalutato in Francia come straordinaria riflessione teorica sul mestiere del cinema, ma nel frattempo la carriera di P. era rovinata. In patria poté realizzare solo un altro film, The Queen's guards (1961), debole storia di ambiente militare; negli anni seguenti lavorò per la televisione britannica, statunitense e tedesca. Dopo due film girati in Australia, They're a weird mob (1966; Sono strana gente) (sceneggiato da Pressburger che si firmò Richard Imrie) e Age of consent (1969), un melodramma romantico carico di sensualità, si susseguirono progetti non realizzati. Il suo ultimo film, The boy who turned yellow (1972), per il quale Pressburger tornò al suo fianco, è un mediometraggio sull'elettricità destinato ai ragazzi. All'inizio degli anni Ottanta, dopo il recupero critico statunitense della sua opera, si trasferì negli Stati Uniti, dove collaborò con Coppola (divenne nel 1981 senior director della sua casa di produzione, la American Zoetrope) e con Scorsese (fu consulente in alcuni suoi film e attore, non accreditato, nel suo episodio del film collettivo New York stories, 1989).
Pubblicò un romanzo (A waiting game, 1975) e un'autobiografia in due volumi (A life in movies, 1986; Million-dollar movie, 1992). Su P. e Pressburger è stato realizzato il documentario televisivo A matter of Michael & Emeric (1977) di Dario Poloni, mentre Aki Kaurismäki ha dedicato alla memoria di P. I hired a contract killer (1990; Ho affittato un killer).
Powell, Pressburger and others, ed. I. Christie, London 1978.
Powell & Pressburger, a cura di R. Cosandey, Locarno 1982.
I. Christie, Arrows of desire: the films of Michael Powell and Emeric Pressburger, London 1985.
F. La Polla, Powell & Pressburger: la bottega degli antiquari, in "Cineforum", sett. 1986, 9.
Powell & Press-burger, a cura di E. Martini, Bergamo 1986.
E. Martini, Michael Powell & Emeric Pressburger, Firenze 1988.
J. Howard, Michael Powell, London 1996.
S. Salwolke, The films of Michael Powell and the Archers, London 1997.
Michael Powell: interviews, ed. D. Lazar, Jackson (MS) 2003.