Cimino, Michael
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a New York l'11 agosto 1943. Autore di un numero limitato di opere, non sempre ben accolte dal pubblico ma fortemente apprezzate dalla critica (soprattutto da quella europea), C. ha legato il suo nome a un cinema in cui l'impatto estetico e quello emotivo procedono di pari passo, nella tradizione di un classicismo hollywoodiano modernamente rivisitato e nel segno di una rilettura critica della civiltà statunitense. Nel 1979 con The deer hunter (1978; Il cacciatore) ha ottenuto ben cinque Oscar (tra cui quello per il miglior film e la migliore regia). Fino al 1985 delle sue opere è stato anche sceneggiatore.
Appartenente alla terza generazione di una famiglia di immigrati italiani, C. crebbe a Old Westbury, nel quartiere newyorkese di Long Island. Dopo aver studiato arti grafiche alla Michigan State University, si iscrisse alla Yale University, dove si laureò in pittura. Tornato a New York, grazie al padre, editore nell'industria discografica, si avvicinò al mondo dello spettacolo. Mentre lavorava come montatore per una casa di produzione di documentari e film industriali, studiò danza e si iscrisse all'Actors Studio, dove seguì i corsi di recitazione e di regia. Fece poi pratica come regista di documentari (ne girò diversi per la General Motors), e alla fine degli anni Sessanta divenne un apprezzato autore di spot televisivi. Nel 1971 si trasferì a Hollywood, senza tuttavia mai perdere i contatti con New York. Collaborò con Derek Washburn alla sceneggiatura di Silent running (1972; 2002: la seconda odissea) di Douglas Trumbull, film fantascientifico insolitamente poetico, nella cui trama stilistica è facile cogliere le sfumature del sobrio lirismo dello sceneggiatore. Lavorò poi assieme a John Milius alla storia di Magnum force (1973; Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan) di Ted Post, secondo titolo del ciclo dedicato al rude ispettore californiano interpretato da Clint Eastwood. Fu del resto con lo stesso Eastwood, nella veste sia di protagonista sia di produttore, che l'anno successivo C. esordì nella regia, firmando Thunderbolt and lightfoot (Una calibro 20 per lo specialista), remake di Captain Lightfoot (1955) di Douglas Sirk, uno dei suoi film preferiti: una crime story dagli ampi scenari, sospesa tra l'epica del road movie e lo spirito d'azzardo della vecchia frontiera americana, in cui la vicenda di un ladro e di un giovane avventuriero, uniti dalla ricerca di un vecchio bottino e dal progetto di un nuovo colpo, si trasforma nell'affresco limpidamente sentimentale e nostalgico dell'amicizia virile tra due perdenti. La vera consacrazione arrivò però quattro anni dopo, quando, accantonati altri progetti, C. s'impose a livello internazionale con The deer hunter, il suo primo film di costo elevato (15 milioni di dollari). Il regista offrì con quest'opera uno spaccato della storia americana contemporanea, attraverso la vicenda di un gruppo di amici reduci dal Vietnam, diversamente sopravvissuti al crollo dei valori su cui erano basate le loro esistenze. Malgrado le polemiche dei pacifisti, che lo additarono come opera reazionaria, The deer hunter è un capolavoro che sintetizza esemplarmente modi e temi del cinema di C.: la capacità di affrontare trasversalmente le contraddizioni storiche e sociali del proprio Paese, l'idealismo lirico di uno sguardo che pone in primo piano l'umanità dei personaggi ‒ interpretati da attori diretti con sicura maestria ‒, il simbolismo antinaturalista degli sfondi sui quali essi si muovono. Nonostante i trenta minuti di tagli imposti dalla casa di distribuzione, la Universal Pictures, il film fu accolto con favore sia dalla critica sia dal pubblico (incassò negli Stati Uniti 27 milioni di dollari). Ciò diede modo a C. di portare sullo schermo un suo soggetto del 1974 intitolato The Johnson County war, che divenne Heaven's gate (1980; I cancelli del cielo). Le riprese richiesero due tormentati anni di lavorazione e costarono alla United Artists l'allora esorbitante cifra di 44 milioni di dollari, invece dei 12 preventivati, soprattutto a causa del perfezionismo del regista nelle rigorose ricostruzioni degli ambienti. Il film è un ampio affresco (circa tre ore e mezzo nella prima versione), ambientato nel Wyoming del 1892, che affronta in un'ottica critica e in chiave classista l'epica western, raccontando la lotta tra i miseri coltivatori immigrati dall'Europa orientale, affamati di terre, e i grandi allevatori di bestiame, che per difendere i propri interessi si servivano di squadre di mercenari. Illuminato, come il film precedente, dalla preziosa fotografia di Vilmos Zsigmond, Heaven's gate traspone in una dimensione corale la poetica dell'autore, tesa a illustrare la contraddizione tra le istanze dell'individuo e la perdita dei valori fondanti della società. Dato l'esito disastroso dei primi tre giorni di programmazione in una sala di New York, la casa di produzione ritirò precipitosamente il film, e prima di ripresentarlo impose al regista oltre un'ora di tagli e un nuovo montaggio, che comportarono notevoli modifiche alla vicenda, soprattutto nel finale; ma anche in questa seconda versione Heaven's gate passò alla storia del cinema come uno dei più disastrosi insuccessi mai registrati. Anche se la critica europea ne fu entusiasta, negli Stati Uniti venne considerato troppo ambizioso e irrisolto e, avendo causato nel 1981 il fallimento della United Artists, segnò il rapido declino della fortuna del suo autore, da quel momento messo all'indice in una Hollywood che lo avrebbe costretto a un'attività produttiva più sporadica e di più modeste ambizioni, per quanto artisticamente di alto livello.Al termine di cinque anni di esilio, sarà Dino De Laurentiis a offrire a C. l'occasione di tornare sul set, con Year of the dragon (1985; L'anno del dragone), un violento poliziesco che, sullo sfondo di una tormentata Chinatown, riprende il tema della contrapposizione tra l'individuo, il gruppo etnico d'appartenenza e le ragioni della collettività nella storia di un ardimentoso poliziotto che si oppone al giovane boss del quartiere. Scritto da C. assieme a Oliver Stone sulla base del romanzo di R. Daley, il film ha in Mickey Rourke un protagonista vigoroso, e ha inaugurato nella carriera del suo autore una stagione segnata da uno stile meno cesellato e più rude rispetto al passato, in cui il lirismo lascia spazio alle definizioni irruente dei personaggi. Ulteriore prova di questa svolta, fraintesa anche dalla critica più attenta, è stato il successivo film, The Sicilian (1987; Il siciliano): un'altisonante ricostruzione, volutamente antistorica, delle gesta di Salvatore Giuliano, tratta dal romanzo di M. Puzo, che si spinge con coraggio in direzione di un'epica tutta fondata sulla lotta dell'eroe solitario ed estraneo a ogni regola contro l'ordine e gli interessi di una società priva di valori; e un'occasione per reinventare una Sicilia trasfigurata nelle cadenze del melodramma, in omaggio ai film di Luchino Visconti. Negli anni Novanta la produzione cinematografica di C. ha subito un ulteriore rallentamento, sebbene il regista abbia presentato nel 1990 Desperate hours (Ore disperate; remake dell'omonimo film diretto nel 1955 da William Wyler), un noir psicologico sulla vicenda di una famiglia presa in ostaggio da una banda di malviventi, con interni angosciosi ed esterni da western. La sua filmografia ha avuto un altissimo punto d'arrivo nel successivo The sunchaser (1996; Verso il sole), capolavoro che oltrepassa i confini di un'America contemporanea tendente a fare di ogni evento uno spettacolo, giungendo nel cuore antico del territorio, alla ricerca di una via di salvezza per un'umanità e un'idealità ormai estenuate. Nel raccontare la storia della fuga verso l'improbabile e miracolosa salvezza di un giovane omicida navajo malato incurabile di cancro, accompagnato da un oncologo in carriera, dapprima suo ostaggio e poi suo alleato, C. ha inteso riassumere la tensione verso la spiritualità dei suoi antieroi, imbrigliati negli schemi di una società che nega i fondamentali valori dell'esistenza. Nonostante una trionfale presentazione in concorso al Festival di Cannes, The sunchaser non ha riscosso presso il pubblico americano il successo che meritava, spingendo il regista verso una nuova interruzione della sua carriera. Dopo un paio di progetti non realizzati e in attesa di tornare sul set, C. ha infatti indirizzato le sue energie verso la letteratura, pubblicando in Francia Big Jane (2001), un romanzo ambientato nel 1951 che racconta il viaggio in motocicletta attraverso gli Stati Uniti di una diciannovenne di Long Island e di un suo coetaneo, aspirante cantautore.
M. Bliss, Martin Scorsese and Michael Cimino, Metuchen (NJ) 1985; M. Benvegnù, R. Lasagna, America perduta: i film di Michael Cimino, Alessandria 1998; S. Bach, Final cut: art, money and ego in the making of Heaven's gate, the film that sank United Artists, New York 1999.