miastenia
Disturbo della giunzione neuromuscolare, caratterizzato sul piano clinico da ipostenia e astenia muscolare. Le malattie miasteniche possono essere sia acquisite (canalopatie, malattia di Eaton- Lambert, miastenia grave), sia congenite (➔ miopatie, Miopatie mitocondriali). Queste ultime esordiscono alla nascita o entro i primi due anni di vita con ipotonia, difficoltà nella suzione, nella deglutizione e nella respirazione; le numerose forme cliniche corrispondono a mutazioni genetiche riguardanti varie subunità del recettore dell’acetilcolina.
Malattia autoimmune della giunzione neuromuscolare, che riconosce come meccanismo patogenetico la sintesi di autoanticorpi contro il recettore AChR dell’acetilcolina, nelle sue numerose determinanti geniche: questi anticorpi interferiscono con la trasmissione neuromuscolare. Le cause di tale formazione anticorpale non sono note, ma è chiaro che il timo interviene nella patogenesi, date almeno due evidenze: la m. è correlata ad alta incidenza di malattie timiche; nel timo esistono cellule di tipo muscolare che esprimono il recettore AChR. Anticorpi contro l’AChR sono presenti nel 90% dei casi di m. grave; nel rimanente 10% esistono anticorpi contro una tirosinchinasi muscolo-specifica (MUSK). Le conseguenze di tale immunopatia sono una m. distrettuale o generalizzata: vi può essere l’esclusivo riscontro di una ptosi palpebrale, oppure m. degli arti, del collo, dei muscoli innervati dagli ultimi nervi cranici, i cui nuclei risiedono nel bulbo (m. bulbare). Le forme con anticorpi anti-MUSK sono prevalentemente oculari. La diagnosi si basa sulla ricerca degli anticorpi specifici per MUSK e per AChR, e degli anticorpi contro le proteine muscolari antitina e rianodina (la cui positività si associa spesso a un tumore del timo). Studi neurofisiologici con stimolazioni ad alta frequenza sono importanti per distinguere la m. grave dalla malattia di Eaton-Lambert (➔); indagini genetiche sono essenziali per distinguere questa malattia dalle m. congenite familiari. La terapia si avvale di farmaci anticolinesterasici, come la piridostigmina (l’inibizione di questo enzima migliora la trasmissione neuromuscolare), e di farmaci immunosoppressori come l’azatioprina e la ciclofosfammide. La terapia con corticosteroidi è di scelta nella crisi miastenica, nelle forme oculari pure, nella m. bulbare o generalizzata ove siano inefficaci gli anticolinesterasici. Ai pazienti più gravi sono riservati trattamenti immunomodulanti con plasmaferesi, immunoglobuline endovena ad alte dosi e immunoassorbimento selettivo delle immunoglobuline. In taluni casi è utile la terapia chirurgica: la timectomia è efficace in partic. nei soggetti giovani, in quelli con timomi, nelle forme di m. grave bulbare e generalizzata.