MIASI (dal gr. μυῖα "mosca")
Forme morbose dovute alla presenza nell'organismo umano o animale di larve di mosche. Tali malattie possono essere determinate da mosche della fam. Muscidae (gen. Sarcophaga, Lucilia, Chrysomyia, Calliphora, Compsomyia, Cordylobia, ecc.) e della fam. Oestridae (gen. Hypoderma, Dermatobia, Gastrophilus, ecc.).
Si possono quindi distinguere (H. Joseph) due grandi gruppi di miasi: mucose ed estrose.
Non tutte le mosche citate sono a parassitismo obbligato. Quelle a parassitismo facoltativo s'insediano, in generale, su soluzioni di continuo della cute o sulla cute e sulle mucose delle aperture naturali alterate nella loro compagine da qualsiasi causa irritativa. Le miasi mucose sono specialmente frequenti negli animali al pascolo e nei paesi caldi. Sono facile esca per le mosche le soluzioni di continuo della cute trascurate o quelle che risiedono in parti del corpo poco accessibili alle medicazioni. Le mosche attratte dal cattivo odore che emana da tali soluzioni di continuo, depongono sulle stesse numerose uova o larve (talvolta a centinaia e a migliaia). L'azione patogena delle larve è principalmente di natura meccanica per le estese distruzioni di tessuto da esse determinate. Si possono istituire complicanze settiche di varia natura. La cura di queste miasi consiste nell'allontanare le larve, nell'asportazione dei tessuti mortificati e nell'appropriata medicazione della piaga. Le soluzioni di continuo site in regioni di non facile riparo vanno medicate con sostanze capaci di tenere lontane le mosche. Le miasi estrose più comuni degli animali sono determinate dai Gastrofili, dall'Estro nasale e dagl'Ipodermi. I Gastrofili comprendono varie specie: G. equi (vive nello stomaco degli equini), G. hemorroidalis (sacco sinistro dello stomaco degli equini, prima di essere espulso sosta un certo tempo nel retto e sui margini dell'ano), G. nasalis (duodeno del cavallo), G. pecorum (stomaco e duodeno del cavallo, prima di essere espulso si sofferma nel retto), G. inermis (retto del cavallo); G. flavipes (stomaco dell'asino). I Gastrofili colpiscono quasi esclusivamente gli equini che vivono al pascolo. Le grandi invasioni di larve si hanno solo nei cavalli giovani (centinaia di esemplari). I parassiti provocano sulla mucosa su cui s'impiantano delle ulceri di 3-5 mm. di diametro e di eguale profondità. Però, malgrado il loro numero, quando s'insediano nella sezione sinistra dello stomaco (non ghiandolare), determinano disturbi di scarso valore; al contrario quando s'attaccano nella metà destra, specie se in giovani puledri, possono provocare alterazioni locali e generali di notevole grado e cioè: dimagramento, anemia, ritardo di crescenza, disturbi funzionali laringo-faringei (quando le larve si fermano in via eccezionale in queste regioni), arrovesciamento del retto e, molto di rado, morte (per perforazione vasale, o dello stomaco, o per ostruzione del cardias). Il trattamento con solfuro di carbonio indicato da E. Perroncito e G. Bosso risponde bene allo scopo e meglio di qualsiasi altro parassiticida (essenza di trementina, catrame di carbon fossile, cloroformio). Le larve contenute nel retto s'allontanano con la mano o con irrigazioni di solfuro di carbonio. La profilassi s'ottiene principalmente con la distruzione delle larve espulse con le feci e delle uova raccolte sui peli mediante il buon governo della pelle. L'Estro nasale comprende la sola specie Oestrus ovis, vivente nelle cavità nasali e soprattutto nei seni frontali dei piccoli ruminanti, specialmente della pecora. La presenza delle larve è causa di uno stato infiammatorio di tali mucose. S'origina una forma di rinite e di sinusite che si fanno tanto più gravi quanto più s'avvicina lo stato di maturità della larva. Nei casi gravi si stabiliscono delle turbe di locomozione e nervose (incoordinazione dei movimenti, movimenti di maneggio, piroettamento degli occhi, convulsioni). Durante questi accessi in qualche caso sopravviene la morte. La prognosi è grave solo nelle infestazioni abbondanti. Nelle circostanze favorevoli, la guarigione avviene per naturale evacuazione delle larve. La cura è solo chirurgica: trapanazione dei seni, estrazione delle larve raggiungibili, uccisione delle rimanenti con sostanze appropriate. Come misura profilattica è necessario nei paesi colpiti, non condurre le pecore al pascolo nelle ore calde dell'estate, durante le quali l'insetto depone attorno alle narici degli ovini le larve. Per l'ipoderma v. ipodermosi.