mezzo (agg.)
Come aggettivo m. indica la qualità di ciò che è metà dell'intero, sia in senso spaziale che temporale: mezzo arco di ponte (Pg XIX 42); 'l mezzo cerchio del moto superno (IV 79); sereno / di mezza notte nel suo mezzo mese (XXIX 54); e già il sole a mezza terza riede (If XXXIV 96); Di mezzo agosto (Rime LXXIII 5); e poi Cv III V 13 (due volte, di cui una in integrazione), 14, 15 (due volte) e 18, IV VIII 7, XXIII 15 e 16 E però si dice mezza terza... mezza nona... mezzo vespero (con riferimento alla metà delle ore canoniche, ciascuna delle quali durava tre ore a partire dalle sei del mattino, per cui la mezza terza corrispondeva alle sette e mezza, la mezza nona all'una e mezza pomeridiana, il mezzo vespero alle quattro e mezzo pomeridiane; v. Busnelli, Appendice XIII al commento del Convivio, pp. 409-411); If VII 35, XXIV 3, XXX 87, Pg IV 42, VI 143, XV 6 e 121, XVIII 76, XXIX 54, Pd XIII 101.
Corrisponde al latino medius, " mediano ", " che sta in mezzo ", in If XVII 83 monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo (Virgilio intende collocarsi sul dorso di Gerione tra la coda maligna della bestia e D.), mentre in Pg XII 44 ha il valore avverbiale di " a metà ": vedea io te / già mezza ragna.
Frazionale in Cv II XIV 16 quattordici anni e mezzo, e Pd XXVII 117.
Figura infine in alcune locuzioni assimilabili a costrutti notati anche a proposito di m. sostantivo (v.): mi senti' un vento dar per mezza / la fronte (Pg XXIV 148): " in piena fronte, si potrà intendere, a meno che Dante non abbia voluto essere più sottilmente preciso, indicando la sezione della fronte in cui si trovava la lettera P corrispondente al peccato " (Mattalia); la proda che 'l pozzo circonda / torreggiavan di mezza la persona (If XXXI 43).
Frequentemente segue l'uso latino: In mezzo mar siede un paese guasto (If XIV 94); Per mezza Toscana si spazia / un fiumicel (Pg XIV 16); marinari in mezzo mar dismago (XIX 20); un alber che trovammo in mezza strada (XXII 131).