TRASPORTO, Mezzi di
Etnografia. - Avviene assai raramente che le materie prime si trovino sul luogo stesso dove devono essere usate e consumate. Il più delle volte occorrono dei mezzi per far superare ad esse le diverse tappe o per far superare all'uomo le distanze che lo separano dai luoghi dove si svolgono le sue successive attività.
La prima grande distinzione dei mezzi di trasporto viene fatta in base all'ambiente nel quale essi si esplicano, e cioè: trasporti per terra e trasporti per acqua, mentre quelli per aria esulano naturalmente dal campo dell'etnologia culturale, eccezion fatta per il lancio di oggetti; quest'ultimo caso però, siccome la propulsione è dovuta unicamente alla spinta ricevuta a partire dal suolo e non si rinnova nell'aria, andrà considerato fra i sistemi di trasporto terrestri; a questo stesso gruppo andrà riferíto il trasporto occasionale di oggetti affidati alla forza del vento.
Il trasporto per acqua dispone di mezzi così speciali e ha raggiunto tale ampiezza da dover esser trattato a parte (v. navigazione).
Sempre in base all'ambiente, i mezzi di trasporto terrestri si possono distinguere in due grandi categorie: trasporti su terreno normale e trasporti su neve e ghiaccio. Questi ultimi, in confronto ai primi, hanno dato luogo a procedimenti molto particolari e devono essere anch'essi studiati a parte e quindi, per il trasporto a trazione di un veicolo, v. slitta, per il mezzo inventato dall'uomo per trasportare sé stesso v. scarpa da neve.
Prima d'intraprendere lo studio dei trasporti su terreno normale l'indagine deve portarsi alle vie di comunicazione. Basterà qui ricordare che si può avere: assenza di strade, strade rudimentali, strade normali, strade a gradini, scale, gallerie, ponti, traghetti.
La prima ripartizione pratica dei mezzi di trasporto su terreno normale è quella che distingue il trasporto effettuato dall'uomo stesso da quello operato da animali. Il primo può essere eseguito secondo quattro procedimenti: 1. il carico portato addosso; 2. il carico trascinato (o spinto) sul suolo; 3. il carico gettato o fatto scivolare; 4. il carico posto su un veicolo per mezzo del quale esso viene trasportato.
Il trasporto eseguito da un uomo solo può essere compiuto direttamente (con una o due mani, su un braccio o su tutti e due, su una spalla, sulla nuca, tra i capelli, sulla testa), o per mezzo di un apparecchio di sospensione. In tal caso il carico può essere portato alla cintola, al collo sospeso alla spalla, ai fianchi, al dorso, alla nuca, alla fronte. Questi diversi procedimenti possono essere ripartiti nelle 10 categorie seguenti, le prime 6 delle quali riguardano il trasporto di oggetti piccoli o molto pesanti, mentre le altre 4 riguardano il trasporto per lunga durata di oggetti di peso medio.
1. Il portare in mano o sul braccio non costituisce che un procedimento occasionale per oggetti di peso lieve; presenta inoltre lo svantaggio di immobilizzare una o ambedue le mani.
2. Gli Australiani, che vivono nudi e possiedono capelli assai lunghi, hanno l'abitudine di portare degli oggetti, sempre di poco volume, nei capelli, non alla sommità del capo ma sull'occipite, fermandoli con cordicelle. L'oggetto, avvolto fra i capelli, rimane celato e l'individuo si presenta come fornito di una voluminosa capigliatura.
3. Il portare un oggetto alla cintura o intorno al collo ha il vantaggio di mantenere libere le mani, ma vale solo per oggetti di poco volume e di peso ridotto.
4. Il sospendere un oggetto alla spalla è già un procedimento più importante, sebbene non permetta il trasporto di grossi carichi. È così che si portano le bisacce.
5. Il trasporto diretto sulla spalla è praticato sia per oggetti allungati come le sbarre, sia per carichi pesanti ma soltanto per brevi distanze; è sulle spalle e sulla nuca che gli scaricatori portano comunemente sacchi del peso di un quintale.
6. È pure sulla nuca o sulle reni che si portano carichi pesantissimi per mezzo di un supporto ben fissato alle spalle, che distribuisce il peso sulla cintura scapolare, la nuca, la cintura pelvica e i lombi. In Inghilterra gli sgomberatori usano portare su un piano sostenuto dalla regione scapolare grossi mobili, armadî, banchi, ecc. Ma il sistema nel quale è interessata la regione lombare è molto più diffuso: esso consiste in un piano fissato a montanti appesi alle spalle, fra i quali viene posto il carico: così vien fatto il trasporto della torba nell'Europa centrale; oppure sono lunghe gerle a intrecciatura o di legno, come quelle usate nell'Europa centrale per la vendemmia. Tale procedimento è una forma di passaggio a quello in cui solo il dorso sopporta il peso.
I quattro procedimenti rimanenti sono adottati per lunghi percorsi e permettono tuttavia di portare un carico medio, o forte: trasporto a dorso, trasporto con una pertica sulle spalle, trasporto con la fronte, trasporto sulla testa.
Il primo di questi, come anche i due ultimi, presentano in più il vantaggio di mantenere libere le mani. Tuttavia nel trasporto sulla testa la libertà delle mani è relativa, dovendo esse di frequente aiutare a mantenere il carico in equilibrio.
7. Tipico del trasporto sul dorso è lo zaino: ma in molte regioni della terra si portano così anche gerle, di dimensioni medie, sostenute da bretelle. Tuttavia, se si esclude l'Europa, tale sistema lascia la preferenza ai tre procedimenti che seguono.
8. In Europa, nelle campagne, si vedono di frequente le donne portare due secchi di acqua sospesi alle estremità di una corda che passa sulla nuca. In alcuni paesi è un vero e proprio giogo di legno che si pone sulla nuca con una funzione analoga. Se il giogo diviene una pertica di una certa lunghezza ed è sostenuto da una o da ambedue le spalle, i due pesi, uguali, attaccati alle estremità non dànno noia a camminare (fig. 1, a sinistra); tale procedimento che talvolta si siede anche in Europa, è di uso generale e assolutamente tipico dell'Estremo Oriente e della Polinesia. La prima forma di questo mezzo di trasporto fu un bastone, poggiato sulla spalla, all'estremità del quale era appeso il carico: tale procedimento è ancora praticato da coloro che fanno lunghe marce. Infine un terzo sistema di trasporto a spalla con l'aiuto di un bastone consiste nel portare il carico su una spalla, con o senza bastone o un apparecchio di sostegno, e alleviando il peso con un secondo bastone che fa leva sull'altra spalla. Tale procedimento s'incontra molto spesso in Africa.
9. Nel trasporto con la fronte (fig. 1, al centro) il carico sta sul dorso ove appoggia direttamente o per mezzo di un recipiente; ma è sostenuto da una fascia che passa intorno alla fronte o, talvolta, alla sommità del capo; tale sistema, di uso assai raro in Europa, è frequentissimo negli altri continenti.
10. Il trasporto sul capo (fig. 1, a destra) ha avuto particolare importanza in Africa. Si ritiene talvolta che il portamento altero delle donne di colore scuro sia un carattere acquisito per ereditarietà nel corso del tempo, e dovuto all'abitudine di portare in equilibrio sulla testa giare di acqua. Prima della diffusione delle automobili e della costruzione di buone piste, la mosca tse-tse nella savana e la densità delle foreste, facevano sì che le carovane non fossero composte da bestie da soma, ma da uomini i quali portavano i fardelli sulla testa.
Tanto per attutire la durezza del carico quanto per tenerlo bene in equilibrio, fra esso e la testa viene spesso tenuto un cercine di paglia. Nell'America, l'introduzione di schiavi negri contribuì a dare a questo procedimento una grandissima diffusione. Per il trasporto di un carico operato da più uomini sarà sufficiente menzionare quello, più frequente, fatto per mezzo di telai a barella.
Il trasporto di un bambino è un procedimento assolutamente speciale, che differisce a seconda che si tratti di un lattante o di un bambino più grande che può più o meno camminare o tenersi in piedi, ma è d'impedimento per la sua lentezza. Nel caso di un lattante ci troviamo di fronte alle numerose culle portatili nelle quali il piccolo è più o meno immobilizzato; se il bimbo è più grande, esso viene generalmente portato sul dorso dalla madre con l'aiuto di un mezzo di sostegno.
Il trasporto di un adulto si fa in maniera del tutto diversa da quello di un bambino. L'adulto potrà essere portato sia da un solo individuo, sia da più individui. Nel primo caso esso sarà, nella maniera più semplice, portato sul dorso o sulle spalle. I Daiaki di Borneo usano portare un uomo sul dorso sospendendolo alla loro fronte, come nel procedimento sopra descritto. Il trasporto di un adulto operato da due o più individui, si farà sia per mezzo di un'amaca sia per mezzo di una portantina. Nel caso dell'amaca questa può essere sospesa a una pertica (Giappone, Madera, Africa) o a due (Cina, Corea). La distribuzione dell'amaca in Africa deve essere considerata in modo particolare. Con una soluzione di continuità corrispondente alla regione Gabon-Camerun-Nigeria, essa si trova esclusivamente sul versante atlantico dall'Angola alla Sierra Leone. Dall'Angola alla Costa d'Avorio essa non è usata che come mezzo di trasporto per viaggi: così pure avviene nella Liberia e nella Sierra Leone, dove però serve anche per riposo. L'amaca sembra dunque corrispondere al dominio della cultura guineana-congolese, aspetto africano dell'amalgama delle due culture matriarcali. Tale corrispondenza sembra tuttavia illusoria perché, secondo Lindblom, l'amaca in Africa fu importata dall'America del Sud al tempo della tratta degli schiavi, probabilmente per opera dei Portoghesi del Brasile. Il fatto che non esiste legame geografico fra l'amaca africana e quella asiatica parrebbe deporre in favore di questa ipotesi.
Quanto alla portantina, essa è stata in uso nell'America precolombiana, nell'Asia, nell'Europa e in Africa, ma solo nel Giappone ha raggiunto un alto grado di sviluppo. Nell'Europa essa fu adoperata fino a che non si ebbero buone strade bene illuminate e buone vetture a ruote.
Sembra a prima vista che il fatto di spingere o trascinare un carico non possa dare buoni risultati. Bisogna pensare però che la mancanza della ruota, se non è un ostacolo per la creazione di veicoli da neve, impedisce ogni utile sviluppo dei veicoli su terreno normale, e la ruota non è che un'acquisizione tardiva nella storia della civiltà (v. carro e carrozza). D'altra parte, se degli animali possono tirare facilmente pesi medî (il cavallo che tira una treggia o "travois": v. sotto) o grossi (l'elefante che trascina dei tronchi), ciò che può fare l'uomo da solo è ben poca cosa. Tuttavia è con questo sistema che sono state eseguite opere veramente grandiose dai primitivi della preistoria e da quelli moderni. Più notevole della collocazione dei blocchi di pietra per la costruzione delle piramidi d'Egitto, è l'erezione della stele monolitica (menhir) di Locmariaquer (Bretagna), che, prima di cadere colpita dal fulmine, pesava 347 t. e misurava 23 m. di altezza. Più rimarchevole ancora è la sovrapposizione, in alcune fortezze incaiche, quali quella di Saxahuacán presso Cuzco (Perù), di blocchi di pietra il cui peso è stimato per alcuni di essi a oltre 360 t.; tanto più che si sa che le civiltà americane hanno ignorato il principio della ruota e che la fortezza in questione è situata in alto e a 35 km. di distanza dalla cava dalla quale i blocchi sono stati estratti. Sui sistemi di trasporto usati in tali occasioni non possiamo fare che supposizioni: certo dovette essere necessaria la forza simultanea, non di centinaia, ma di migliaia di uomini. Il sec. XX fornisce anche casi simili: così i capi abissini, in mancanza di ruote, facevano portare il materiale da costruzione per i loro centri da squadroni di uomini. Si suppone inoltre che il trasporto di materiale molto pesante si effettuasse, nella preistoria, con la costruzione di piani inclinati provvisorî. Infine, può essere stato applicato un sistema primitivo di paranchi senza pulegge, simultaneamente con i piani inclinati o indipendentemente da questi: tale procedimento è ancor oggi impiegato dagli Eschimesi per trasportare la caccia grossa sulla terraferma (fig. 2).
L'esempio più semplice di trasporto a getto è dato da una palata di terra gettata con una pala. Allorché la forza di propulsione viene prodotta da un apparecchio a molla, anziché dal braccio umano, si arriva alla catapulta che veniva usata in guerra per proiettare grosse pietre contro le difese nemiche. Il limite fra il trasporto per getto e quello per scivolamento non è ben marcato; si riscontrano infatti tutti gli stadî intermedî fra il lancio di un tronco d'albero da un punto sopraelevato e il suo scivolamento lungo un declivio. Poi, dallo scivolamento occasionale di un tronco o di un blocco si passa allo scivolio regolare verso la valle di tronchi abbattuti lungo piste apposite, praticate nei punti più adatti del declivio, e spesso assai lunghe, nelle quali i materiali sono debitamente incanalati. Un tale sistema di trasporto, ben inteso, può effettuarsi facilmente sulla neve mentre su terreno normale è necessaria una pendenza notevole del terreno. Il procedimento non può, dunque, essere applicato che in paesi più o meno montuosi: in pratica viene quindi ad essere escluso dalla maggior parte delle tre principali regioni forestali della terra: la foresta equatoriale africana, la "taiga" siberiana e la foresta brasiliana.
Nel trasporto con veicolo, eseguito dall'uomo solo su terreno normale, va fatta distinzione a seconda che il veicolo possieda o no le ruote. In ognuno dei due casi, poi, bisogna riconoscere se l'uomo deve trasportare sé stesso oppure un carico. Per trasportare sé stesso, senza l'aiuto di ruote, su terreno normale l'uomo dispone di due mezzi di trasporto, uno dei quali è così semplice e abituale, che spesso sfugge in una simile esposizione: la calzatura; l'altro, relativamente poco usato, non permette che uno spostamento goffo e limitato: i trampoli. Fra i due se ne pone un terzo il quale, però, si collega ai mezzi di trasporto su neve ed è studiato a parte: il pattino o scarpa da neve. Fu il Mason a dimostrare che la calzatura doveva essere considerata come il primo veicolo. Alcune forme di essa, infatti, sebbene in certi casi appesantiscano il passo, permettono più di quanto non si pensi comunemente di superare ostacoli quali spine, ecc., rendendo il passo più regolare e di maggiore resistenza. Inoltre, quando si parla della necessità della calzatura per le esigenze del clima si pensa generalmente alle regioni artiche dove la calzatura è addirittura indispensabile; ma chi ha percorso dei deserti torridi, quale il deserto somalo, ha potuto constatare che sul mezzo del giorno le pietre che ricoprono il suolo sono talmente calde che gli stessi Somali e Dancali, i quali vanno a testa scoperta, non vi possono poggiare il piede nudo: dei sandali sono per essi assolutamente necessarî. Per le forme primitive di calzature, v. mocassino.
Come seconda forma di veicolo usato dall'uomo solo per spostare sé stesso abbiamo i trampoli. Sebbene essi abbiano limitata importanza, pur tuttavia assumono tre funzioni diverse: possono infatti servire per uso pratico, come avviene nella coltura del luppolo, nella contea del Kent (Inghilterra) dove misurano non meno di 5 metri di altezza; per la sorveglianza delle greggi nelle lande della Francia sud-occidentale; per traversare un terreno paludoso, ecc. Riguardo ai trampoli usati nelle lande può darsi che essi provengano originariamente dai paesi baschi, dove anche sono diffusi. Nell'Africa, il dominio dei trampoli coincide con quello delle maschere, estendendosi dall'Atlantico all'Oceano Indiano mentre in altri due grandi dominî essi sono del tutto ignorati, e cioè, nel SO. e nel N. (dal Mediterraneo a una linea che corre dal sud del Senegambia al sud dell'Etiopia); si tratta principalmente, nel dominio africano, di un uso rituale. Lo stesso uso avevano nell'antica Roma, nell'antico Egitto, lo hanno nell'India centrale di oggi, nella Cina, nella Nuova Zelanda. I trampoli possono infine, e questo è l'uso più comune, servire per giuoco o sport (Giappone, Insulindia, Polinesia, oltre all'Europa). I trampoli da giuoco dell'America Settentrionale sembrano essere d'importazione post-colombiana. In quanto a quelli dell'America Meridionale, osservati presso i Siusi del Brasile nord-occidentale, i Cavina della Bolivia, gli Ashlushlai del Chaco e gli Araucani del Chile, senza che se ne conosca ancora la loro utilizzazione, si è indotti a metterli in relazione con quelli della Polinesia.
Il trasporto di un carico su un veicolo senza ruote, operato dall'uomo su terreno normale, ha pochissima importanza in confronto al trasporto dell'uomo stesso. Infatti, se per la neve la treggia da cacciatore ha dato origine alla slitta, non esistono veicoli simili se non occasionali e senza importanza, per terreno normale.
Invece il veicolo a ruota, tirato dall'uomo senza l'aiuto di un animale ha già la sua importanza ed è caratteristico del continente antico poiché l'America non ha conosciuto la ruota (v. carro e carrozza). Prima di tutto vanno qui menzionati tre tipi di veicoli: la carriola europea, la carriola cinese, il jinrikisha (rickshaw.). La prima ha la ruota spostata in avanti e non è praticamente usata che per il trasporto di materiale. La seconda (fig. 3, a sinistra) ha la ruota al centro del piano che porta il carico: l'uomo viene quindi ad essere alleviato di una parte del peso, che grava piuttosto sulla ruota; il piano, diviso in due metà dalla ruota, è piatto invece di essere concavo, e serve a trasportare tanto merci quanto passeggeri; la carriola cinese richiede una ripartizione del carico più equilibrata che non la carriola europea. Il jinrikisha (fig. 3, a destra), che s'incontra da Ceylon al Giappone, ed è anche emigrato nell'Africa meridionale, costituisce una delle caratteristiche di tutte le città dell'Estremo Oriente per il trasporto di singoli passeggeri; è un carrozzino a due ruote, sul quale è seduto il viaggiatore, che un portatore tira correndo; vinta la prima resistenza lo sforzo per trascinarla non è considerevole, ma sono necessarie strade orizzontali e ben tenute. Per quanto tale veicolo sia tipico della cultura sinica, esso non è tuttavia un elemento culturale antico; data dal sec. XIX, e, inoltre, sembra essere stato inventato da un Americano. Vanno ora ricordati i diversi veicoli, tirati dall'uomo, della cultura occidentale, le carrozzine per il trasporto dei bimbi, i piccoli carretti di forme diverse a più ruote, ecc.
Il veicolo a ruote mosso dall'uomo per trasportare sé stesso è un prodotto della cultura occidentale e comprende, da una parte, i pattini a rotelle, dall'altra tutti i gruppi di cicli (bicicli, tricicli, biciclette) alcuni dei quali combinati per il trasporto dell'uomo e il trasporto delle merci, sono i predecessori della motocicletta e dell'automobile, il cui movimento non è più dato dall'uomo. Grazie all'aiuto degli animali domestici, il trasporto poté prendere gran diffusione già molto prima dell'era dei mezzi motorizzati (ferrovie, automobili) che comincia col sec. XIX.
Il trasporto con animali va diviso secondo che questi sono usati come animali da sella, da basto o da tiro. Non si può dare, cronologicamente, la priorità assoluta a uno di questi tre sistemi in rapporto agli altri, dato che, perfino in una questione apparentemente così semplice come è quella della renna, che è bestia da tiro per i Lapponi e i Samoiedi e da sella e da basto per i Tungusi e i Soioti, gli autori sono in disaccordo, non sapendo a quale di queste due forme di utilizzazione debba esser data la priorità (v. slitta). Dovremo considerare dunque l'uso degli animali per la sella, il basto e il tiro come sviluppatosi parallelamente.
Degli animali da sella il più importante è il cavallo. Il suo dominio principale è l'Asia, nella quale è stata possibile perfino la formazione di interi eserciti di cavalieri. Di uso meno generale, ma di forte importanza regionale sono il mulo, specialmente per l'Abissinia, il dromedario per l'Africa Settentrionale e l'Asia occidentale (dall'Arabia al Buchara), poi la renna per i Tungusi e i Soioti, il yak per la Mongolia, il Turkestan cinese e specialmente il Tibet, e infine il bufalo nell'Asia sud-orientale. Altri animali, quali, per es., l'asino, sono usati da sella solo occasionalmente. Bisogna tuttavia fare menzione dell'elefante (specialmente quello d'Asia) il quale porta generalmente i passeggeri in una specie di grossa cesta mentre il "cornac" lo guida stando seduto sulla sua testa. L'America precolombiana e l'Oceania non hanno conosciuto il cavallo, né alcun altro animale da sella. Gli animali da basto sono gli stessi di quelli da sella, ai quali, però, va aggiunto l'asino per l'Africa, l'Europa e l'Asia, il cammello (a due gobbe) per l'Asia centrale e orientale, il lama per la regione centrale andina dell'America del Sud. Prima che fosse costruita una vera rete stradale, il trasporto con gli animali da basto era il solo usato per le grandi distanze. Esso però esigeva la formazione di carovane. E poiché l'America e l'Oceania non possedevano animali adatti, l'Africa a causa della mosca tse-tse non permetteva l'acclimazione su grandi estensioni, e l'Europa aveva superficie ridotta e permetteva una navigazione penetrante nelle sue coste frastagliate e i suoi corsi d'acqua, fu l'Asia il continente dove si organizzarono carovane, talvolta così grandi da contare fino a 20.000 cavalli.
Gli animali da tiro non sono esattamente gli stessi di quelli da sella e da basto. I camelidi (dromedario, cammello, lama) e il yak vengono a essere esclusi (l'usanza che i Mongoli hanno d'attaccare il yak all'aratro deve essere considerata più come un tentativo che come un procedimento regolare). Il cavallo, il mulo, l'asino, la renna, il bufalo, l'elefante rimangono come animali da tiro; si hanno, inoltre, i due animali più anticamente addomesticati dall'uomo: il cane e il bue. È specialmente nella regione artico-subartica che il cane serve come animale da tiro, ma è ancor oggi di uso corrente nelle Fiandre e in alcuni cantoni della Svizzera (specialmente quello di Berna) per il traino di carrette da lattai. Il bue è l'animale da tiro per eccellenza; il bufalo, che come animale domestico s'incontra dall'Italia alle Isole della Sonda, sostituisce assai vantaggiosamente il bue nelle regioni acquitrinose e rende ottimi servigi per l'agricoltura nelle risaie dell'Asia sud-orientale.
Gli animali da tiro possono trainare un carico in quattro maniere: direttamente sul suolo, su una treggia, su una slitta da terra, su un veicolo a ruote. La trazione diretta è impiegata, per esempio, dagli elefanti per l'asportazione di grossi pezzi di legno. Inoltre è alla trazione diretta che va collegata quella dell'aratro, ma questo strumento necessita di uno studio speciale (v. aratro). La treggia (v. slitta, XXXI, p. 954, fig., n. 7, 8a, 8b) è composta da due pertiche o rami di albero, attaccati a un cavallo come le stanghe di un carretto, ma che strisciano sul suolo invece di essere adattate a un veicolo a ruote, e sono semplicemente riunite da un pezzo trasversale; massima diffusione ha la treggia (fig. 4) fra gl'Indiani delle pianure dell'America Settentrionale ma essa non è sconosciuta nemmeno nelle regioni subartiche dell'Eurasia dove la si incontra, ancor oggi, presso i Finni. La slitta terrestre, di piccole dimensioni, non corrisponde che alla parte anteriore di una slitta normale, e s'incontra occasionalmente nell'Europa e nell'Asia; alcuni autori, quali il Leser, arrivano a porla all'origine dell'aratro. La principale applicazione della trazione di un veicolo a ruote, nell'antichità, fu il carro da combattimento, a due ruote, di uso comune verso il 2000 a. C. (v. guerra). Allorché i Romani ebbero sviluppato sistematicamente la loro rete stradale i carri cominciarono a sostituire in parte le carovane. Questi carri romani non erano tuttavia l'equivalente dei carri dei tempi moderni e ciò dipendeva specialmente dal sistema di bardatura. Come è dimostrato dai bassorilievi della civiltà mediterranea antica, i carri dell'epoca (carri dei capi e carri da combattimento) erano estremamente leggieri. Essi tuttavia furono i soli possibili fin verso il 1000 della nostra era, data la maniera con cui era attaccato il cavallo: la trazione veniva infatti fatta esercitare sul collo, ciò che faceva tenere al cavallo la testa eretta, ma lo soffocava. Inoltre, nell'antichità si ignorava l'attacco in fila e la ferratura a chiodi. Ecco, dal De Cursu publico, il carico-limite delle vetture romane, tirate indifferentemente da muli o buoi (questi ultimi tiravano col giogo):
L'attacco antico era dunque di un'estrema debolezza ed è solamente nel sec. X che fu trovato l'attacco moderno, nell'Europa occidentale: collare rigido, che poggia esclusivamente sulle spalle senza più toccare il collo. Questo tipo di attacco è ancora in uso e, insieme all'attacco in fila e alla ferratura, permette carichi cento volte maggiori di quelli dell'antichità. Il Lefebvre des Noëttes ritiene che lo sviluppo della schiavitù sia dovuto, almeno in buona parte, alla debolezza dei carriaggi antichi; essa infatti disparve a poco a poco con l'applicazione dell'attacco moderno. E, secondo lo stesso autore, se la schiavitù è stata così fiorente dopo la scoperta dell'America, è perché il continente nuovo era sprovvisto di bestie da tiro e quindi fino a che non furono sviluppati i mezzi animali e meccanici moderni bisognò ricorrere al lavoro degli schiavi.
Bibl.: O. T. Mason, The Human Beast of Burden, in Report of the U. S. National Museum for 1886-87; id., The Beginnings of the Carrying Industry, in The Amer. Anthrop., s. 1a, II (1889); id., Primitive Travel and Transport., in Report of the U. S. Nat. Mus. for 1894; Lefebvre des Noëttes, La force motrice animale à travers les âges, Parigi 1924; id., Le cheval de selle, ivi 1931; P. Leser, Landwirtsch. Sommerschlitten, in Ethnologica, III, Lipsia 1927; K. G. Lindblom, The Use of stilts, especially in Africa and America, in Smärre Meddelanden, III, Stoccolma 1927; id., Further Notes on the Use of Stilts, ibid., VI (1928); id., The Use of the Hammock in Africa, ibid., VII (1928).