Metropolis
(Germania 1925-26, 1927, colorato, 166m a 22 fps, 128m a 22 fps nell'edizione restaurata); regia: Fritz Lang; produzione: Erich Pommer per UFA; sceneggiatura: Thea von Harbou; fotografia: Karl Freund, Günther Rittau; effetti speciali: Eugen Schüfftan; scenografia: Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Vollbrecht; costumi: Aenne Willkomm; musica: Gottfried Huppertz.
Metropolis è una città del futuro, caratterizzata da un forte sviluppo tecnologico e da una netta contrapposizione tra la classe dei lavoratori e quella dei milionari. I lavoratori, sottoposti a un regime duro, vivono nei sotterranei. Sono guidati da Johann Fredersen, che dall'alto della grande torre controlla le attività produttive. Suo figlio Freder vede casualmente emergere dalle profondità di Metropolis un gruppo di bambini poveri accompagnati da una giovane donna, Maria. Colpito dalla miseria dei ragazzi e dalla bellezza della donna, Freder penetra nei sotterranei, scopre lo spazio della fabbrica e decide di scambiare la propria vita con quella di un operaio. Nelle catacombe, il livello più profondo della città, Freder incontra Maria, che ispira negli operai una moralità cristiana. I due giovani si innamorano. Intanto Fredersen si reca dallo scienziato Rotwang, che ha costruito un robot capace di agire, e gli suggerisce di rapire Maria per dare al robot le sue fattezze, costruendo così un doppio diabolico. Dopo la trasformazione, Freder sorprende il padre con la falsa Maria e ne è traumatizzato; nel delirio della febbre Maria gli appare come un'immagine del peccato. Intanto il robot aizza la rivolta operaia: i lavoratori distruggono le macchine, provocando l'inondazione della città. Freder e la vera Maria, finalmente libera, salvano i bambini dalla catastrofe, mentre gli operai catturano il robot e lo bruciano come una strega. Nel duello finale Freder elimina Rotwang e sancisce poi l'accordo tra il tecnocrate e i lavoratori. Come recita l'aforisma del film: "Mediatore tra il cervello e le mani dev'essere il cuore".
Massimo sforzo produttivo dell'industria cinematografica tedesca, Metropolis affronta un nodo storico essenziale, gli effetti disumani dell'industrializzazione, proponendo una ricomposizione simbolica del conflitto tra tecnologia e lavoro, tra padroni e operai. Ma soprattutto si tratta di una grande esperienza di messa in scena, che punta a sviluppare e a valorizzare tutte le potenzialità tecniche, formali ed emozionali del cinema. Fritz Lang realizza uno spazio complesso e spettacolare che garantisce una sorta di monumentalizzazione degli scenari, delle situazioni e degli eventi. Le scenografie non solo disegnano la metropoli del futuro, con riferimenti a New York e all'architettura utopica del futurismo e dell'espressionismo, ma costituiscono a volte sintesi di particolare suggestione con l'architettura e l'arte europea, da Bruegel al Jugendstil, dall'arte meccanomorfa al Bauhaus. Lo spazio di Lang, realizzato anche grazie a una tecnica di effetti speciali inventata da Schüfftan, costituisce una figurazione intensiva della modernità e delle sue contraddizioni. Il regista delinea il mondo delle macchine con una forza espressiva nuova e, al tempo stesso, sviluppa le potenzialità comunicative e formali della messa in scena cinematografica, lavorando sulla composizione visiva e sui ritmi.
Le configurazioni visive puntano a costruire strutture geometriche, in cui la varietà degli elementi è ricondotta a un principio formale. Dove è possibile, inoltre, Lang tende a ricondurre gli spazi e le inquadrature a una struttura simmetrica. La distribuzione degli operai, in particolare, assume configurazioni che riflettono il modo d'essere dei lavoratori e la loro funzione sociale e politica. All'inizio essi sono disposti a rettangolo e procedono con grande lentezza, attestando così la durezza del lavoro cui sono costretti; durante la rivolta si dispongono in maniera caotica e magmatica, per sottolineare la mancanza di finalità costruttive della ribellione; infine, mentre si apprestano ad un accordo con l'industriale, si sistemano ordinatamente a cuneo, come una struttura geometrica definita e operante, capace di svolgere un ruolo sociale attivo e produttivo. Sono questi modelli di forte figurazione del visibile che distaccano nettamente Lang dall'espressionismo e sottolineano la sua intenzione di inscrivere le idee nella composizione visiva. Tali scelte registiche riflettono non solo un'affermazione della centralità della messa in scena come processo figurativo forte, ma anche una volontà di stile e un'idea di forma filmica estremamente rigorose. Come hanno detto variamente critici e cineasti legati alla Nouvelle vague, da Truffaut a Rivette, Lang rappresenta l'idea stessa di regia al massimo grado.
Al contrario la struttura narrativa e l'orizzonte immaginario del film sono stati spesso criticati in quanto semplicistici. Ma se l'assunto ideologico appare approssimativo e superficiale, altri elementi invece attivano un percorso semantico complesso e una serie di interrelazioni latenti molteplici, che aprono alla ricchezza delle significazioni. L'assunto ideologico del film, di impianto cristiano-conservatore, è invero attraversato da una serie di riferimenti che rinviano all'orizzonte della mitologia, della magia e dell'esoterismo, costituendo un tessuto simbolico di indubbia complessità.
La storia di Metropolis è anche l'avventura di una distruzione e di un importante restauro. La prima versione del film, infatti, venne ritirata dall'UFA e sostituita con una accorciata di circa 900 metri (poi ulteriormente ridotta), mentre le copie del film sparivano durante le catastrofi storiche della Germania. Il lavoro di restauro del Münchner Filmmuseum, sotto la guida di Enno Patalas, ha consentito la ricostruzione di una copia di circa 3.200 metri, che ha reintegrato molte delle procedure compositive più complesse elaborate da Lang.
Interpreti e personaggi: Brigitte Helm (Maria/il robot), Alfred Abel (Johann Fredersen), Gustav Fröhlich (Freder), Rudolf Klein-Rogge (Rotwang), Heinrich George (Grot), Fritz Rasp (uomo magro), Theodor Loos (Josaphat), Erwin Biswanger (Georg), Olaf Storm (Jan), Hanns Leo Reich (Marinus), Heinrich Gotho (maestro di cerimonie), Margarete Lanner.
Metropolis, con testi di F. Lang, T. von Harbou, K. Freund et al., Berlin 1927.
L. Buñuel, Metropolis, in "Gaceta literaria", 1 mayo 1927 (trad. fr. in "Cahiers du cinéma", n. 223, août-septembre 1970).
S. Kracauer, From Caligari to Hitler, Princeton (NJ) 1947 (trad. it. Milano 1954).
L. Eisner, L'écran démoniaque, Paris 1952 (trad. it. Roma 1955).
P. Jensen, Metropolis, in "Film Heritage", n. 2, 1968.
R. Dadoun, Metropolis, Ville-Mère, Mittler-Hitler, in "Revue française de psychanalyse", n. 1, 1974.
A. Huyssen, The vamp and the machine, in "New German critique", n. 24-25, 1981/82.
A. Bergala et al., Metropolis, un film de Fritz Lang. Images d'un tournage, Paris 1985.
P. Bertetto, Fritz Lang. 'Metropolis', Torino 1991.
H. Schonemann, Fritz Lang Filmbilder, Potsdam 1992.
L. Quaresima, Ninon, la hermana de María, 'Metropolis' y sus variantes, in "Archivos de la Filmoteca", n. 17, junio 1994.
Th. Elsaesser, Metropolis, London 2000.
Sceneggiatura: 'Metropolis'. A Film by Fritz Lang, London 1973.