PROGETTI, Metodo dei (ingl. The project method)
Metodo pedagogico che risale, come idea germinale, a J. Dewey e ha ricevuto forma concreta, nome, applicazione e sviluppo da un suo allievo, W. H. Kilpatrick; il quale lanciò e definì il nome e il metodo tra il 1918 e il 1922, ricavandoli dalla pratica delle scuole agricole americane (home - projects, cioè attività extrascolastiche assegnate agli allievi in applicazione del già appreso in classe). Più esattamente si direbbe in italiano metodo di "piani di lavoro". Secondo la definizione del Kilpatrick, si tratta di un'attività preventivamente determinata nella quale l'intenzione dominante è un reale requisito che orienta i procedimenti assegnando loro una motivazione". E cioè, stabilito un piano di lavoro - di qualsiasi genere -, un compito da eseguire (individualmente o in gruppo), ad es. la costruzione d'un mobile o d'un apparecchio ovvero lo studio delle cause determinanti lo sviluppo di certe colture agricole in un dato ambiente, si cercano tutte le conoscenze e si approntano tutti i mezzi per conseguire il risultato, cioè risolvere il problema. Le conoscenze non sono date come oggetto o fine in sé, ma sono trovate e indirizzate come mezzo per il fine. Il metodo diviene attivo, il soggetto è personalmente impegnato, il processo conoscitivo diventa coerente ed è sentito come un valore perché diretto a un fine prestabilito e voluto dall'allievo. Il principio è quello d'un interesse vitale, che si esprime nella scelta e nel proposito del soggetto e nasce da una situazione reale del soggetto stesso.
Il Kilpatrick distingue quattro tipi di progetti o piani: 1) il progetto di produzione (un plastico, un apparecchio, ecc.); 2) il progetto di consumazione (cioè l'uso di ciò che è già prodotto, ad es., dell'orario ferroviario per un viaggio); 3) il progetto relativo a un problema (quello che riguarda, ad es., le colture agricole); 4) il progetto dì apprendimento specifico (acquisto o perfezionamento d'una tecnica determinata). Tutte le conoscenze, comprese quelle strumentali, del leggere, scrivere, contare, ecc., possono essere conquistate mediante questo metodo; e molti problemi via via i ragazzi possono proporsi, rendendo vivo e personale l'apprendimento. dinamica la vita della scuola. Malgrado le obiezioni sollevate, non tutte a torto, contro il procedimento (ad es, che richiede condizioni favorevoli). esso ha avuto notevole diffusione, soprattutto negli S. U. A. Esso ha risentito indubbiamente dell'influsso di O. Decroly, sebbene vi sia notevole differenza tra il metodo dei centri d'interessi, nel quale il tema è dato, e il metodo dei progetti nel quale esso è posto. come problema da risolvere e come scopo da raggiungere dal fanciullo stesso. Innegabili anche i rapporti con G. Kerschensteiner; meno importanti quelli col piano di Winnetka e con lo stesso Dalton plan della H. Parkhurst, sul quale si avvantaggia di molto, malgrado l'estrinseca affinità. Del resto, lo stesso Kilpatrick si è da tempo andato districando dalla rigidità dei suoi schemi originarî, ad es. nella sua Philosophy of education del 1951, e anche prima, mentre ha insistito soprattutto sullo spirito animatore del metodo, che deve chiarire ciò che è propriamente educazione (non addestramento. non addottrinamento, ma adeguamento storico-culturale, ecc.). Il compito della quale è la formazione del carattere, onde il Kilpatrick ne ha accentuato il fine personalistico contro quello più rigorosamente sociale del Dewey.
Bibl.: W. H. Kilpatrik, The projects method, New York 1918 (trad. it., Firenze); id., Foundation of method, ivi 1925; J. A. Stevenson, The project method of teaching, ivi 1921; E. Colling, An experiment with a Pr. Curriculum, ivi 1923; R. Dottrens, Le progrès à l'école, Parigi-Neuchâtel 1936; E. Planchard, La pédagogie scolaire, Tournai-Parigi 1948, p. 316 segg.; L. Borghi, Il metodo dei progetti, Firenze 1952; L. Romanini, Il movimento pedagogico all'estero, II: Le esperienze, Brescia 1953, p. 254 segg. Per qualche esperimento italiano v. A. De Ritis, Le mostre didattiche di Legnano, Torino 1928.