METELLO Celere, Quinto Cecilio (Q. Caecilius Metellus Celer)
Figlio di Q. Cecilio Metello Nepote e adottato da un Metello Celere (il cui soprannome era dovuto alla fretta con la quale, alla morte del padre, ne celebrò i ludi funebri). Nel 66 a. C. era legato di Pompeo in Armenia, dove, assalito nei quartieri d'inverno, respinse valorosamente gli Albani. Pretore urbano nel 63, impedì la condanna di C. Rabirio. Scoperta la congiura catilinaria, fu dapprima mandato nella Gallia Cisalpina contro il congiurato Settimio, e poi con le sue tre legioni sbarrò sopra Fiesole a Catilina la ritirata verso nord, obbligandolo ad accettare quella battaglia decisiva presso Pistoia contro il console C. Antonio, in cui quegli trovò la morte. Dopo aver retto la Gallia Cisalpina come proconsole, fu nel 60 console assieme a L. Afranio, e svolse un'energica attività contro una legge agraria proposta dal tribuno pompeiano L. Flavio, che la sua ostinata resistenza valse a far cadere, e contro le iniziate mene demagogiche di Clodio. Morì nel 59, non senza sospetto di veleno. Era marito di Clodia, la famosa amante di Catullo e di tanti altri, e la famigerata moglie fu sospettata di averlo avvelenato.