metalinguaggio
Linguaggio attraverso il quale è possibile fare riferimento o fornire una trattazione o teoria (definendone sintassi e semantica) di un altro linguaggio detto linguaggio oggetto. Il linguaggio oggetto e il m. possono essere distinti o coincidere e in generale si utilizzano dei simboli grafici come « » o “ ”, per circoscrivere l’espressione appartenente al linguaggio oggetto. Quando si utilizza la lingua italiana per insegnare un’altra lingua, l’italiano viene utilizzato come m., e la lingua che viene insegnata ha il ruolo di linguaggio oggetto; diversamente nell’enunciato «“albero” è una parola dell’italiano formata da sei lettere» il m. e il linguaggio oggetto coincidono essendo entrambi l’italiano. Un’attenta analisi del rapporto tra m. e linguaggio oggetto è stata data dal logico matematico Tarski nell’ambito dei suoi studi sulla semantica (➔) formale, in partic. con riferimento alla definizione del concetto di verità nei linguaggi formalizzati. In uno scritto del 1935 (Il concetto di verità nei linguaggi formalizzati) Tarski definì due condizioni di adeguatezza per la costruzione di una definizione di verità: la prima è una condizione formale, per la quale la definizione non deve generare contraddizioni; la seconda è una condizione materiale, per la quale una definizione di verità per un linguaggio L deve rendere deducibili tutti gli enunciati della forma «“N è vero (in L)” se e solo se p» dove N è il nome per un enunciato del linguaggio L, e p è la sua traduzione nel m. in cui la definizione è formulata. Tarski, inoltre, evidenziò come l’identificazione del m. e del linguaggio oggetto nei linguaggi naturali fosse alla base della generazione in questi di paradossi come quello del mentitore o del cretese (➔ paradosso), ossia di enunciati che possono metalinguisticamente parlare della propria falsità.