META
Era per i Romani ogni costruzione che finisce a punta, sicché chiamavano così tanto i mucchi di fieno, che i contadini innalzano nei campi al tempo della fienagione (Columella, III, 19, 2), quanto il cono centrale fisso della mola che serviva a macinare il grano, quanto le colonne a forma circa di cono, che si innalzavano prima di legno e, dall'età di Claudio in poi, di bronzo dorato a terminare nel circo la spina, là dove i carri dovevano girare. Il nome di meta anzi rimane caratteristico soprattutto di quest'ultimo esempio e di qui subì in seguito le sue trasformazioni principali di significato. Appunto per la sua forma conica chiama meta sudans il Cronografo dell'anno 354 la fontana che esisteva presso l'arco di Costantino a Roma.
Bibl.: J. L. Pascal, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des ant., I, p. 1190 seg.; cfr. ibid., III, p. 1840; Schroff, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV (1932), col. 1310 seg.