MESTRE (A. T., 24-25-26)
Città veneta, a 11 km. da Venezia e 3 dalla laguna, a 4 m. s. m., un tempo capoluogo di distretto e ora frazione di Venezia (aggregazione del 15 luglio 1926). Per la sua posizione già da secoli è punto obbligato di passaggio per i viaggiatori che un tempo in diligenza, ora in treno o in automobile si recano a Venezia. Il centro è costituito dalla lunga Piazza Umberto I, a un estremo della quale è la massiccia torre dell'Orologio, del 1108, la sola che sia rimasta del vasto Castello, all'altro la parrocchia di S. Lorenzo; nella Via Palazzo sono alcune vecchie case con bassi porticati, assai caratteristiche. Aveva ancora 6530 ab. nel 1901 e 9093 nel 1911, ma poi è salita a 13.097 nel 1921 (22.469 nel comune) e a 31.390 nel 1930. Data l'impossibilità di espandersi nelle isole, Venezia ha trovato infatti sbocco in terraferma e Mestre si è sviluppata con ritmo febbrile, soprattutto dopo che s'iniziò il lavoro per il nuovo porto di Marghera (v. venezia). Si è costruita una larga via verso ovest e le zone adiacenti sono state coperte di case, officine e depositi, mentre a est, parallela all'asse della città antica, è stata aperta una nuova e larga arteria sul prolungamento della via d'acqua che la unisce a Venezia, per mezzo del canale di San Giuliano. Sempre più importante è diventata anche la stazione ferroviaria, posta a 1 km. e mezzo dal centro. Hanno poi risentito dello sviluppo le vicine frazioni di Carpenedo (dove sono molte ville di Veneziani), Mirano, Brendole, Perlan. A 5 km. da Venezia è Marghera (v.).
Storia. - Il territorio del Mestrino, che probabilmente apparteneva all'agro altinate, ancora nel periodo romano era occupato dall'acquitrino, e la palude avanzava nella terra ferma assai più che oggi. È perciò da dubitare dell'origine romana del castello di Mestre propriamente detto: ché anzi non se ne ha ricordo neppure nella prima età medievale, quando per la disgregazione del centro altinate e di quello opitergino, tutto il territorio restò aggregato alla giurisdizione dell'episcopato trevigiano e sopra esso si disseminarono molteplici pievi. Prima che a Mestre, le nuove linee lagunari, deviate da Altino distrutta, fecero capo a S. Martino de Strata, che ancora al tempo dei Carolingi era il centro maggiore del retroterra lagunare. Allorché il traffico si concentrò nella zona fra il Dese e il Bottenigo, in località poi detta Marghera, là dove fu aperta la stazione di transito (muda), tra i secoli IX e X, molto probabilmente ebbe inizio un posto di controllo, intorno al quale si sviluppò la plebs di Mestre, distinta dalle consorelle limitrofe: fra tutte questa sola infatti meritò il nome di castrum, per le funzioni politico-militari a essa attribuite al limitare della laguna, lungo il quale si arrestava il dominio del ducato veneziano. La sua sorte durante il regno italico, nell'età precomunale e in quella comunale, fu strettamente congiunta alle vicende del territorio trevigiano: fece parte tra il sec. XII e il XIII di quel sistema di regule, che fiorì lungo la laguna, e fu il centro di una di queste, nel quale ebbe sede la curia del giusdicente; e col territorio medesimo passò successivamente sotto il dominio degli Ezzelini, dei Caminesi, degli Scaligeri, e finalmente nel 1337 dei Veneziani, che eressero Mestre a podesteria. Il territorio del Mestrino, come quello più prossimo alla dominante, divenne il più formidabile baluardo avanzato per la difesa della laguna, fortificato solidamente per creare una base militare in terra ferma. E tale il Mestrino fu dalle guerre contro i Carraresi alla lega di Cambray, pienamente giustificando lo sforzo veneziano di costruire un nuovo castello, alla confluenza dei fiumi, in luogo di quello vecchio diroccato. Il possesso del Mestrino aveva per i Veneziani importanza non solo strategica, ma anche e soprattutto per il buon governo del regime lagunare, perché percorso dai più notevoli collettori, che influivano sinistramente sopra la laguna: Bottenigo, Marzenego, Zero, Dese. Se, dopo la lega di Cambrai, la funzione militare passò in seconda linea, divenne più insistente lo studio della regolazione delle acque del Mestrino defluenti nella media laguna, che occupò vari secoli, fino a che non fu regolato il problema idrografico generale con l'estromissione dalla laguna dei corsi principali e con l'indipendenza da questa dei corsi secondarî ridotti nel loro sviluppo a scoli sussidiarî. Per questo, sebbene non fosse mai aggregato alla giurisdizione del Dogado (territorio dell'originario ducato), fu più di ogni altro luogo di terraferma aderente alla vita della città lagunare. Nel 1797, al crollo della repubblica seguì le sorti di quella; egualmente nell'eroico periodo della riscossa del 1848-49, fu teatro di gesta gloriose; e trasse partito dallo sviluppo e dalle necessità di vita di Venezia degli ultimi anni, ospitando le appendici di quella vita che non poteva più trovar giusto adattamento nelle isole.
Bibl.: P. Barcella, Notizie storiche del castello di Mestre, Venezia 1839; D. Fapanni, Della coltivazione dei territori di Mestre e Noale nell'antica provincia di Treviso, Milano 1830; B. Cecchetti, Cenni storici su Mestre, Venezia 1857; D. Bertolini, F. Stefani, G. Berchet, Da Mestre ad Altino, Relazione, in Archivio veneto, XXVI, 231; A. Santalena, I Trevigiani alla sortita di Mestre del 27 ottobre 1848, Treviso 1882; A. Dalmedico, Commemorazione della sortita di Mestre, Venezia 1883; P. L. Rambaldi, La sortita di Mestre, Venezia 1920.