mesto
È usato da D. soltanto in tre luoghi, sempre in rima. In If I 135 color che tu fai cotanto mesti, e in XVII 45 gente mesta, definisce i dannati; in XIII 106 Qui le strascineremo, e per la mesta / selva saranno i nostri corpi appesi, si riferisce alla selva dei suicidi.
Evidentemente la parola, che oggi in italiano ha un valore piuttosto tenue, o almeno non particolarmente drammatico, è sentita da D. col valore originale latino, cioè " disperato ", " tristissimo "; per la mesta / selva va quindi interpretato " per la desolata selva " e forse anche " per la funerea selva ". Si può addirittura pensare che m. sia stato introdotto almeno nel volgare dell'alta poesia proprio da D., visto che non compare nella lirica siciliana e toscana anteriore.
Bibl. - I. Baldelli, in Nuove lett. II 42.