Vedi MESSENE dell'anno: 1961 - 1961 - 1973 - 1995
MESSENE (Μεσσήνη, Messēne)
Nuova capitale della Messenia fondata nel 369 a. C., dopo la battaglia di Leuttra, da Epaminonda, che restituì ai Messeni, esuli a Naupatto, il territorio patrio.
Nei tempi più antichi il nome indicava una regione: esso compare per la prima volta nell'Odissea (xxi, 15 ss.) ed è riferito a un territorio di estensione imprecisata, probabilinente presso Pherai, e cioè nella Laconia. L'etimologia incerta viene sia connessa con Messa, località già menzionata nel Catalogo delle Navi (Iliade), sia intesa come "territorio centrale" (contro cui osterebbe la circoscrizione del nome in età più antica alla sola parte meridionale), ma appare comunque legato alla conquista dorica.
La nuova città si appoggiò al pendio O dell'Itome, ove sorgeva un'antica fortezza-santuario sacra a Zeus; fu munita di una poderosa cinta muraria del perimetro di 5 miglia e mezzo che costituisce uno degli esempî più completi dell'architettura militare del IV sec. a. C.
Le mura merlate, in apparato quadrangolare, sono composte di due paramenti (spessore m 2,50 circa, altezza m 4,50 circa) che reggono un terrapieno di circa 2 m di larghezza, a cui sul lato interno del muro conduce una larga scalinata in pietra. Ad intervalli irregolari sporgono per circa 4 m delle torri larghe 6-7 m, alte m 8,50, quadrate lungo i lati e semicircolarî agli angoli, costruite interamente in pietra e con uno o due piani, quello inferiore comunicante col bastione per mezzo di postierle, fornite di feritoie e finestre e coronate da un tetto spiovente al disotto dei merli; alcune torri di un solo piano fino al secolo scorso erano ancora conservate per un'altezza di oltre 10 metri. Delle porte ne rimane solo una sul lato N (porta d'Arcadia) ove sbocca una strada lastricata. Larga 5,32 m è un esemplare di dìpylon, con un cortile, qui circolare (diametro m 19,7), compreso fra muri alti 7 metri. A destra ed a sinistra dell'ingresso esterno sono due torri quadrangolari e nel cortile, ai due lati dell'ingresso interno, sono due nicchie simmetriche per gli dèi protettori, di cui fa menzione anche Pausania.
Di poco posteriori alle mura di Mantinea (371 a. C.), le fortificazioni di M. sono concordemente datate intorno al 369, ma presentano anche rifacimenti romani.
Dalla porta d'Arcadia una strada a destra, presso il villaggio di Mavrommati, conduce alle rovine della città scavata dalla Società Archeologica Greca, con larghi intervalli, dal 1895 al 1925. Gli scavi sono stati ripresi in questi ultimi anni. Esse comprendono i resti di un piccolo teatro, raro esempio prima dell'età romana di teatro non appoggiato al fianco di una collina, un grande tempio innalzato su una vasta terrazza (forse lo hierothysìon o piazza per sacrificio, ove insieme a quelle di tutti gli dèi greci, si conservava la statua di Epaminonda) e l'agorà. Qui sorgeva il sinedrio, costruito in età ellenistica, identificato dopo gli scavi del 1957 da A. Orlandos con la grande aula di forma all'incirca quadrata aperta sull'agorà, adiacente a un ampio pròpylon e ad un piccolo teatro. Sull'agorà restano anche le vestigia della fontana Arsinoe che raccoglieva l'acqua proveniente dalla fonte Clessidra sull'Itome. Alla città appartengono ancora i resti di uno stadio circondato di portici su 3 lati, di templi e tombe ed heroa di età greca e romana, fra i quali va menzionato uno formato da quattro sepolcri e con focolare centrale.
Le monete di M. esibiscono le immagini di Demetra e Zeus Itomàtes (dopo il 330 a. C. si adottò la misura attica invece di quella eginetica) o più tardi di Zeus e del tripode e si uniformarono infine ai tipi della lega achea, di cui M. entrò forzatamente a far parte dopo il 191 a. C. Le monete di età imperiale romana presentano il busto della ninfa M. o quello dell'imperatore accompagnato all'effigie di Zeus o di altre divinità.
Da M. proviene una base conservata al Louvre trovata da Stackelberg ove in un rilievo, che doveva essere completato da pittura, era raffigurata una scena di caccia al leone. Vi si è voluto riconoscere una replica della venatio Alexandri, il famoso gruppo bronzeo, opera di Lisippo e Leochares a Delfi.
Bibl.: D. Levi, in Enc. It., s. v.; Droysen, in Pauly-Wissowa, V, 1897, c. 188, s. v. Befestigung; Fimmen, ibid., XVIII, 1916, cc. 2305-2307, s. v. Ithome; Reincke, ibid., XXIX, 1931, cc. 1231-1242, s. v. Messenien; A. Blouet, Expédition scientif. de Morée, Parigi 1831-38, I, cc. 23-46, tavv. 22-47; E. Curtius, Peloponnesos, II, Gotha 1852, pp. 139-146; G. Loeschke, Relief aus Messene, in Jahrbuch, 1888, pp. 189-193; P. Perdrizet, Venatio Alexandri, in Journ. Hell. St., XIX, 1899, pp. 273-279; G. P. Oikonomos, in Πρακτικά, 1909, pp. 201-205; 1925-26, pp. 55-66; B. V. Head, Hist. numorum, Oxford 1911, pp. 431-432; A. v. Gerkan, Griech. Städteanlagen, Berlino-Lipsia 1924, pp. 12, 101; Archaeological News, in Am. Journ. Arch., XXX, 1926, 360-361; D. S. Robertson, Handb. Gr. a. Rom. Arch., Cambridge 1929, pp. 169, 335; M. N. Valmin, Études topographiques sur la Messénie ancienne, Lund 1930; G. Säflund,The Dating of Anc. Fortifications in South-Italy and Greece, in Op. Arch., I, 2, Lund 1935; Bull. Corr. Hell., 1958, p. 714 s.
(L. Vlad Borrelli)
Iconografia. - La testa della personificazione della città appare, turrita e velata, su monete del periodo imperiale che sul retro presentano lo Zeus Itomàthas, Asklepios, Eracle, Atena, ecc. (v. anche voce seguente).
Bibl.: Cat. Greek Coins Brit. Mus., Peloponnesus, p. 112, tav. 22, nn. 15, 16; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 432.
(L. Rocchetti)