MESOPOTAMIA
Nel corso dell'ultimo trentennio l'introduzione di nuovi metodi di ricerca sul campo in Iraq e in generale nel Vicino Oriente ha portato all'acquisizione di numerosi e importanti dati riguardanti le culture di epoca preclassica. Programmi di cooperazione internazionale, mirati al rilevamento e al salvataggio delle antichità, hanno permesso l'esplorazione sistematica di aree destinate a essere sommerse da laghi artificiali. La prima importante campagna di salvataggio in Iraq ha avuto luogo lungo il corso del fiume Diyāla (bacino del Ḥamrin); successivamente simili interventi sono stati effettuati sull'Eufrate, nella regione di Haditha (v.) e sul Tigri, nell'area di Eski Mosul. In questo quadro va ricordata la fondazione a Baghdad, nel 1969, dell'Istituto Italo-Iraqeno di Scienze Archeologiche e del Centro Italo-Iraqeno per il Restauro dei Monumenti.
Le indagini svolte da R. J. Braidwood negli anni Sessanta nella regione pedemontana dello Zagros hanno contribuito in maniera sostanziale alla ricostruzione delle culture di età preistorica. La presenza umana in M. risale al Paleolitico Superiore (15.000-10.000 a.C.), cui segue la fase che Braidwood definisce di «produzione incipiente», caratterizzata dalle prime forme di addomesticamento animale e dai primi esperimenti di coltivazione (10000-7500 a.C.). In questo periodo sono documentati campi stagionali e permanenti; in siti come Zawī Černi e Šanidar, nella fascia pedemontana, sono stati rinvenuti resti di installazioni (semplici fosse-silos o strutture circolari di pietra) destinate alla conservazione del cibo, chiaro indizio di un nuovo modo di produzione. Per l'epoca neolitica la documentazione più rilevante in area mesopotamica proviene ancora dalla regione pedemontana dello Zagros (Ğarmo, Tepe Guran, Alī Koš) che presentava condizioni particolarmente favorevoli alla sperimentazione delle tecniche di produzione del cibo all'interno di un'economia di villaggio. Solo recenti indagini hanno permesso di identificare un'occupazione risalente al Neolitico aceramico nella M. settentrionale. Siti come Qermez Dere, presso Tell Afar nella regione del Sinğar e Nemrik, nell'area di Eski Mosul, risalgono al IX-VII millennio a.C. e costituiscono le più antiche tracce del popolamento in questa area.
Ad arricchire la documentazione riguardante le successive culture neolitiche di Ḥassūna, Sāmarrā e Ḥalaf (metà VI-metà V millennio c.a) ha contribuito un'intensa attività di scavo nella regione della Ğazīra irachena, tra il Ğebel Sinğar, il Tigri e lo wuādī Tharthar. Siti quali Yarim Tepe I (v.), Tell Sotto (livelli 3-7), Tulūl eth-Thalāthāt e più a S Umm Dabaghīya hanno inoltre evidenziato una fase di occupazione, risalente alla fine del VII o agli inizî del VI millennio, che prelude alla cultura di Ḥassūna.
Il rinvenimento di strutture destinate all'immagazzinamento testimonia già in questa fase l'esigenza di una centralizzazione della produzione, che si manifesta, sul piano architettonico, attraverso una differenziazione funzionale degli spazî. In alcuni siti le aree di immagazzinamento rivestono notevole importanza soprattutto in rapporto all'esiguo numero delle abitazioni; un indizio, qui come nello Zagros, di centri specializzati abitati forse solo occasionalmente. La breve durata dell'occupazione del villaggio di Umm Dabaghlya, presso lo wādī Tharthar, le condizioni dell'habitat non adatte a uno sfruttamento agricolo intensivo e non ultima la presenza di magazzini sono prova dell'accentramento in questo sito di alarne attività di sussistenza destinate a integrare l'economia di insediamenti stabili situati nell'area circostante (Mortensen, 1983). I magazzini di Umm Dabaghlya e del tell II (livello XV) di Tulūl eth-Thalāthāt presentano evidenti somiglianze con gli edifici di Yarim Tepe I (livello V). I piccoli vani a pianta quadrata privi di accesso e disposti in fila ai lati di lunghi corridoi o raggruppati in nuclei più compatti fungevano da sostruzioni ai magazzini veri e propri. Questo sistema era un espediente per isolare il pavimento degli ambienti superiori e assicurare migliori condizioni per la conservazione delle derrate alimentari. Simili impianti continuarono a essere utilizzati in area mesopotamica fino all'Età Protodinastica (prima metà del III millennio a.C.).
Nuovi dati sulle culture neolitiche e calcolitiche della M. settentrionale si sono ora acquisiti grazie agli scavi promossi nell'ultimo ventennio per il salvataggio di alcuni insediamenti nella valle del fiume Diyāla e sul Tigri, c.a 40 km a NO di Mosul; si sono così potuti riconsiderare alcuni importanti aspetti relativi in particolare al rapporto tra la cultura di Ḥalaf e quella di 'Ubayd (c.a 5200-prima metà IV millennio a.C.), originaria della M. meridionale. Sempre più chiari sono gli indizî di una lenta evoluzione delle aree di cultura Ḥalaf a contatto con la cultura di 'Ubayd, prima della diffusione di quest'ultima nel Vicino Oriente ('Ubayd 3, c.a 4500-4000 a.C.). In particolare il rinvenimento di forme ceramiche di transizione (p.es. a Khirbet Derak sul Tigri e a Tell Ḥassan nel Ḥamrin) che documentano una fase di passaggio; la coesistenza nel bacino del Ḥamrin di siti Ḥalaf (Tell Bustān, Tell Ḥassan) e siti 'Ubayd (Tell 'Abada, Tell Rašīd) e la presenza in alcuni centri della M. meridionale, datati all’ ‘Ubayd I, di ossidiana importata dall'Anatolia, attestano uno stretto contatto tra le due aree.
Le indagini svolte nella valle del fiume Diyāla, inoltre, hanno fornito un'ampia documentazione sull'architettura privata del periodo di 'Ubayd, conosciuta in precedenza solo dagli scavi degli anni '50 nel sito di Tepe Gawra. In numerosi centri (Tell 'Abada, Kayt Qäsim, Tell Madhhur, Tell Songor) è evidente la differenziazione tra architettura privata, con edifici a pianta tripartita semplice, e architettura monumentale, più complessa e articolata, a volte isolata dallo spazio urbano circostante. Non è ancora possibile definire con precisione la funzione degli edifici monumentali: si parla così di «maison du prestige» (O. Aurenche 1982) o di «maison du pouvoir» (J.-C. Margueron 1987), in quanto sede di un'autorità, il cui ruolo all'interno della società è tutt'ora poco conosciuto. Alla luce di queste evidenze è stata messa in discussione la funzione di alcuni edifici cerimoniali di epoca 'Ubayd, rinvenuti nei centri della M. e identificati originariamente come templi (Tepe Gawra liv. XIII, Eridu liv. XI-VI, Tell 'Uqayr, Uruk).
Le numerose occupazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli nei grandi insediamenti della M. meridionale, quali p.es. Eridu, Ur, Uruk, Larsa, hanno reso difficile l'indagine dei livelli più antichi di età calcolitica. Il progressivo innalzamento del livello del mare e la continua sedimentazione del limo portato dai fiumi complicano ulteriormente lo studio dei primi insediamenti, molti dei quali risultano ora al di sotto del livello attuale della pianura alluvionale.
L'esplorazione del sito di Tell al-'Uwayll, c.a 50 km a S di Larsa, ha colmato questa lacuna, con un'occupazione che va dal periodo di 'Ubayd al Tardo Uruk. L'indagine svolta dalla missione francese diretta da J.-L. Huot ebbe inizio nel 1976. Lo scavo si è concentrato inizialmente sui livelli datati alla fine del periodo di 'Ubayd ('Ubayd 4), quando Tell al-'Uwaylī era sede di un villaggio di cui finora è stato messo in luce un solo complesso architettonico. Successivi sondaggi effettuati in due diverse aree dell'insediamento (X36, Y27) hanno permesso di definire meglio la sequenza stratigrafica del sito. Il complesso architettonico è composto da due edifici, un'abitazione e annessi di servizio, posti ai lati di uno spazio aperto di raccordo; si è ipotizzata l'esistenza di almeno 12 unità abitative di questo stesso tipo. Sia l'abitazione a pianta tripartita sia gli annessi presentano una sostruzione a celle, che aveva la funzione di compensare la pendenza del suolo e isolare il pavimento dei vani superiori, secondo un tipo di impianto caratteristico, come si è già detto, della M. settentrionale. Sono stati inoltre individuati almeno 9 livelli risalenti a una fase di occupazione pre-Eridu, la c.d. Fase 'Uwayll ('Ubayd o), mentre non è ancora stato possibile raggiungere il primo livello di occupazione del sito, attualmente al di sotto della falda acquifera. Le uniche strutture architettoniche risalenti a questa fase sono state rinvenute nell'area NO: il loro impianto a celle ricorda gli edifici del villaggio della fine del periodo di 'Ubayd.
La Fase 'Uwaylī rimane tuttora la più antica attestazione di occupazione della bassa M. in epoca neolitica. La presenza di siti preceramici nel Ḥamrin (Tell Rīḥān III) e nella pianura del Deh Lurān (Čoqā Bonut) fa però ipotizzare una prima occupazione sporadica, limitata ad aree che permettevano l'agricoltura senza l'aiuto di tecniche complesse, da parte di una popolazione proveniente dalle valli interne dello Zagros. Successivamente un popolamento più esteso avrebbe avuto luogo grazie all'introduzione dell'irrigazione su larga scala in pieno periodo di 'Ubayd.
Lo sviluppo tecnologico, l'incremento della produttività agricola e artigianale, un controllo del territorio diverso da quello dei villaggi neolitici grazie al perfezionarsi delle pratiche agricole e una struttura delle comunità di villaggio sempre più articolata, costituiscono nel periodo di 'Ubayd un'importante premessa alla successiva urbanizzazione. Del complesso e articolato processo che portò alla formazione delle prime città si conosce solo la fase più matura che si data alla metà del IV millennio a.C. La documentazione è tuttora limitata a pochi centri, il più importante dei quali, nella M. meridionale, è la città di Warka (v.), l'antica Uruk. Recenti scavi nel sito di Abu Ṣalabikh (v.) hanno messo in luce livelli datati all'epoca protostorica nelle c.d. Uruk Mound e West Mound. Nella M. settentrionale si hanno solo testimonianze marginali e rimangono finora in gran parte sconosciute le tracce relative alla c.d. prima urbanizzazione (Ninive, Tepe Gawra). Le regioni di Ur, Uruk, Nippur, Diyāla in Iraq e più a E la pianura della Susiana, nell'attuale Khuzestān iraniano, sono state oggetto di progetti sistematici di ricognizione archeologica. Qui sono stati evidenziati diversi tipi di insediamenti: centri direzionali di maggiori dimensioni, siti minori destinati ad attività specializzate e villaggi agricoli coesistono nella stessa area in stretto rapporto funzionale. Le strategie utilizzate nell'analisi dei sistèmi insediamentali, mutuate dagli studi di geografia economica (p.es. central place, rank size rule, ecc.), rivestono un'importanza determinante nello studio dell'origine dell'urbanizzazione, sulla quale si è a lungo discusso nel corso degli ultimi anni. R. McC. Adams (1965) ha per primo sottolineato la complessità di questo fenomeno e la molteplicità dei fattori che lo provocarono.
Alla fine del IV millennio in M., Siria e Anatolia si assiste a un progressivo regresso rispetto alla cultura del Tardo Uruk e al riemergere di tradizioni locali (p.es., cultura proto-elamita in Iran, cultura «Ninivita 5» nell'Iraq settentrionale, cultura «Ğemdet Naşr» nella bassa M.). Le ricerche svolte negli ultimi anni nella M. settentrionale hanno permesso di definire con maggior precisione la fase che precedette in questa area la c.d. seconda urbanizzazione. L'area compresa tra la regione di Kirkuk a SE, la Ğazīra settentrionale e l'alta valle del Khābūr a O, è caratterizzata nella prima metà del III millennio da una certa omogeneità culturale e dalla diffusione di una particolare classe ceramica - c.d. Ninivita 5 - rinvenuta per la prima volta a Quyunğiq da M. E. L. Mallowan. Le indagini nella regione di Eski Mosul, al centro di questa area, hanno contribuito a definire meglio la cronologia della «Ninivita 5» e il significato culturale di questo fenomeno. Villaggi di medie e grandi dimensioni dispersi secondo un modello di insediamento proprio delle civiltà rurali.
La crescita di Tell al-Hawa, nella Ğazīra irachena, testimonia, tuttavia, la progressiva evoluzione verso una fase più propriamente urbana. Ancora molto poco si conosce dell'organizzazione politica ed economica dei centri di cultura Ninivita: i resti architettonici si limitano ad abitazioni private cui a volte sono associate strutture destinate alla conservazione di cereali (silos). Sono stati rinvenuti in numerosi siti anche impianti di un certo rilievo utilizzati come magazzini (Tell Kutan e Tell Karrana 3) che attestano un controllo centralizzato sulla produzione e conservazione delle derrate di tipo proto-statale.
Il complesso più monumentale è stato rinvenuto nel tell V di Tulūl eth-Thalāthāt. L'edificio, a pianta trapezoidale con contrafforti su tre lati, si è conservato per un'altezza considerevole e ciò ha permesso di distinguere due piani. Quello inferiore è diviso da muri paralleli sulla sommità dei quali sono rimaste tracce di giunchi che facevano parte del pavimento del piano superiore, realizzato con stuoie di canne coperte successivamente con terra battuta. Un problema non ancora del tutto risolto è la circolazione all'interno di questo complesso poiché non vi sono tracce di accessi sui muri interni, alcuni dei quali sono conservati fino a un metro di altezza. A S di questo edificio è stato messo in luce un forno circolare, molto verosimilmente con copertura a cupola, destinato alla cottura della ceramica.
Contemporaneo alla fase iniziale della cultura «Ninivita 5», il periodo di «Ğemdet Naşr» (Uruk III) nella bassa M. segna ancora una fase di sviluppo (una vera crisi si avverte solo nel Protodinastico I, con un certo ritardo rispetto alle regioni settentrionali e limitrofe). In questa epoca molto verosimilmente vanno ricercate le origini dell'architettura palatina, fenomeno connesso alla nascita della regalità e alla differenziazione tra potere religioso e potere laico, espressa sul piano architettonico dal tempio e dal palazzo. La teoria della città-tempio sumerica, elaborata negli anni '20-'30 da A. Schneider e A. Deimel, secondo la quale il potere del re-sacerdote (in sumerico en) precede quello del sovrano protodinastico e il tempio è l'unico organismo direzionale della vita economica del paese, è stata messa in discussione poiché contrasta in modo sempre più evidente con la documentazione epigrafica e archeologica.
Non è ancora possibile stabilire come e quando si sia verificata una distinzione sul piano architettonico e funzionale tra la «casa del dio» e la «casa del re». Secondo J.-C. Margueron gli edifici dell'epoca «Ğemdet Naşr» (Ğemdet Naşr, Uruk) presentano variazioni significative nell'impianto rispetto ai periodi precedenti, ma non è detto che tale trasformazione corrisponda a un mutamento delle istituzioni.
Gli studi dell'architettura palatina (J.-C. Margueron, 1982; E. Heinrich, 1984) e templare (Ö. Tunca, 1984) di area mesopotamica, svolti negli ultimi anni, hanno il merito di aver affrontato per la prima volta un'analisi sistematica planimetrica e funzionale degli edifici pubblici nel tentativo di tracciare uno sviluppo evolutivo di queste classi architettoniche. Rimangono tuttavia grosse incertezze sull'origine dei palazzi e sui loro caratteri iniziali.
L'interesse nei confronti del tessuto urbano è una conquista recente della ricerca archeologica in area vicino orientale e soprattutto in M.; Abu Ṣalabikh (v.) e Tell Taya sono i soli casi in cui, oltre allo scavo, è stata affrontata anche un'esplorazione sistematica del Tell mettendo in luce solo le strutture superficiali, allo scopo di ricostruire lo sviluppo dell'insediamento nel corso della sua occupazione. Nel tessuto urbano dei centri mesopotamici non vi sono tracce di una progettazione sistematica, a eccezione, in alcuni casi, dei principali assi viari che permettevano la comunicazione tra i punti focali della città. La pianificazione riguarda principalmente i sistemi di fortificazione e i complessi monumentali, che in questo periodo sono spesso posti in posizione decentrata, in prossimità delle mura di cinta (Tell Asmar, Khafāğa, Abu Şalabikh). La città, fin dal III millennio, non è solo sede di templi, palazzi e abitazioni private, ma anche di dépendances amministrative distinte dai grandi organismi centralizzati e di settori di servizio appartenenti a households private.
Nel bacino del Ḥamrin alcuni centri di epoca protodinastica (Tell Madhhur, Tell Gubba, Tell Abu Qāsim, Tell Yelkhī) rivelano stretti contatti con la M. settentrionale. Si tratta di complessi amministrativi fortificati a carattere difensivo sede di piccoli regni locali o, ipotesi più plausibile, avamposti mediante i quali i regni che si trovavano più a S, nella valle del Diyāla, operavano un controllo diretto su questa area periferica. Le installazioni destinate all'immagazzinamento (in particolare a Tell Gubba), sono un chiaro indizio di un certo controllo sulla produzione locale e sulle attività di commercio che avevano luogo in questa area.
L'edificio più imponente è il «Round Building» di Tell Razuk (diam. 27 m). Esso è costituito da due cerchi concentrici di mura in mattoni crudi tra i quali sono stati ricavati 5 piccoli vani, non comunicanti tra loro, ma accessibili direttamente dalla corte interna. Un unico ingresso si apre a NO sul muro circolare esterno; una scala dal vano di ingresso conduceva direttamente al tetto. I muri sono conservati in alcune parti per un'altezza di 4 m e in alcuni punti vi sono anche i resti del soffitto costruito con finte volte in mattoni crudi che coprono spazi fino a c.a 5 m di larghezza. Nel corso della sua pur breve occupazione l'edificio ha subito alcuni rifacimenti prima di essere completamente abbandonato nel Protodinastico II. All'interno del «Round Building» si trovavano forni per la cottura del cibo, focolari e una grande quantità di ossa di animali, la maggior parte delle quali apparteneva a onagri. Vi erano anche ossa di gazzelle, pecore e capre. Intorno all'edificio vi sono tracce di abitazioni private; è verosimile che l'insediamento fosse protetto anche da un muro di cinta.
Allo stesso orizzonte culturale delle grandi «fortezze» del bacino del Ḥamrin risalgono le prime tracce di occupazione nel sito di Tell Yelkhī (liv. X). Lo scavo di una grande trincea, a opera del Centro Scavi di Torino, ha portato all'individuazione di 10 livelli architettonici che vanno dall'inizio del III millennio a.C. all'età cassita (fine II millennio a.C.). I resti risalenti al periodo Protodinastico sono stati messi in luce in alcuni sondaggi nel fondo della trincea: fornaci di tipo industriale associate a trogoli e scarti di fusione attestano la lavorazione di metalli (rame); numerosi sono anche gli scarti di lavorazione dell'industria litica.
Nell'ambito degli studi riguardanti le culture del II millennio a.C. un riesame della documentazione archeologica ed epigrafica ha permesso di riconsiderare il problema dell'esistenza di una tradizione artistica hurrita originale e autonoma rispetto alle culture coeve che fiorirono nella stessa area. Il «caso hurrita» costituisce nell'ambito dell'archeologia orientale anche un problema di ordine metodologico: l'interpretazione etno-culturale di fenomeni strettamente archeologici, come p.es. la c.d. ceramica del Khābūr la cui diffusione è stata attribuita alla presenza hurrita in area siro-mesopotamica, è ritenuta ora inadeguata e priva di fondamento. Il confronto con le produzioni ceramiche coeve ha infatti permesso di valutare questo fenomeno in modo del tutto diverso, all'interno di un processo di trasformazione culturale e tecnologico verificatosi all'inizio del II millennio nel Vicino Oriente.
Tra i principali centri del II millennio a.C., che sono stati negli anni recenti oggetto di esplorazioni archeologiche ricordiamo Tell ar-Rīma (v.), l'antica Karana, in Assiria, Tell ed-Der (v.), Isin e Larsa (v.), nella M. meridionale.
Dal 1973 sono iniziati scavi sistematici nel sito di Isän Bahriyat, l'antica Isin, capitale della I e II dinastia di Isin. I resti più antichi si datano all'inizio del III millennio (Protodinastico I) e consistono unicamente in due installazioni del fuoco circolari simili a quelle rinvenute a Uruk e Khafāğa e datate allo stesso periodo. Il principale tempio della città risale al periodo casseta ed è costruito su una terrazza eretta al di sopra di edifici più antichi. Si distinguono due celle del tipo «Breitraum» con accesso su un lato lungo dedicate a Gula, la dea poliade, e Ninurta. Una scalinata di tredici gradini conduceva all'entrata del tempio. A S sono stati messi in luce resti di abitazioni private; il rinvenimento di un archivio (c.a 80 tavolette) con testi amministrativi ed economici ha permesso inoltre l'identificazione di un edificio pubblico all'interno del tessuto urbano. Dopo più di settanta anni sono riprese anche le indagini nel sito di Tulül al-'Aqar, a Ν di Assur sulla riva sinistra del Tigri, sede della nuova residenza del sovrano medioassiro Tukulti Ninurta I (1243-1207), conosciuta con il nome di Kar Tukulti Ninurta. Una prospezione di superficie e alcuni sondaggi nel tessuto urbano sono stati fatti allo scopo di verificare la reale estensione della città medioassira, che risulta più estesa di quanto aveva ipotizzato W. Bachmann (1913-14), e di chiarire ulteriormente la struttura degli edifici pubblici. L'occupazione del sito non è limitata al XIII-XII sec. a.C., bensì si estende fino al I millennio a.C., nel periodo che seguì la fine dell'impero assiro.
Va menzionata infine la ripresa delle attività in alcuni importanti centri dell'Assiria (in particolare le città di Assur, Nimrud e Ninive) e della M. meridionale (Babilonia, v.). Si registrano lavori di restauro di alcune strutture architettoniche già precedentemente messe in luce, in occasione dei quali è stato necessario anche operare dei veri e propri scavi, e l'esplorazione di nuove aree all'interno di questi insediamenti.
A Ninive nel 1951 è iniziato il restauro di alcune porte urbiche e di una parte del muro di cinta. Nel 1987 si data la prima campagna di scavo diretta da D. Stronach durante la quale sono stati effettuati due sondaggi: uno nel limite orientale di Quyungiq e l'altro nell'angolo NO della città bassa neoassira. Qui è stato messo in luce, nel corso di successivi scavi (1989-1990), un quartiere industriale datato al VII sec. a.C. Sui limiti orientali di Quyunğiq è stata rinvenuta parte di un muro di cinta di epoca accadica al di sotto del quale vi sono i resti di un'occupazione risalente al periodo «Ninivita 5». Uno degli obiettivi delle esplorazioni di D. Stronach era quello di ricostruire l'impianto topografico nel settore settentrionale della città bassa che è stata oggetto di una prospezione di superficie.
Al 1978 risalgono i primi lavori di restauro ad Assur. Oltre alle porte urbiche e alle mura di cinta, sono stati restaurati in parte il Tempio di Anu e Adad e il c.d. Alter Palast. Durante due campagne di scavo (1988-1989) dirette da R. Dittman, sono stati messi in luce, in un'area situata a E del Tempio di Nabu, tre fasi di occupazione, dal III millennio a.C. al II sec. d.C. Al livello IIa-IIb1,3 appartengono i resti di un complesso datato al periodo medio assiro, parte di un edificio pubblico connesso con il palazzo. Nel 1990 un'altra missione tedesca, diretta da B. Hrouda, iniziò lo scavo in una nuova area della città. L'obiettivo era quello di conoscere meglio la città del II millennio, in particolare del periodo delle colonie paleoassire (inizio II millennio). Di questa fase vi è maggiore documentazione nelle colonie che non nella «madrepatria». Questo obiettivo è stato raggiunto nella «Area Occidentale» in cui sono stati rinvenuti alcuni esempi della c.d. ceramica del Khābūr di epoca paleoassira. Nell'«Area Orientale» la stessa missione archeologica ha messo in luce i resti di un edificio neoassiro.
Per M. provincia romana: v. Provincie romane.
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Neolitico e Calcolitico: J. Oates, The Background and Development of Early Farming Communities in Mesopotamia and the Zagros, in Proceedings of Prehistoric Society, XXXIX, 1973, pp. 147-181; J. Mellaart, The Neolithic of the Near East, Londra 1975; R. J. Braidwood e altri (ed.), Prehistoric Archaeology along the Zagros Flanks, Chicago 1983; T. C. Young (ed.), The Hilly Flanks and Beyond. Essays on the Prehistory of Southwestern Asia Presented to R. J. Braidwood, Chicago 1983; AA.VV., Préhistoire de la Mésopotamie. La Mésopotamie préhistorique et l'exploration récente du djebel Ḥamrin. Colloques internationaux du CNRS, Paris 1984, Parigi 1987; E. F. Henrickson, I. Thuesen (ed.), Upon This Foundation. The 'Ubaid Reconsidered. Proceedings from the 'Ubaid Symposium, Elsinore 1988, Copenaghen 1989. - Per i siti citati si veda la bibliografia relativa alle singole voci. Si veda inoltre: Umm Dabaghlya: D. Kirkbride, Umm Dabaghīyah, in J. Curtis (ed.), op. cit., pp. 11-21, con bibl. prec.; P. Mortensen, Patterns of Interaction between Seasonal Settlements and Early Villages in Mesopotamia, in T. C. Young (ed.), op. cit., pp. 207-220. - Tulūl eth-Thalāthāt: S. Fukai, Κ. Horiuchi, T. Matsutani, Telul eth-Thalathat, 3 voll., Tokyo 1970-1981. - Tell el-'Uwaylī: J.-L. Huot e altri, in Syria, LV, 1978, pp. 183-223; LVIII, 1981, pp. 5-148; J.-L. Huot, Larsa, 8ème et 9ème campagnes 1978 et 1981 et 'Oueïli, 2nd et 3ème campagnes 1978 et 1981. Rapport préliminaire (Mémoire, 26), Parigi 1983; J.-L. Huot (ed.), Larsa, 10e campagne et 'Oueili, 4e campagne 1983. Rapport préliminaire (Mémoire, 73), Parigi 1987.
Urbanizzazione. - Prospezioni di superficie: R. McC. Adams, Land Behind Baghdad: a History of Development on the Diyāla Plains, Chicago 1965; McG. Gibson, The City and Area of Kish, Miami 1972; R. McC. Adams, The Uruk Countryside. The Natural Setting of Urban Societies, Chicago 1972; H. T. Wright, G. A. Johnson, Population, Exchange and Early State Formation in Southwestern Iran, in American Anthropologist, LXXVII, 1975, pp. 267-289; R. McC. Adams, Heartland of Cities: Survey of Ancient Settlement and Land Use on the Central Flood Plain of the Euphrates, Chicago 1981. - Tra i numerosi studi che riguardano la formazione delle società complesse ricordiamo:
P. J. Ucko, R. Tringham, G. W. Dimbleby, Man, Settlement and Urbanism, Londra 1972; C. L. Redman, The Rise of Civilization. From Early Farmer to Urban Society in the Ancient Near East, San Francisco 1978; M. Liverani, L'origine della città. Le prime comunità urbane nel Vicino Oriente, Roma 1986; H. Weiss, The Origin of Cities in Dryfarming Syria and Mesopotamia in the Illrd Millennium B.C., Guilford 1986; G. Algaze, The Uruk Expansion. Cross Cultural Exchange in Early Mesopotamian Civilization, in Current Anthropology, XXX, 1989, pp. 571-604.
Ill millennio. - Sul fenomeno della cultura «Ninivita 5»: M. Roaf, R. Killick, A Misterious Affair of Styles: the Ninivite 5 Pottery of Northern Mesopotamia, in Iraq, XLIX, 1987, pp. 199-230; G. M. Schwartz, The Ninivite 5 Period and the Development of Complex Society in Northern Mesopotamia, in Paléorient, XIII, 1987, pp. 93-100; E. Rova, Ninive 5: stato attuale degli studi e nuove prospettive, in EgVicOr, XIV-XV, 1991-1992, pp. 91-121. - Sull'architettura pubblica di epoca protodinastica: O. Aurenche, A l'origine du temple et du palais dans les civilisations de la Mésopotamie, in Ktema, VII, 1982, pp. 237-259; J.-Cl. Margueron, Recherches sur les palais mésopotamiens de l'âge du Bronze, Parigi 1982; E. Heinrich, Die Paläste im Alten Mesopotamien, Berlino 1984; O. Tunca, L'architecture religieuse protodynastique en Mésopotamie (Akkadica, Suppl. II), 2 voll., Lovanio 1984; J.-Cl. Margueron, L'apparition du palais au Proche Orient, in E. Lévy (ed.), Le système palatial en Orient, en Grèce et à Rome. Actes du Colloque de Strasbourg, 1985, Leida 1987, pp. 9-38.
II millennio. - Per il problema riguardante gli Hurriti: M.-Th. Barrelet (ed.), Problème concernant les Hurrites II (Mémoire, 49), Parigi 1984; Β. Hrouda, Zum Problem der Hurriter, in MARI, IV, 1985, p. 598 ss.; D. L. Stein, Khabur Ware and Nuzi Ware: Their Origin, Relationship and Significance (Assur, IV, 1), Malibu 1984. - Per i siti cui si fa riferimento nel testo si veda la bibl. relativa alle singole voci, inoltre: Isin: B. Hrouda e altri, Isin-Isan Bahriyat, I. Die Ergebnisse der Ausgrabungen 1973-74, Monaco 1977; iid., Isin-Isan Bahriyat, II. Die Ergebnisse der Ausgrabungen 1975-78, Monaco 1981; iid., Isin-Isan Bahriyat, III. Die Ergebnisse der Ausgrabungen 1983-84, Monaco 1987; iid., Isin-Isan Bahriyat, IV. Die Ergebnisse der Ausgrabungen 1986-1989, Monaco 1992. - Kar Tukulti Ninurta: Rapporti preliminari di scavo in MDOG, 120, 1988, pp. 97-138; 122, 1990, pp. 157-171; T. Eickhoff, Kar Tukulti Ninurta. Eine mittelassyrische Kult- und Residentstadt (AbhDOG, 21), Berlino 1985.
I millennio. - Rapporti preliminari di scavo: Assur: Iraq, XLI, 1979, pp. 164-147; XLIII, 1981, pp. 172-173; XLV, 1983, p. 206; LI, 1989, p. 253; LIII, 1991, p. 173; MDOG, 122, 1990, pp. 161-165; 123, 1991, pp. … - Ninive: Iraq, XXXIV, 1972, pp. 143-144; XXXVH, 1975, p. 60; XLIII, 1981, pp. 185-186; XLXIX, 1987, pp. 242-243; LI, 1989, p. 259; LIII, 1991, pp. 178-179; M. L. Scott, J. McGinnis, Notes on Niniveh, in Iraq, LII, 1990, p. 63 ss.