Mesopotamia
Regione dell’Asia anteriore compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Di una storia della M. si può propriamente parlare, nell’Età antica, dall’epoca della sua conquista da parte dei greco-macedoni di Alessandro Magno, nel 331 a.C., durante la campagna che portò alla distruzione dell’impero degli Achemenidi, fino alla conquista araba. Dopo la dissoluzione dell’impero di Alessandro, la regione fu in potere dei Seleucidi, che vi effettuarono una vasta colonizzazione ma non poterono impedire che, nella seconda metà del 2° sec. a.C., se ne impadronisse la dinastia partica degli Arsacidi. Nei secoli successivi i romani varcarono più volte l’Eufrate, ma non riuscirono a stabilirsi nella regione, anzi vi subirono talvolta (come a Carre, 53 a.C.) gravissime disfatte. Fu Traiano che riuscì nell’intento (115-117 d.C.), ma le rivolte e la sua morte costrinsero ad abbandonare l’impresa. Iniziata da Marco Aurelio e Lucio Vero (162-165), la riconquista fu completata da Settimio Severo, che divise la M. in due province, occidentale (Osroene, capitale Edessa) e orientale (M., capitale Nisibi). Ma la guerra con i parti, seppure non ininterrottamente, si trascinò ancora per decenni, anche quando agli Arsacidi succedette la nuova dinastia dei Sasanidi. Perduta sostanzialmente al tempo di Filippo l’Arabo, la M. fu stabilmente rioccupata da Diocleziano; ma già con la pace di Gioviano (363) la parte orientale della provincia con Singara e Nisibi era nuovamente perduta. Sotto gli imperatori bizantini la regione ebbe dapprima una relativa tranquillità; Eraclio (610-641) tentò anche di contrastare la ripresa offensiva dei persiani, conservando sostanzialmente i confini del 363. Ma né l’impero bizantino, né la dinastia sasanide poterono impedire che la regione cadesse nelle mani degli arabi (metà sec. 7°).