MESOMEDE (Μεσομήδης, Mesomēdes)
Poeta lirico e musico, nativo di Creta; fu liberto e amico dell'imperatore Adriano; era ancora vivente sotto il regno di Antonino. Secondo Suida fu autore di un encomio di Antinoo e di altre liriche. In seguito a successive probabili congetture gli si attribuisce ora un piccolo corpus di poesie; esso è costituito: 1. di tre inni (Alla Musa, Al Sole, Alla Nemesi), tramandatici in alcuni manoscritti con notazione musicale. Primo ad occuparsene fu V. Galilei nel suo Dialogo della musica antica e della moderna (1581); essi costituiscono uno dei principali documenti per lo studio della musica greca; 2. di due componimenti dell'Antologia Greca: una Sfinge (Anth. Pal., XIV, 63) e un frammento in cui si descrive la fabbricazione del vetro (Anth. Plan., 323); 3. di otto componimenti in dialetto dorizzante, conservatici nel codice vaticano Ottoboniano greco, 59, senza notazioni musicali ma con scolî metrici di non facile interpretazione. Essi sono: un inno alla Natura (εἰς την Φύσιν), uno a Iside, una preghiera al mare Adriatico, due descrizioni d'orologio solare, la descrizione d'una spugna, due favolette.
Metricamente le poesie di M. presentano forme particolari (da notare specialmente un dimetro anapestico catalettico in dissyllabum), che si dimostrano caratteristiche della poesia lirica religiosa di questo tempo e di quella successiva fino a Sinesio. In quanto al contenuto sono soprattutto interessanti i due inni alla Natura e ad Iside, che ci riportano in un ambiente orfico-pitagorico.
Bibl.: Per i tre inni con notazioni musicali, v. principalmente F. J. Fétis, Histoire générale de la musique, III, Parigi 1872; C. v. Jan, Musici scriptores graeci, Lipsia 1895, p. 454 segg.; suppl., p. 40 segg. (entrambi con copiosa bibliografia); M. Emmanuel, Grèce, in A. Lavignac, Encycl. de la musique, I, Parigi 1914; T. Reinach, La musique grecque, Parigi 1926; C. Sachs, Die Musik d. Antike, in E. Bücken, Handbuch d. mus. Wiss., Potsdam 1927, p. 13 segg. Per i componimenti del cod. Ottoboniano, pubblicati per la prima volta da S. Lambros, in Νέος ‛Ελληνομνήμων, III (1906), v. U. v. Wilamowitz, Griechische Verskunst, Berlino 1921, p. 595 segg. (qui l'attribuzione a Mesomede). Interessante commento ai due inni alla Natura e ad Iside, in Musée Belge, 1913, p. 135 segg., a cura di A. Delatte, che vede in essi influssi gnostici e li ascrive al sec. III o IV d. C. In generale v.: K. Horna, Die Hymnen des Mesomedes, in Sitzungsb. d. Akad. d. Wissenschaften in Wien, 1928; G. Martellotti, Mesomede, Roma 1929 (pubbl. della Scuola di filologia classica dell'università di Roma); Vetter, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 1103.