MERSIN
Città costiera della Cilicia, sorge a poca distanza da Tarso. La Neilson Expedition di Liverpool che ha eseguito, a partire dal 1937, l'esplorazione della zona, ha scoperto l'esistenza, sulla collina di Yumuk: tepe, di un antichissimo agglomerato urbano, del quale sono stati individuati 32 strati senza potere, tuttavia, raggiungere la terra vergine, a causa di infiltra zioni di acqua. La successione degli strati testimonia che il sito fu abitato quasi ininterrottamente dal Neolitico fino all'invasione persiana (V sec. a. C.) ed ebbe, molto più tardi, una isolata ripresa durante il periodo islamico (VII-XVI sec. d. C.; strati I e II).
L'esame dei ritrovamenti (silos, mura di abitazione e di difesa, ceramiche, tombe, armi, ecc.) ha permesso la identificazione di tre principali culture preistoriche, le quali si mostrano attivamente recettive di influssi stranieri, in primo luogo nord-mesopotamici e solo secondariamente anatolici.
La prevalenza dell'influenza mesopotamica rispetto a quella dell'interno era dovuta all'azione isolante della catena montuosa del Tauro, che ostacolava molto spesso i contatti tra le popolazioni dell'altopiano e quelle della costa. La cultura del villaggio in epoca preistorica, si sviluppò senza forti scosse ed in modo prevalentemente autonomo dal Neolitico al Calcolitico medio (strati XXXII-XVII), accogliendo in misura piuttosto limitata, anche se inequivocabile, influssi delle culture di tipo Tell IIassuan prima e Tell Ḥalaf poi.
Lo strato XVI ci pone davanti ad una situazione nuova, di notevole importanza: il villaggio, per fare fronte a qualche ignota minaccia, si cinse di potenti mura, larghe, alla base, un metro e mezzo. Tali mura furono distrutte e bruciate (IV millennio) da un popolo straniero, che occupò il paese, divulgandovi una cultura molto vicina al tipo nord-mesopotamico (Arpashiyyah ed el‛Ubaid: strati XV-XII). In questo periodo si allacciarono rapporti commerciali anche con la Mesopotamia meridionale (Uruk).
Tra la fine del IV e l'inizio del III millennio M. subì l'influsso preponderante dell'Anatolia (strato XII a). I resti della ceramica mostrano chiari contatti con le culture di Kusura, Troia I e Thermi. Gli scambi con l'Oriente (e soprattutto con la Siria) passarono momentaneamente in secondo piano, per tornare poi ad una assoluta preminenza negli strati XI-X-IX. All'epoca dell'Antico Impero hittita (1600-1460 a. C.) la città fu cinta da un massiccio muro di difesa (strati VIII-VII) che venne ancora rinforzato sotto il Nuovo Impero (1460-1200: strati VI-V) verosimilmente per tema di incursioni micenee o di isolati colpi di mano pirateschi. La pianta di queste mura non differisce da quella usata per le mura di Khattusha (v.), e consiste in due bastioni paralleli, uniti da muraglie trasversali e protetti da molte torri avanzate. Tuttavia, mentre le fortificazioni di Khattusha furono elevate durante il regno di Shuppiluluma I (1370 a. C. circa), quelle di M. sono più antiche e risalgono, probabilmente, all'epoca dei trattato tra Telipinu di Khattusha ed Isputakhsu di Kizzuwatna (1500 a. C. circa). Uno stretto vicolo, mal pavimentato, separava i bastioni dalle case del villaggio.
L'influenza micenea su questa parte dell'Asia Minore cominciò a manifestarsi con il XIII sec. e ad essa fecero seguito rapporti commerciali sempre più stretti tra il mondo Egeo e la Cilicia. Specialmente numerosi a M. sono i ritrovamenti di vasi greci del VII-VI a. C. Si tratta di opere rodie, cicladiche, lesbiche, cretesi, cipriote, proto-corinzie e corinzie, samie, ecc. Scarseggia invece la ceramica ateniese.
Dopo la metà del primo millennio a. C, la città, forse a causa della forte concorrenza di Sobloi (Pompeiopolis) deperì rapidamente, finché non fu del tutto abbandonata durante l'invasione persiana.
L'intensa attività economica dell'Asia Minore in epoca ellenistica e romana non favorì la rinascita di Mersin. I nuovi mezzi di sfruttamento del terreno, basati su vaste opere di irrigazione, avevano infatti concentrato verso zone più favorevoli l'interesse della popolazione della Cilicia.
I due strati islamici risalgono, rispettivamente, ai 700-900 e al 1100-1500. Nel più antico sono state trovate iscrizioni in caratteri cufici, monete e ceramica invetriata; nel più recente vasi di tipo persiano e mamelucco
Bibl.: J. Garstasng, Explorations in Cilicia. The Neilson Expedition: Preliminary Report, in Annals of Archaeology and Anthropology, XXIV, 1937, p. 52; id., Explorations in Cilicia; The Neilson Expedition: Preliminary Report II (concluded), ibid., XXV, 1-2, 1938; id., Explorations in Cilicia; The Neilson Expedition; Excavations at Mersin 1937-1938 Parts 1-2, ibid., XXX, 3-4, 1938; id., Explorations in Cilicia (concluded), The Neilson Expedition: Excavations at Mersin 1938-39, ibid., XXVI, 1939-40; M. Burkitt, Explorations in Cilicia; Neilson Expedition 1938-39: The Earlier Cultures at Mersin, ibid., XXVI, 1939-40; G. Contenau, Découvertes dans la région de Mersine (Cilicie), in Journal des Savants, 1939, pp. 78-79; id., Early Civilisation and Cultural Relations in Cilicia, in Nature, 143, 1939, pp. 464-465; J. Garstang, Discoveries at Mersin, in Antiquity, XIII, 1939, pp. 238-242; id., Prehistoric Mersin, Oxford 1953.