MERLIN, Philippe-Antoine, detto Merlin de Douai
Legislatore francese, nato ad Arleux il 30 ottobre 1754, morto a Parigi il 26 dicembre 1838. Compiuti i suoi studî a Douai, il M. divenne avvocato al parlamento di Fiandra nel 1775, membro del consiglio d'appannaggio del duca d'Orléans nel 1789 e deputato del terzo stato per il baliaggio di Douai agli Stati generali del 1789. All'assemblea costituente si rivelò non un grande oratore, ma uno dei più esperti legiferatori (abolizione del regime feudale, legge sulla caccia, successione ab intestato, abolizione dei diritti di primogenitura, ecc.). A lui toccò l'onore di proclamare, a nome dell'assemblea, ai principi tedeschi che l'Alsazia era francese non per i trattati del 1648 e del 1697, ma per sua libera volontà, e questa fu una delle prime affermazioni teoriche del nuovo diritto d'autodecisione dei popoli (novembre 1790). Sciolta la Costituente, diresse la presidenza del tribunale criminale del nord (settembre 1791-settembre 1792) benché fu eletto deputato alla Convenzione.
Votò la morte di Luigi XVI, ma, come commissario alle armate del nord prima, di Vandea poi, si mostrò assai temperato, tanto da suscitare i sospetti del Robespierre. Prima però che questi sospetti prendessero corpo, il dittatore fu rovesciato da quella reazione termidorista, di cui il M. era uno dei capi. Allora il M. entrò nel comitato di salute pubblica, sciolse il club dei giacobini e propose col suo rapporto del 30 settembre 1795 l'immediata annessione del Belgio alla Francia. Membro dei Cinque destinati a provvedere alla sicurezza della Convenzione, egli investì dei pieni poteri Barras e Bonaparte nella famosa giornata del 13 vendemmiaio. Compilò poi il codice dei delitti e delle pene, fece parte del consiglio degli Anziani e divenne ministro della Giustizia, poi della Polizia, infine di nuovo della Giustizia (1796). Portato al Direttorio dal colpo di stato del 18 fruttidoro, ne fu sbalzato da quello del 30 pratile (18 giugno 1799). Salito al potere, Bonaparte trovò nel M. un prezioso collaboratore nelle sue riforme legislative e lo colmò di onori: procuratore generale alla Corte di cassazione (1801), consigliere di stato a vita, cavaliere dell'Impero (3 giugno 1808), conte (14 aprile 1810), grand'ufficiale della Legion d'onore. Sebbene avesse firmato l'indirizzo della Corte di cassazione per il ritorno dei Borboni, il M. perdette le sue cariche nel 1814 e le riacquistò nei Cento giorni; ricaduto Napoleone, dovette esulare prima nel Belgio e poi in Olanda e non rivide la Francia che dopo la rivoluzione del 1830.
A lui si devono molte opere di giurisprudenza, tra le quali notevoli il Répertoire universel de jurisprudence, 13 volumi, 3ª ed. 1807; e il Recueil alphabétique des questions de droit, Parigi anno XI, 13 volumi.
Bibl.: A. Aulard, La révolution et la féodalité, Parigi 1914; P. Sagnac, La législation civile de la Révolution, Parigi 1898.