MERLI
. Nell'architettura militare del passato si chiamarono merli (fr. créneaux; sp. almenas; ted. zinnen; ingl. battlemems) le opere costituenti il coronamento discontinuo del parapetto esterno del cammino di ronda. La discontinuità fu creata per proteggere i difensori senza impedir loro di sorvegliare e difendere le mura. La forma e il rapporto fra i pieni e i vuoti variò a seconda dei luoghi, dei tempi e, più, dei mezzi bellici usati.
Quale fosse il tipo delle merlature delle opere fortificatorie, spesso imponentissime, dei popoli di più antica civiltà, non è possibile dire con certezza, non essendone rimaste tracce sufficienti e riducendosi quindi le ipotesi relative a deduzioni tratte da rappresentazioni di vario genere, quali pitture, rilievi, ecc. Tali sono i merli a profilo curvilineo delle fortezze dell'antico Egitto, e quelli a gradini digradanti delle muraglie assire e babilonesi. Delle fortificazioni greche, benché ne sia scomparsa generalmente la parte superiore in mattoni crudi, si può arguire la forma del coronamento merlato da quella dei lastroni di copertura di ciascun merlo, che doveva avere forma parallelepipeda, più o meno sviluppata in lunghezza secondo i casi e i bisogni bellici. Questa forma, del resto, rimase sempre la più usata e fu conosciuta e adottata anche presso popoli lontani, come dimostra la Grande Muraglia della Cina costruita nel sec. II a. C. Non molto diverso era il coronamento delle fortificazioni stabili romane, quale ci appare dalle rare parti originarie rimaste delle antiche cinte, e specialmente in quelle di Roma e di Faleria.
Innovazioni importanti furono invece introdotte in questo campo dall'architettura militare medievale della quale fu caratteristico il restringersi degli spazî vuoti e la disposizione in ciascun merlo di feritoie, di mensole e di uncini in pietra per sostegno delle soprastrutture di legname. Nello stesso periodo cominciò l'uso dei merli a coda di rondine che poi, senza che vi fosse vera corrispondenza con le fazioni politiche dello stesso nome, furono detti ghibellini, mentre guelfi si chiamarono quelli parallelepipedi. Caratteristica invece delle fortezze musulmane anche posteriori, furono i merli a gradini, che ricordano nello stesso tempo quelli mesopotamici e quelli ghibellini. Probabilmente venne anche dall'Oriente il tipo della merlatura in sporgenza, retta da beccatelli e formante caditoie, che tanto si diffuse nei castelli, nelle torri, nelle cinte murate d'Italia della fine del Trecento e del Quattrocento.
Con la diffusione e il perfezionamento delle armi da fuoco, la merlatura prese un aspetto più solido e massiccio, alternando a radi e stretti spiragli, aperti a strombo verso l'esterno, merli di grande spessore. Della evoluzione che in poche decine d'anni subì l'architettura militare anche in questo campo, si ha un esempio insuperabile nelle mura della città di Rodi, nelle quali dai leggieri merli terminati a zig zag del periodo più antico si giunge fino a quelli oltremodo spessi e di sezione curvilinea che appartengono ai tempi immediatamente precedenti l'assedio del 1522.
L'aumentata potenza delle artiglierie rese sempre più insufficiente il riparo che i merli potevano offrire ai difensori disposti sul cammino di ronda, finché, cambiati radicalmente i metodi di difesa, il loro uso scomparve o rimase solo a scopo decorativo come nelle bizzarre merlature poste in Roma a coronamento delle porte Pia e del Popolo.
V. tavv. CLXXI e CLXXII.
Bibl.: E. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné de l'architecture franç., Parigi 1854-69; E. Rocchi, le fonti storiche dell'arch. mil., Roma 1908.