MERĪNIDI (in arabo Banū Marīn, dialettalmente Benī Merīn; in ital. anche Merinidi; fr. Mérinides, ecc.)
Nome di una tribù berbera appartenente al grande gruppo etnico dei Zenātah (ramo dei Ḍarīsah, v. berberi), entrata, come buona parte delle popolazioni consorelle, nel movimento spirituale arabo-musulmano; durante il sec. VII eg., XIII d. C., riuscì a imporre la sua supremazia sul Marocco, costituendo con i suoi capi l'omonima dinastia che regnò fino alla metà circa del sec. XV d. C., e dominò ancora, col ramo collaterale dei Banū Waṭṭās, fin verso la metà del secolo successivo. L'origine della potenza merīnida è in relazione da un lato con la decadenza dello stato almoḥàde, che dopo aver riunito la Barberia, nel sec. XII, in un unico impero dall'Atlantico alla Grande Sirte, in seguito per una serie complessa di cause (v. almohàdi) si andava indebolendo e disorganizzando, in modo da lasciare libero corso alla formazione di regni separati, cioè quello degli ḤafŞidi (v.) con centro a Tunisi, quello degli ‛Abd al-Wāditi (v.) con capitale Tilimsān (fr. Tlemcen), e quello dei Banū Marīn al Marocco; dall'altro lato è in relazione con la nota tendenza delle rudi popolazioni nomadi del deserto o del predeserto a occupare le regioni costiere e ad abbattere stati di sedentarî che vi si siano formati, sostituendosi a essi nel comando. I Banū Marin per lungo tempo erranti nelle zone sahariane del Tāfīlālt (Tafilelt) e già in lotta con gli Almohàdi quando questi dal Marocco estendevano il loro dominio verso la Barberia orientale, nella prima metà del sec. XIII spostandosi verso il nord occuparono la vallata della Mulwiyyah (fr. Moulouya, Moulouïa, Muluïya, ecc.); poi si spinsero a ovest conquistando varî importanti centri del Marocco settentrionale, e infine, nell'anno 668 dell'ègira, 1269-1270 d. C., la città di Marrākush (franc. Marrakech) con la cui presa poteva considerarsi come finito l'impero degli Almohàdi. Nelle guerre e nell'azione politica di questa prima fase si distinsero l'emiro Abū Yahyà ibn ‛Abd al-Haqq, e il suo successore Abū Yūsuf Ya‛qūb. Insignoritisi in tal modo del Marocco, i Merīnidi, sia perché animati da spirito battagliero e da rivalità coi vicini, specialmente coi confratelli ‛Abd al-Wāditi di Tilimsān, sia perché sentissero il dovere di soccorrere i Musulmani di Spagna minacciati dalla reconquista, sia perché eredi della grande tradizione almohàde, erano indotti a svolgere una politica di guerra e di predominio nel resto della Barberia e nella penisola spagnola; politica però che, eccetto brevi periodi e qualche sporadico successo, rappresentò un vano sogno di grandezza. Intervennero negli affari di Spagna, tra la seconda metà del sec. XIII d. C. e la prima metà del XIV, il citato sultano Abū Yūsuf Ya‛qūb, e, fra i successori, specialmente Abū 'l-Ḥasan, che capitanò una grande spedizione finita con la sconfitta del Rio Salado (741 ègira, 1340-1341 d. C.), inflitta ai Musulmani dagli eserciti di Castiglia e di Portogallo riuniti, e seguita a breve distanza di tempo dalla disfatta della flotta nello stretto di Gibilterra. Un accanimento assai maggiore, per quanto non si trattasse di "guerra santa", anzi di guerra fratricida, presenta la lotta tra i Merīnidi e gli ‛Abd al-Wāditi, anch'essi Zenātah di origine, la cui capitale Tilimsān fu ripetutamente e talvolta per lunghi periodi assediata. Presero parte a tali azioni, da parte merīnida, specialmente i sultani Abū Yūsuf Ya‛qūb, Abū Ya‛qūb Yūsuf, Abū Sa‛īd e Abū 'l-Ḥasan, il quale ultimo riuscì, nell'anno 737 dell'eg., 1337-1338 d. C., ad occupare Tilimsān, abbattendo, ma solo temporaneamente, il regno degli ‛Abd al-Wāditi. Lo stesso sultano, intervenendo nelle questioni interne dello stato ḥafŞida, estese le conquiste verso est fino alla Tunisia, e riunì quindi in un unico dominio quasi tutta la Barberia. Ma il fragile edificio, cui mancava, a differenza dei precedenti imperi almoravide e almohàde, vera forza militare e l'entusiasmo d'una idea religiosa direttiva, e che di più poggiava su regioni ove s'era diffuso un elemento disgregatore, cioè gli Arabi Benī Hilāl e Benī Sulaim, fu subito scrollato dalla sconfitta che una coalizione di beduini arabi, contro cui Abū 'l-Ḥasan si era urtato, gl'inflisse presso Cairuan (al-Qairawān) nell'anno 749 dell'eg., 1348 d. C.; in seguito alla quale ḤafŞidi e ‛Abd al-Wāditi rialzarono il capo, e nonostante gli sforzi di Abū ‛Inān Fāris, che regnò dopo Abū 'l-Ḥasan, ricostituirono i loro regni. Nella prima metà del sec. XIV e nella seconda metà del XV le sorti dei Merīnidi precipitarono anche per le frequenti lotte di successione, per il prevalere dei visir, per le sollevazioni di tribù arabe; finché la famiglia dei Banū Waṭṭās, parente dei Merīnidi, e che decadendo questi aveva ingrandito il suo potere fino a tenerli sotto una specie di tutela, assume l'effettivo dominio, che per qualche tempo esercita energicamente, combattendo tra altro contro i Portoghesi; finché è travolta essa stessa, verso la metà del sec. XVI, dal profondo risveglio religioso e politico dell'Islām maghrebino determinato dalle conquiste ispano-portoghesi, e che porta alla fondazione della prima dinastia sceriffiana (v. sceriffi).
I Merīnidi lasciarono larga fama di sé nelle opere artistiche e culturali costruirono la nuova città di Fez (Fās al-giadīd), e anche altre località arricchirono di splendide moschee, medrese (collegi-pensioni per studenti), mausolei, fondachi, ecc., edifici nei quali l'architettura ispano-moresca che tanti capolavori aveva già dato raggiunse una straordinaria finezza, non disgiunta da una certa espressione di delicata fragilità.
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