MERCHI
(Merchy, Melchy, Merci). – Famiglia di musicisti, di cui fecero parte i due fratelli Giacomo e Giuseppe Bernardo, compositori e chitarristi, attivi a lungo insieme a Parigi, tanto che spesso i dati biografici si confondono fino a risultare contraddittori.
Nel repertorio di B. Terzi Giacomo risulta nato a Napoli nel 1730 circa e morto a Parigi il 22 maggio 1793, ma nell’opera III lo stesso Giacomo si definisce «di Brescia»; Libbert attribuisce pertanto queste date a Giuseppe Bernardo. Fétis ricorda che nel 1789 un Merchi insegnava ancora a Parigi, ma non specifica il nome di battesimo: tutte le biografie ottocentesche (Fétis, Laborde, Choron, Schmidl), d’altra parte, intestano genericamente le loro voci al solo cognome Merchi.
Anche l’attribuzione delle loro opere non è chiara: alcune sono firmate da Giacomo (opera III e opera IV), ma la gran parte genericamente «Mr. Merchi». Molte di queste sono attribuite da Cotte e Libbert a Giuseppe Bernardo, da F. Lesure e RISM (Répertoire international des sources musicales) a Giacomo. Uno dei due potrebbe essersi trasferito a Londra: alcune opere sono infatti edite nella capitale inglese, genericamente firmate «M. Merchi».
La prima notizia riguardo ai M. risale al 1751, quando i fratelli si esibirono a Rennes in un concerto per tiorba, liuto, mandolino, colascione e si affermarono così come virtuosi di questi strumenti. L’annuncio del concerto (25 maggio) li definisce veneziani, musicisti da camera di sua maestà il re di Sardegna e segnala che i due fratelli rivendicano l’invenzione di un «calasoncino» a due corde che potrebbe però essere semplicemente il colascione già in uso da oltre un secolo a Napoli. Nel 1752 i M. erano a Francoforte sul Meno; il 22 genn. 1753 ai Concert spirituel di Parigi in un concerto per 2 colascioni.
A Parigi i M. fecero della chitarra il loro strumento prediletto e vissero insegnandone la tecnica e la letteratura. Un privilège générale consentì ai M. di pubblicare la propria musica vocale e strumentale: ogni anno dal 1760 al 1780 furono editi uno o due libri per chitarra. La loro attività è dunque testimoniata da oltre trenta volumi, per la maggior parte composti da arie celebri accompagnate da chitarra, duetti, danze, variazioni; scrissero anche opere vocali in francese. Significativi sono due metodi didattici e teorici, non attribuibili con certezza all’uno piuttosto che all’altro fratello, su cui i M. fondano la moderna didattica della chitarra; si tratta della Guide des écoliers de guitarre, oeuvre VIIe (Parigi 1761 circa) e del Traité des agrémens de la musique exécutés sur la guitarre, oeuvre XXXVe (ibid. 1777) che illustrano chiaramente i tratti dell’esecuzione chitarristica classica ai suoi esordi. I M. furono infatti protagonisti della profonda trasformazione di questo strumento nella seconda metà del Settecento.
Cambia l’accordatura, cambia il modo di pizzicare le corde, cambia la notazione, che abbandona l’intavolatura per passare alla normale notazione mensurata, innovazione di cui l’autore della Guide des écoliers oeuvre VIIe rivendica la paternità. Le molte opere pubblicate dai due fratelli segnalano il graduale cambiamento dello strumento: l’opera VII insegna l’accordatura a cori, l’opera XXXV passa invece all’accordatura per sei corde semplici, più pratiche da trovare, da accordare e da pizzicare con nettezza; inoltre «elles rendent des sons purs, forts et moëlleux, et qui approchent de ceux de la harpe, surtout si l’on se sert de cordes un peu grosses» (p. 2). L’opera VII aveva già bandito l’intavolatura perché «ceux qui ne connoissent que la tablature ne jouent et n’accompagnent que de routine et sans mesure» (p. 4) e dichiarava che non era possibile insegnare gli abbellimenti senza l’esemplificazione diretta dell’insegnante («Je ne parle point des agrémens, on sçait qu’il se démontrent mieux par un bon maître que dans un livre»; ibid.). Evidentemente l’autore cambiò parere se una quindicina di anni dopo dedicò agli abbellimenti un intero trattato: la differenza non è irrilevante, perché segna il passaggio dalla pratica antica dell’apprendimento musicale «a bottega» dal maestro, al metodo e agli esercizi studiati in autonomia dall’allievo, con l’eventuale semplice controllo del maestro. Ma ci sono altre differenze tra i due trattati: sostituiti i cinque cori con sei corde semplici cambia il modo di pizzicare, in base a principî che resteranno a fondamento della pratica chitarristica fino a metà Ottocento almeno.
Nel Traité des agrémens viene proposta la posizione con l’anulare destro appoggiato alla chitarra e il mignolo alzato: «Au reste, on peut éxécuter tous les morceaux de guitarre selon l’ancienne manière ou selon la mienne» (p. 2). Il metodo si dilunga poi sulle posizioni: chiede di non tenere il gomito destro alzato perché stanca inutilmente e impedisce agilità, di non pizzicare le corde con le unghie perché emettono un suono secco e sgraziato, insegna tecniche della mano sinistra per ottenere il vibrato. Importante è anche la definizione della posizione del pollice destro destinato a pizzicare le tre corde gravi per un migliore effetto, mentre indice e medio sono destinati ai due cantini. L’apertura del trattato alle novità tecniche è rimarcata anche dal Mercure de France, che nel 1770 descriveva il signor «Melchy» come un sostenitore di un nuovo metodo di accordare e disporre i tasti dello strumento, inventato da Nicolas Gosset, liutaio di Reims.
Non mancano però indicazioni didattiche ed estetiche significative: nei trattati le note fondamentali degli accordi sono stampate in diverso carattere in modo che si possa cogliere a colpo d’occhio la natura dell’accordo stesso. Si raccomanda inoltre di non esagerare nelle variazioni quando si accompagna la voce: in sintonia con J.-J. Rousseau si sostiene che chi accompagna deve pensare solo a valorizzare chi canta e non ad attirare su di sé l’attenzione. L’interesse per Rousseau, d’altra parte, è dimostrato da alcune sue melodie incluse nell’opera XXXVI: i M. aderiscono all’illuminismo e ai canoni galanti di semplicità negli accompagnamenti e di gusto per la melodia chiara, aggraziata da semplici abbellimenti. Contribuiscono così a fornire ai chitarristi un repertorio di miglior qualità: nei duetti per chitarre entrambi gli strumenti hanno pari importanza; anche dal punto di vista pedagogico i M. si dimostrano interessati più alla musica d’insieme che «a solo». Lo stile cambia nel corso delle diverse opere: nell’opera III (di Giacomo), del 1755-60 circa, generalmente la prima chitarra espone il tema e la seconda lo riprende alla terza inferiore, la dinamica è indicata raramente. L’opera XII presenta invece maggior ricchezza ritmica: l’autore riprende alcuni pezzi dell’opera III e li adatta per chitarra e violino con sordino per bilanciare meglio le sonorità dei due strumenti. In quest’opera rivela maggior maturità nello stile concertante, con grande ricchezza di sfumature, articolazioni e ornamenti, sempre preoccupato di far progredire il linguaggio musicale con nuove soluzioni tecniche tese a padroneggiare ricche possibilità espressive.
Opere in edizione moderna: Giacomo Merchi, Opere scelte: op. 3, 4, 12, 25, a cura di P. Paolini, Firenze 1981; Traité des agrémens de la musique, exécutés sur la guitarre, ibid., facsimile parziale a cura di P. Paolini; Le guide des écoliers de guitarre: oeuvre 7; Traité des agrémens de la musique exécutés sur la guitarre, oeuvre 35 (facsimile delle edizioni 1761, 1777), Genève 1981; Joseph Merchi, Four duets for guitare, op. 3, a cura di B. Calamusa, Mainz-New York 1986; Le guide des écoliers de guitarre où prelude aussi agréables qu’utiles, sur tous les modes, les positions et les arpégémens avec des airs et des variations, rist. anast. in C. Delume, Guitar: Méthodes - Dictionnaires et Encyclopédies - Ouvrages généraux - Préfaces d’oeuvres, Courlay 2003, I, pp. 103-128; Joseph Merchi, Traité des agrémens de la musique, exécutés sur la guitare, rist. anast., ibid., II, pp. 39-78; Giacomo Merchi, Menuet: original pour guitare baroque, a cura di L. de Azpiazu, Genève 2004.
Fonti e Bibl.: Mercure de France, giugno 1753, p. 163; maggio 1760, p. 177; settembre 1767, p. 182; dicembre 1769, pp. 207 s.; dicembre 1770, pp. 179 s.; gennaio 1777, p. 205; The Public Adviser, 12 febbr. 1766; 28 maggio 1768; 12 febbr. 1771; 12 genn. 1774; J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, Paris 1780, I, p. 29; A.-E. Choron - F.-J.-M. Fayolle, Dictionnaire historique des musiciens, Paris 1810, s.v.; C. Israel, Frankfurter Concert-Chronik von 1713-1780, Frankfurt a.M. 1876, p. 38; Comte de Palys, Communication, in Bulletin et mémoires de la Société archéologique d’Ille-et-Vilaine, XXVII (1898), p. 13; D. Fryklund, Colascione och colascionister (Colascione e colascionisti), in Svensk Tidiskrift för Musikforskning (Giornale svedese di musicologia), XVIII (1936), pp. 113-116; B. Terzi, Dizionario dei chitarristi e liutai italiani, Bologna 1937, pp. 146 s.; R. Cotte, M., Joseph Bernard, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, IX, 1961, coll. 117-119; A. Dunning, Some notes on the biography of C. Tessarini, in Studien zur Musikwissenschaft, XXV (1962), pp. 115-122; W. Cox, Classic guitar technique and its evolution as reflects in the Method book, ca. 1770-1850, diss., University Microfilm Internationale, Ann Arbor, MI, 1978, pp. 200 s.; A. Miteran, Histoire de la guitarre, Paris 1979, p. 33; F. Lesure - A. Devriés, Dictionnaire des éditeurs de musique français, Genève 1979, I, p. 118; R. Cotte, M., Joseph Bernard, in The New Grove Dict. of music and musicians, XII, London 1980, p. 176; P. Paolini, Introduzione a Giacomo Merchi, Opere scelte, Firenze 1981; M.A. McCutcheon, Guitar and vihuela. An annotated bibliography, New York 1985, pp. 133, 265-267; E. Allorto - R. Chiesa, La chitarra, Torino 1990, pp. 100 s., 164, 174, 230, 235-238, 243, 267; J. Libbert, M., Joseph Bernard, in The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, London 2001, pp. 449 s.; U. Realino, Un siècle de guitare en France 1750-1850, Lille 2003, pp. 160-170; J. Libbert, M., Joseph Bernard, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII (2004), coll. 16-18; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musicians, VI, p. 91; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, II, p.88; Répertoire international des sources musicales (RISM), s. A1, Einzeldrucke vor 1800, V, pp. 517-519; Diz. encicl. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 48.
P. Russo