mercé (mercede; per gallicismo di origine lirica merzé, merzede; gli editori della Commedia leggono sempre ‛ mercé ', ‛ mercede '; nelle altre opere le due forme si alternano)
Ha il valore fondamentale di " ricompensa " (dal latino merces collegato con merx, " merce "). Tale ricompensa nella poesia di D. è sempre di natura spirituale, sia che si tratti del premio dovuto al servaggio d'amore, nell'ambito delle costumanze feudali e cortesi (così dinanzi a li occhi del piacere / si fa 'l servir merzé d'altrui bontate, Rime XCI 56; l'uom può ben servir contra talento; / e se merzé giovanezza mi toglie, / io spero tempo che più ragion prenda, v. 46; similmente ai vv. 13, 24 e 52), sia che si tratti del ben più alto premio ottenuto in Paradiso da s. Franscesco (la mercede / ch'el meritò nel suo farsi pusillo, Pd XI 110), o di quello meritato dalla speranza di s. Gregorio Magno (il richiamo in vita e la redenzione di Traiano: e ciò di viva spene fu mercede, Pd XX 108). Preghiere di suffragio e simili costituiscono la ricompensa promessa da D. a Ugo Capeto in cambio di una risposta: Non fia sanza mercé la tua parola (Pg XX 37). Simile è il caso di Fiore CCXX 3 che la sua mercé ciascuno attenda, dove però prevale un accento minaccioso e il vocabolo assume la coloritura negativa di " castigo ".
Da " opera degna di ricompensa " (desumibile dal significato precedente: cfr. i tre esempi di Fiore CXIII 4 e 14, CXIV 7) m. può passare al valore di " merito ": s'elli hanno mercedi, / non basta, perché non ebber battesmo (If IV 34); La mia mercede / non mi fa degno de la tua risposta (Pd XXI 52); del vedere è misura mercede, / che grazia partorisce e buona voglia (Pd XXVIII 112); v. anche Rime LX 12 e Pd XXXII 73.
Altrove ha il senso di " grazia ", " misericordia ", " pietà ": el d'ogni mercé par messo al niego (Rime CIII 39); Merzé d'altro lato / di me rechi alcuna rimembranza (XLIX 3; si noti la personificazione); io ne spero ancor da lei merzede (Vn XXXI 16 70); comune è nel Fiore la locuzione ‛ per m. ': Per Dio, gentil madonna, e per merzede (LXXVI 1; e v. XCIII 13, CXXXV 1, CCXXVII 1).
Frequentemente, con tal senso, ricorre come invocazione: ma dentro portan la dolze figura / ch'a l'anima gentil fa dir: " Merzede! " (Rime LXXX 10); Per Dio, merzede! (Fiore XXII 2); o dà luogo a moduli sul tipo di ‛ chiamar m. ', ‛ chieder m. ', ‛ gridar m. ': Amore, a cui io grido / merzé chiamando (Rime CIII 38); ciascun santo ne grida merzede (Vn XIX 7 21: " chiede a Dio la grazia d'aver Beatrice in cielo "); cagion mi sprona ch'io merzé vi chiami (Pg XXIX 39); aggie merzede / di me (Fiore XII 9); la bella merzé gli ha comandato (CCVIII 6), con gli esempi affini di Rime dubbie XV 11, XVIII 12, Fiore LX 6, CXXXVIII 4, CCX 13, Detto 69.
Seguito da ‛ di ' e con funzione quasi prepositiva equivale a " in, per grazia ", " in virtù ", " per opera ", " con l'aiuto ": merzé di vostra grande cortesia (Rime LVII 18); merzé del dolce mio signore (LXXXVI 7); mercé de la somma luce del cielo (Cv IV XV 9); mercé del popol tuo che si argomenta (Pg VI 129, con forte intonazione ironica); mercé del loco / fatto per proprio de l'umana spece (Pd I 56); mercé di colei / ch'a l'alto volo ti vestì le piume (XV 53), come in Rime LXXIII 8 merzé del copertoio c'ha cortonese (qui non tanto " mediante ", come intende il Del Lungo, o " in grazia " con tinta ironica, che è proposta del Torraca, ma " a cagione ", " per colpa ": cfr. Barbi, Problemi II 91 n.); LXXXIII 62, CXVI 65.
Parenteticamente preceduto dal possessivo, senza preposizione, col valore di " per grazia sua, vostra ", in Vn XVIII 4 lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine...; XXIII 28 84 Voi mi chiamaste allor, vostra merzede; If II 91 I' son fatta da Dio, sua mercé, tale, / che la vostra miseria non mi tange. Costruzione simile si ha con ‛ Dio ', forse per francesismo, nel Fiore: Dio merzé (XCVII 12), per Dio merzé (CXXVII 9).
‛ Render m. ' corrisponde a " ringraziare ", in Vn XXVI 10 4, e formula di ringraziamento è il molto gran merzede, di Fiore CCII 9.
Talora infine m. trapassa nell'area semantica di " discrezione ": i' sì son venuto a pura fede / a tua merzede, Fiore XII 12; così anche in VIII 12 e CXCI 13.