mercato monetario
Segmento dei m. finanziari su cui avvengono scambi su strumenti di debito, denominati in valute diverse (nazionali o straniere), con scadenze iniziali brevi, dall’overnight (una giornata lavorativa) fino a quella annuale. Il m. m. è fondamentale per la raccolta della liquidità (➔) necessaria al funzionamento ordinato del sistema finanziario globale. Sul m. interbancario, che costituisce la componente principale di quello monetario, le banche scambiano tra di loro riserve bancarie (➔ riserva bancaria) e sono controparti della banca centrale per operazioni di mercato aperto (➔ pronti contro termine). Il soddisfacimento del vincolo di riserva obbligatoria presso la banca centrale costituisce la determinante primaria della domanda di liquidità da parte delle banche, insieme alla necessità di detenere depositi presso di essa al fine di far fronte alle normali esigenze di pagamenti durante la giornata. A seconda della prevalenza di sistemi di pagamento per importi rilevanti a regolazione lorda o netta (➔ sistemi di pagamento), si ha una maggiore o minore domanda di riserve bancarie per regolare le transazioni. In entrambi i casi le transazioni possono essere rese finali solo in presenza di una sufficiente quantità di riserve bancarie.
Gli strumenti principali includono, oltre alle riserve bancarie, titoli di Stato, come i BOT (➔) in Italia, e carta commerciale, con scadenze dalla settimana al trimestre, emessa da grandi imprese, banche e altri operatori finanziari. Le transazioni possono essere garantite contro il rischio di credito da titoli (secured) o non garantite (unsecured). In condizioni normali, i prestiti interbancari sono non garantiti, perché si ha fiducia nella controparte, e i tassi d’interesse sono solo di poco superiori a quelli sulle transazioni garantite. L’ampliarsi del differenziale, lo spread (➔) è un classico indicatore di tensioni sul mercato monetario. Gli strumenti di m. m. sono altamente liquidi, in ragione della scadenza ridotta, delle garanzie sottostanti e della fiducia nei confronti degli emittenti.
Tra gli investitori non bancari vi sono fondi comuni monetari, imprese e gruppi non finanziari, che cercano condizioni di rendimento maggiori per la liquidità disponibile; tra gli emittenti non bancari vi sono Stati ed enti pubblici, aziende e gruppi non finanziari. Significativo è il ruolo delle banche centrali per le finalità della politica monetaria. Per gli operatori privati non bancari, le modalità di impiego, garantito da titoli, e di raccolta di liquidità, prevalentemente con operazioni temporanee di m. aperto, hanno finito per creare, in particolare negli Stati Uniti, un cosiddetto sistema bancario ombra, poiché sfugge ai controlli della vigilanza, di dimensioni maggiori di quello ufficiale.
Sul m. m. vengono fissati i tassi d’interesse della parte a breve della curva per scadenze: i tassi di riferimento, data la concentrazione degli scambi, sono quelli sulle scadenze overnight, trimestrale e annuale per le riserve bancarie; trimestrale e annuale per i titoli pubblici. I tassi di mercato interbancario guidano i tassi bancari sui prestiti e sui depositi. I tassi minimi, più noti, a cui un gruppo di grandi banche si dichiara disposto a prestare, sono l’EURIBOR (➔) e il LIBOR (➔) alle diverse scadenze per le valute principali. Nella UEM (➔) i tassi effettivi sui prestiti interbancari, che riflettono le valutazioni che ciascun prestatore fa della controparte e di cui l’EONIA (➔) per la scadenza overnight è il più noto, tendono a oscillare intorno al tasso di rifinanziamento principale, all’interno dell’intervallo costituito dal tasso di rifinanziamento marginale e da quello per i depositi presso la banca centrale, tassi anche denominati ufficiali in quanto determinati dalla BCE (➔). Non è sorprendente che i tassi effettivi dei prestiti interbancari non garantiti, in condizioni di crisi di fiducia nelle controparti, possano superare il tasso sul rifinanziamento marginale, che si associa a una transazione garantita dai titoli forniti dalla banca debitrice alla banca centrale.