MERCATO DELL'ARTE
MERCATO DELL’ARTE. – L’ultimo decennio. Gli attori. Le fiere. Le case d’asta. Bibliografia
Secondo il TEFAF (The European Fine Art Fair) Art market report (2015), nel 2014 il fatturato totale per la vendita di arte e antichità nel m. dell’a. internazionale è arrivato a circa 51 miliardi di euro con un aumento di più del 150% rispetto ai primi anni del 2000. Quello dell’arte è un mercato opaco e non regolato di cui si conoscono con certezza solo i risultati delle vendite che avvengono alle aste. La parte del business che viene condotta nelle fiere internazionali, in transazioni private e nelle gallerie rimane invece non trasparente. Si tratta di un mercato globale, ma sarebbe più appropriato parlare di mercati perché i tanti settori in cui può essere suddiviso hanno spesso protagonisti, caratteristiche e cicli peculiari. Se viene inteso in senso ampio, il m. dell’a. non include soltanto il commercio degli oggetti delle cosiddette belle arti, principalmente dipinti, sculture, lavori su carta (acquerelli, disegni, fotografie), ma anche delle arti decorative (mobili di valore, costumi, gioielli, tessili, oggetti di vetro, legno, metallo, ceramica) e delle antichità (oggetti del passato che, per rarità, condizione e significato storico, vengono collezionati). Può includere anche altri oggetti da collezione che vengono venduti da mercanti e case d’asta, come, per es., vino, monete, macchine d’epoca, memorabilia, francobolli, giocattoli. Anche se questi possono avere caratteristiche in comune con le opere d’arte, i mercati che li trattano hanno caratteristiche diverse da quelle del m. dell’a. in senso stretto.
L’ultimo decennio. – Dopo alcuni anni di prezzi stabili, a partire dal 2003 i valori hanno iniziato a crescere gradualmente con un particolare incremento nel 2006 e durante tutto l’anno successivo. Nel 2008 però, nel clima della crisi finanziaria e della recessione economica globale, anche il m. dell’a. ha subito un rallentamento. La contrazione dei prezzi del 2008, fino al 40% dai picchi del 2007, rappresenta la più forte caduta del m. dell’a. dalla precedente crisi del 1991. Il periodo buio non è durato però a lungo e agli inizi del 2009 si sono iniziati a vedere i primi segni di ripresa. Nel 2010 si è ritornati ai valori degli anni d’oro. La ripresa è continuata in ogni segmento nel 2011 e, nonostante la crisi economica in tutto il mondo occidentale, l’arte ha venduto più nel 2011 che in ogni altro momento della storia del mercato fino allora. Il volume delle transazioni e i prezzi hanno continuato a salire; nuovi record vengono battuti quasi giornalmente fino a toccare vertici come Nafea Faa Ipoipo (When will you marry?) di Paul Gauguin, venduto per circa 300 milioni di dollari nel gennaio del 2015 in trattativa privata o The balloon dog (Orange) di Jeff Koons, aggiudicato all’asta nel novembre del 2013 per 58,4 milioni di dollari, cifra record per un artista vivente.
Il m. dell’a. degli ultimi dieci anni si contraddistingue per una notevole crescita del volume di transazioni, un rapido incremento dei prezzi, un aumento di interesse per le categorie di arte post war e contemporanea, un maggior numero di collezionisti provenienti da ogni parte del mondo e la crescita di importanza di nuovi centri nei Paesi dalle economie in forte sviluppo, come la Cina, l’India, il Qaṭar, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia e l’America Latina.
Il maggior numero di transazioni all’asta viene eseguito negli Stati Uniti. La Cina è oggi il secondo più grande mercato per le opere d’arte all’asta in termini di valore, anche se nel 2014 ha mostrato una lieve diminuzione rispetto al 2013. Al terzo posto è il Regno Unito, concentrato su Londra; seguono poi a grande distanza la Francia e la Germania (figg. 1 e 2).
L’innalzamento dei prezzi si deve principalmente al fatto che un sempre maggiore numero dei ricchissimi di tutto il mondo, provenienti in special modo dai Paesi con economie in forte sviluppo, colleziona arte, e il loro interesse si focalizza solo su pochi nomi. Secondo i dati di Art net, per es., nel 2014 sono bastate le opere dei dieci artisti più richiesti per generare all’asta un fatturato di 3,1 miliardi di dollari, l’equivalente cioè del 19,4% del totale del mercato per valore (tab. 1).
A oggi l’incremento maggiore si registra per l’arte post war e contemporanea seguito da quello per l’arte moderna che rimane al secondo posto tra le categorie più richieste.
Secondo il TEFAF Report, nel 2014 l’arte post war e contemporanea rappresentano il 48% del fatturato globale generato dalle aste di belle arti, mentre l’arte moderna ne rappresenta il 28%. Nel 2000 l’arte del dopoguerra si limitava all’8% e l’arte contemporanea non arrivava al 3% del valore delle vendite totali in asta (tab. 2).
Nel 2014 il settore dei dipinti antichi rappresentava solo circa l’8% del valore totale delle vendite, questo principalmente a causa della scarsità di opere di alta qualità che appaiono sul mercato e per la difficoltà del gusto corrente di apprezzare alcuni dei soggetti trattati.
La globalizzazione del m. dell’a., così come la sua espansione, hanno portato a un aumento significativo nella sua infrastruttura globale e alla proliferazione in tutto il mondo di musei, gallerie, case d’asta, fiere, festival e biennali (v.). È anche aumentata l’offerta dei fornitori di servizi ausiliari per il mondo dell’arte, come anche i corsi di educazione in questo campo. Si è ampliata l’infrastruttura per il commercio dell’arte sul web, con le aste on-line e altre piattaforme virtuali di vendita, ma anche con banche dati, strumenti per la ricerca e analisi di dati, per il management di collezioni e per facilitare la comunicazione tra coloro che si interessano a questo settore.
Mai così tanto come negli ultimi anni si è guardato all’arte come forma alternativa di investimento, anche se la mancanza di trasparenza, di regolamentazione e di liquidità rimane un ostacolo per lo sviluppo delle attività di arte e finanza. L’aumento dell’interesse per l’arte come asset class ha portato alla creazione di numerosi fondi di investimento in arte che, secondo le stime di ArtTactic, nel 2014 gestivano 1,26 miliardi di dollari con circa 72 fondi in esistenza di cui 55 in Cina.
Gli attori. – I vari attori che interagiscono e operano nel m. dell’a., con ruoli dai limiti spesso sfumati e non senza conflitti di interesse, si spostano in continuazione nei vari centri in tutto il mondo seguendo il calendario delle aste principali, delle fiere, delle biennali e di altri riconosciuti eventi d’arte.
Se l’artista è il produttore dell’opera, il collezionista, privato o istituzionale, ne è il destinatario finale. Le ragioni per cui si compra arte spaziano dall’amore per essa e da motivi filantropici a benefici fiscali, sociali, di immagine o di investimento. I collezionisti più importanti hanno il potere di creare trends e possono avere una grande influenza sul valore economico di un artista sul mercato. Nel mercato di oggi, l’inserimento di un’opera in un museo e in una delle mostre principali ha come effetto un innalzamento del suo valore economico; di conseguenza il curatore che seleziona le opere per questi eventi, con la sua scelta, può influenzare il mercato. Anche il giudizio del critico o dello storico dell’arte che viene riconosciuto dal mercato come la persona di riferimento per decidere se un’opera è attribuibile con certezza o meno a un artista, può avere un effetto sul valore economico di un’opera. La figura centrale del m. dell’a. è però quella del mercante d’arte. Si definisce gallerista, quando promuove direttamente la carriera degli artisti che rappresenta e opera nel mercato primario, cioè vende opere che vengono immesse nel mercato per la prima volta, anche se la distinzione non è sempre netta perché sempre più galleristi operano contemporaneamente nel mercato primario e secondario, e la seconda attività sostiene spesso la prima, maggiormente a rischio e con ricavi che di solito possono venire solo nel lungo termine. I mercanti tendono a specializzarsi in un settore ben definito e sono veri esperti nell’arte che trattano. Vendono su commissione variabile a seconda degli accordi singoli, che può arrivare anche a più del 50% nel caso del gallerista, oppure comprano opere che rivendono non appena il mercato permette un profitto. Nella maggior parte dei casi le gallerie sono di proprietà di una persona o sono delle piccole partnerships gestite direttamente dal proprietario con l’aiuto di pochi impiegati. Il numero di artisti che rappresentano rimane spesso esiguo: le gallerie più piccole possono averne meno di dieci e le più grandi non superano i cinquanta. La fama del gallerista cresce di pari passo con quella degli artisti rappresentati. Un buon gallerista ha capacità di talent spotter, cioè di individuare prima degli altri un trend o un artista. Oggi sempre più galleristi collaborano con il settore non profit e organizzano loro stessi mostre di livello museale. I più potenti galleristi sono oggi brands globali con tanti punti vendita nei maggiori centri del mercato. L’aspetto della galleria più usato negli ultimi dieci è il modello white cube con pavimenti di cemento e pareti bianche, un piccolo ufficio, spesso sul retro, e spazi vuoti dove opere ben illuminate vengono esposte a una buona distanza una dall’altra.
Le fiere. – Una grande percentuale del business delle gallerie viene realizzata oggi alle fiere, che in seguito al-l’espansione del m. dell’a. si sono moltiplicate in ogni parte del globo. I più grandi mercanti al mondo possono arrivare a partecipare a decine di fiere all’anno. Per una galleria essere accettata a una fiera importante equivale a una convalida del proprio valore, in quanto l’accesso alle fiere più richieste è estremamente competitivo e deciso da un comitato. Più la fiera è di successo più il costo di partecipazione è elevato, ma è proporzionale al beneficio che la galleria ne ricava. Il modello di base della fiera, un mercato che offre l’opportunità di vedere l’arte tutta in una volta, non è molto cambiato da quando hanno avuto inizio Art Cologne, la prima fiera di arte moderna e contemporanea (dal 1967), e Art Basel che dal 1970 si svolge ogni giugno a Basilea e ancora oggi viene considerata la principale fiera d’arte moderna e contemporanea del mondo. Quello che è cambiato è l’incremento del numero di gallerie che vi partecipano e il fatto che queste vengono da ogni parte del globo. La fiera è anche luogo di scambio di informazioni preziose per tutti gli operatori dell’arte e del mercato, anche nel settore non profit.
Le fiere più interessanti possono avere un curatore, commissionano progetti talvolta ambiziosi e ospitano eventi non necessariamente commerciali. Sono inoltre eventi mondani capaci di animare le intere città che le ospitano.
Tra le fiere più frequentate nel mondo dell’arte internazionale sono, oltre ad Art Basel Basel, anche Art Basel Hong Kong, Art Basel Miami, FIAC (Foire Internationale d’Art Contemporain) a Parigi, Frieze a Londra e New York, TEFAF (The European Fine Art Foundation) a Maastricht, ARCO (ARte COntemporaneo) a Madrid, The armory show a New York e Artissima a Torino.
Le case d’asta. – Mentre molti sono i mercanti e le gallerie, il mercato internazionale delle vendite all’asta è dominato da due soli nomi, Christie’s (fondata nel 1766) e Sotheby’s (fondata nel 1744), che si dividono circa metà del volume globale del mercato. A seguire, nel mondo occidentale, si posizionano Bonhams e Phillips. Ogni singolo Paese ha poi delle case d’asta che operano nei mercati locali e che tendono a specializzarsi nel l’arte del proprio territorio, anche se possono trattare opere di rilievo per il collezionismo internazionale. Una casa d’asta vende opere di diversi secoli, generi e Paesi in tanti dipartimenti separati guidati da esperti. Le aste principali sono degli appuntamenti fissi, cioè avvengono ogni anno nello stesso luogo e nello stesso periodo. La casa d’asta prende una commissione da venditore e acquirente che varia arrivando fino al 30% del valore dell’acquisto al compratore (buyer premium). Quest’ultima si aggiunge al prezzo di martello (hammer price), cioè all’offerta più alta che si è aggiudicata l’opera. A differenza del resto del mercato le case d’asta sono sottoposte a regole precise, le aste sono eventi pubblici e i prezzi sono consultabili da chiunque. Poiché i prezzi sono pubblici, anche se il nome del compratore rimane segreto, le aste sono fondamentali per stabilire e mantenere il valore dell’arte che può poi essere scambiata privatamente.
Nell’ultimo decennio il ruolo delle case d’asta si è ampliato andando sempre più a sovrapporsi con quello del gallerista: coltivano un rapporto diretto con i collezionisti e gli artisti viventi, trattano vendite privatamente e organizzano mostre. Inoltre, al fine di assicurarsi la consegna delle opere più significative, alcune delle più grandi case d’asta offrono anche servizi finanziari, soprattutto garanzie e prestiti.
Bibliografia: O. Velthuis, Talking prices. Symbolic meanings of prices on the market for contemporary art, Princeton 2005; A. Lindemann, Collecting contemporary, Köln 2006; Fine art and high finance, ed. C. McAndrew, Princeton 2010; G. Adam, Bigbucks. The explosion of the art market in the 21st century, Farnham 2014; Deloitte, ArtTactic, Art & finance Report 2014, Luxembourg-London 2014, http://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/lu/Documents/financial-services/artandfinance/luen-artandfinancereport-08092014.pdf (7 luglio 2015); M. Gerlis, Art as an investment?, Farnham 2014; C. Zampetti Egidi, Guida al mercato dell’arte moderna e contemporanea. Con le testimonianzedei maggiori protagonisti internazionali, Milano 2014; Art economics, TEFAF Art market report 2015, ed. C. McAndrew, Helvoirt 2015.