MEO PATACCA
. Tipo della commedia italiana, apparso con il poema in ottava rima di Giuseppe Berneri (Meo Patacca overo Roma in feste ne i trionfi di Vienna, Roma 1695), scritto in vernacolo romanesco frammisto alla lingua letteraria.
Ma nella vita teatrale M. P. è entrato soltanto nell'Ottocento, quando Filippo Tacconi e Annibale Sansoni trasportarono sulla scena i tipi del Berneri, modernizzandoli e rituffandoli nel loro ambiente trasteverino. Nella commedia: Il duello di M. P. e di Marco Pepe, i loro eroi si presentano per la prima volta già stilizzati in alcuni tipici atteggiamenti popolareschi. M. P. è il trasteverino spiritoso e insolente, ma buono di cuore; le sue frasi sono vibrate, quasi rodomontesche; non vuol essere contraddetto, e ricorre spesso al bastone. Indossa un farsetto che si abbotiona da un lato; ha i calzoni aperti sulle gambe; scarpette con fibbie di acciaio; i capelli sono raccolti in una retina, sotto un cappello a fungo; il collo è scoperto: una specie di sciarpa gli cade dalle spalle e forma una rosa sul petto. Portava una larga cintura nella quale teneva infilato un pugnale che la censura fece sostituire con un bastone. Marco Pepe è il solo che gli tenga testa, a parole: fanfarone dall'aria terribile, affronta e sfida il suo collega, ma, appena questi gli si pianta davanti e lo fissa negli occhi, si squaglia. Il successo del Duello incoraggiò i due autori, che continuarono con altri lavori a dar vita ai tipi romaneschi. Il Tacconi, anzi, scrisse pgr i suoi eroi alcune parodie di tragedie classiche e di varî drammi; e poiché le commedie musicali erano allora in gran voga, anche di queste alimentò il suo teatro romanesco, conservando sempre le parti principali ai suoi due eroi (p. es.: M. P. er greve e Marco Pepe la crapetta, con musica del Galanti). Non solo autore, ma anche attore volle essere il Tacconi, e quando scomparve il celebre Sansoni, sostenne più volte la parte di Marco Pepe. E con questo vive ancora M. P. e ancora diverte non solo sotto le sue spoglie, ma anche sotto quelle di Rugantino, al quale ha trasmesso parecchie delle sue qualità.
La figura di M. P. fu resa con geniale intuito dai disegni di B. Pinelli a commento dell'opera di G. Berneri (Roma 1823).