MEO di Pero
MEO di Pero. – Non si conoscono il luogo e la data di nascita di questo pittore, attivo a Siena e documentato tra il 1370 e il 1407. Fu figlio del pittore Pero o Piero di Castellano da Gerfalco, iscritto nel Libro delle Capitudini delle arti di Siena del 1363, ma già morto nel novembre del 1370, quando M. sposò Bartolomea del fu Francesco Agnolini speziario (Loseries). A quella data M. risiedeva nel «popolo» di S. Pietro a Ovile (ibid.).
Numerosi documenti successivi ne attestano però l’appartenenza al popolo di S. Maurizio, nel terzo di Camollia. Nel 1404 parrebbe tuttavia abitare nella contrada di S. Giorgio. Si hanno notizie della riscossione di parti della dote della moglie negli anni 1382-83 e 1388 e di carattere tributario per gli anni 1384, 1389, 1391, 1394, 1397-98, 1404 e 1407 (Romagnoli, III; Bacci; Padovani, p. 74).
Come per molti altri artisti senesi del secondo Trecento, numerose sono le notizie di incarichi politico-amministrativi, anche in posizioni di primo piano. Nel 1378 risulta già essere stato castellano di Arcidosso. Nel 1382 fu rimborsato per essersi recato «a fare la mostra de soldati castellani e altri uffiziali». Fu tra i Priori della città nei bimestri luglio-agosto 1383, maggio-giugno e novembre-dicembre 1384 (Romagnoli, III, pp. 426 s.; Milanesi, I, pp. 36 s.).
M. si trova immatricolato nel ruolo dei pittori senesi nel 1389. Risulta iscritto anche in un’altra occasione, in una lista dalla datazione controversa per la quale Fehm ha proposto l’anno 1356. Se ciò corrispondesse al vero, rappresenterebbe una significativa estensione temporale della sua carriera (Padovani, 2001). M. operò a lungo a fianco di Cristoforo di Bindoccio, dando vita a una tra le più attive botteghe senesi degli ultimi decenni del Trecento. Il sodalizio era ben saldo già nel 1370, quando Cristoforo fu testimone alle nozze del collega e, soprattutto, quando i due firmarono gli affreschi oggi frammentari nella cappella delle Reliquie, poi del Manto, in S. Maria della Scala. La messa a fuoco della loro produzione è acquisizione recente, dovuta anzitutto agli studi di Padovani, che ha argomentato la preminenza di Cristoforo, probabilmente il più anziano dei due. Nonostante il legame con Cristoforo, talvolta M. sembra aver agito da solo, sebbene in imprese minori.
Capisaldi della ricostruzione della carriera di Cristoforo e di M. sono due cicli di affreschi sottoscritti da entrambi. Il più antico è proprio quello datato 1370 in S. Maria della Scala, del quale rimangono solo alcune figure a mezzo busto; il seriore, datato 1393, si trova nella chiesa di S. Maria a Campagnatico, nel Grossetano, e ha per soggetto principale le Storie della Vergine.
Nel 1377 M. lavorò per la Compagnia della Ss. Trinità, «acconciandone» una tavola (che difficilmente però sarà stata quella per la quale l’intagliatore Barna di Turino ricevette pagamenti nel 1379 e 1380, come in Borghesi - Banchi) e dipingendo nel chiostro. Non è nota la ragione per la quale M. versò una cifra esigua al capitolo della Compagnia in una data imprecisata, ma forse non troppo distante dal 1377.
Intorno al 1380 Padovani (1982) ha datato un altro importante ciclo d’affreschi riconducibile all’affiatato duo, le Storie di s. Francesco nella cappella absidale di S. Francesco a Pienza. Nel nono decennio si registrano inoltre numerosi impegni per la cattedrale senese.
Nel 1382 M. e Cristoforo ricevettero due compensi per aver racconciato quattro angeli che stavano di fronte e dietro l’altare maggiore (Lusini, p. 329); nello stesso anno furono pagati per due angioletti «che fero e rinfrescàro» sull’altare maggiore (Milanesi, I, p. 33). A quei lavori dovette essere legato il pagamento, sempre nel 1382, per due «basarelle per gli agnioli e per filo di fero» (Lusini, p. 329). Il 28 marzo 1383 M. fu retribuito per la pittura di un cavallo, un bue e un porco da porre nella cappella di S. Antonio (ibid., pp. 259 s., 319). Non fu il solo contributo di M. alla decorazione di quel complesso; si sa infatti del trasporto a casa sua, verosimilmente per dipingerlo, del «tabernacholo di Sant’Antognio» fatto da Nanni di Francesco del Tonghio (Butzek, p. 87). Ancora nel 1383 ricevette denaro per aver «rinfrescato» la Madonna nella lunetta sopra il portale principale e con Cristoforo (Milanesi, I, p. 37) per l’oro da mettere sulla corona di una Madonna nell’altare della Maddalena (Butzek, p. 91). Nel 1386 è verosimilmente lui il «compagno» pagato con Cristoforo per avere eseguito dei «champi dorati» nel coro (Lusini, p. 326). Nell’agosto del 1387 i due pittori ricevettero il compenso per tre piccoli scudi fatti nell’altare dei Calzolari (Butzek, p. 92).
Verso il 1390 Padovani (1982) ha collocato gli affreschi frammentari con Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento già nel refettorio di S. Pietro alla Magione. Per queste pitture Fattorini ha fissato una forbice cronologica fra 1382 e 1398, proponendo cautamente i nomi di Cristoforo e M. anche per un dipinto datato 1370 situato in un locale attiguo alla chiesa, purtroppo in cattivo stato di conservazione.
Altro lavoro di valore, perso o non ancora identificato, dovette essere la tavola con il Salvatore per la cappella del Campo, per la quale Cristoforo e M. ricevettero un pagamento nel 1392 (Milanesi, I, p. 33). Il solo Cristoforo è menzionato a proposito del versamento delle due rate successive, una nello stesso anno, una nel 1403 (ibid.). La coppia di maestri aveva già lavorato in precedenza per quello spazio: nel 1382 erano stati infatti retribuiti per la «rinfreschatura» delle tavole «che stanno in su l’alete de la chapela del champo» (Lusini, p. 329).
Nel settembre 1393 Cristoforo e M. furono saldati per aver dipinto gli stemmi di Gian Galeazzo Visconti alla porta di Camollia. Il lavoro fu stimato da Paolo di Giovanni Fei e Giovanni di Giacomo (Milanesi, I, p. 33). L’11 dic. 1393, insieme con Bartolo di Fredi, furono pagati per il restauro del Mappamondo di Ambrogio Lorenzetti in palazzo pubblico (ibid., II, p. 37). La collaborazione tra la bottega e Bartolo di Fredi si ripeté più volte in quegli anni. Se infatti Bartolo, Cristoforo e Giusaffà di Filippo due giorni dopo ricevettero il compenso per aver dipinto una «biscia», cioè un altro stemma Visconti, sulla facciata di palazzo pubblico (ibid.), nel giugno del 1395 Bartolo e M. furono retribuiti di nuovo per avervi dipinto le armi dello stesso signore (Freuler, pp. 428 s.). Il 14 ag. 1396 M. fu testimone a un atto tra Bartolo e le monache di S. Caterina (ibid., pp. 430 s.).
Più di recente sono stati attribuiti a Cristoforo e a M. due importanti cicli murali. Ciampolini ha loro assegnato con riserva le Storie della vita di Cristo nella pieve di San Polo in Rosso nel Chianti, datandole tra la cappella delle Reliquie e Campagnatico. Bagnoli ha riconosciuto la loro mano negli affreschi di palazzo Corboli (già Bandinelli) ad Asciano, con una datazione prossima alle pitture di S. Maria della Scala.
Intorno ai maggiori cicli ad affresco, Padovani (1982 e 2001) ha raggruppato un numero cospicuo di altre opere su tavola e su muro. In aggiunta al ciclo ascianese, Bagnoli ha ulteriormente arricchito il catalogo.
Quanto allo stile, Cristoforo e M. (tenendo presente il probabile ruolo dominante del primo) si devono per ora classificare congiuntamente, non essendo stata tentata una distinzione delle loro individualità artistiche. Essi si mostrano pittori lorenzettiani, riprendendo forme e iconografie care ai capiscuola senesi tradotte in un linguaggio popolaresco e corsivo che negli esempi migliori possiede un’efficace semplicità. Si inseriscono nel panorama del secondo Trecento palesando tratti di cultura affine a Paolo di Giovanni Fei, Luca di Tommè, Biagio di Goro, Bartolo di Fredi.
Non si conoscono il luogo e la data di morte di Meo.
Fonti e Bibl.: E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi (1835), Firenze 1976, III, pp. 425-428; IV, p. 109; G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, Siena 1854, I, pp. 33, 36 s., 40; II, p. 37; S. Borghesi - L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell’arte senese, Siena 1898, p. 50; V. Lusini, Il duomo di Siena, I, Siena 1911, pp. 228 s., 244, 259 s., 270, 319, 321, 326, 329 s.; A. Lisini, Elenco dei pittori senesi vissuti nei secoli XIII e XIV, in La Diana, II (1927), p. 304; C. Brandi, La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, pp. 60 s.; P. Bacci, Francesco di Valdambrino, Siena 1936, pp. 58, 60; S. Fehm, Notes on the statutes of the Sienese painters guild, in The Art Bulletin, LIV (1972), pp. 198-200; S. Padovani, in Mostra di opere d’arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto, Genova 1979, pp. 89-91; II, ibid. 1981, pp. 56-59; Id., Sulla traccia di Cristoforo di Bindoccio e M. di P., in Bollettino d’arte, XV (1982), pp. 85-98; G. Borghini - U. Morandi, in Palazzo pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, a cura di C. Brandi, Milano 1983, pp. 223, 228, 347, 423; D. Gallavotti Cavallero, Lo spedale di S. Maria della Scala in Siena. Vicenda di una committenza artistica, Pisa 1985, pp. 106 s.; S. Padovani, Cristoforo di Bindoccio, in Dizionario biografico degli Italiani, XXXI, Roma 1985, pp. 74-76 (con ulteriore bibl.); M. Leoncini, Cristoforo di Bindoccio e M. di P., in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, II, Milano 1986, pp. 566 s.; M. Ciampolini, San Polo in Rosso. Pieve di S. Polo, in Le chiese del Chianti, a cura di P. Torriti, Firenze 1993, pp. 149-153; G. Freuler, Bartolo di Fredi Cini. Ein Beitrag zur sienesischen Malerei des 14. Jahrhunderts, Disentis 1994, pp. 324, 336, 339, 400, 428-431; W. Loseries, Cristoforo di Bindoccio, in Allgemeines Künstlerlexikon (Saur), XXII, München-Leipzig 1999, pp. 340 s.; G. Fattorini, Il patrimonio artistico di S. Pietro alla Magione, in La chiesa di S. Pietro alla Magione nel terzo di Camollia a Siena. Il monumento, l’arte, la storia, a cura di M. Ascheri, Siena 2001, pp. 209-236; S. Padovani, Un aggiornamento del catalogo di Cristoforo di Bindoccio e M. di P., in Opere e giorni. Studi su mille anni di arte europea dedicati a Max Seidel, a cura di K. Bergdolt - G. Bonsanti, Venezia 2001, pp. 223-230; A. Bagnoli, Gli affreschi dell’antico palazzo Bandinelli ad Asciano, in Palazzo Corboli. Museo d’arte sacra, a cura di C. Alessi, Siena 2002, pp. 59-70; L. Martini, Cristoforo di Bindoccio e Francesco di Giorgio: due botteghe di pittori senesi del Trecento e Quattrocento a Campagnatico, Asciano 2005, pp. 14-38, 89-92; M. Butzek, Chronologie, in Die Kirchen von Siena, III, 1.1.1, Der Dom S. Maria Assunta, München 2006, pp. 87-92; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 404.
G. Ermini