MENZOGNA (fr. mensonge; sp. mentira; ted. Lüge; ingl. lie)
È la negazione o l'alterazione della verità empirica: alterazione consapevole, compiuta con l'intento di trarre altrui in errore: locutio contra mentem, dicevano gli antichi, e davano naturalmente alla parola locutio il più ampio significato. A differenza della frode (v.), che ha sempre intenzione aggressiva, la menzogna può mancare totalmente di questa intenzione, e il danno da essa recato può semplicemente consistere nell'erroneo giudizio in cui induce. La frode è sempre menzognera, mentre la menzogna non è necessariamente fraudolenta. Si tratta comunque di concetti empirici, che come tali sfuggono a una più precisa determinazione. Psicologicamente la menzogna è una manifestazione egoistica, riconducibile sia a una difesa contro il mondo esterno (e quindi a un sentimento più o meno inconscio d'inferiorità), sia alla vanità e al desiderio di apparire diversi da ciò che ci si sente (che son poi anch'esse forme di debolezza morale). Particolarmente inclini alla menzogna sono infatti i fanciulli, i selvaggi, le donne, i vecchi, gli ammalati di corpo o di spirito. È discutibile, e risolvibile solo volta per volta, se nei casi di psiconevrosi si possa parlare di menzogna: poiché l'anzidetto criterio della consapevolezza è anch'esso un criterio di massima.
La menzogna è stata studiata da moltissimi punti di vista, specialmente in sede pedagogica, psichiatrica e criminologica. Notevoli al riguardo le ricerche di V. Benussi circa le alterazioni respiratorie che l'accompagnano. È poi di nozione comune il risalto che è stato conferito alla figura del bugiardo nelle rappresentazioni artistiche, specie teatrali.
Bibl.: L. Battistelli, La bugia, 2ª ed., Bari 1923; Die Lüge in psychol., philos., jurist., ... u. entwicklungsgesch. Betrachtung, a cura di O. Lipmann e P. Plaut, Lipsia 1927.