MAGGINI, Mentore
Nacque a Empoli il 6 febbr. 1890 da Mario e da Erminda Maestrelli.
Frequentò gli studi tecnici industriali in previsione di un'occupazione nel campo della chimica ma padre Guido Alfani, direttore dell'osservatorio Ximeniano di Firenze, lo convinse a occuparsi di astronomia e nel 1907 lo nominò suo assistente.
I modesti strumenti dell'osservatorio non permettevano grandi risultati, ma il M. si dedicò con entusiasmo a osservare i pianeti e le comete. I primi articoli di carattere divulgativo furono sufficienti, comunque, per fare apprezzare le sue capacità (La cometa di Brooks, in Riv. di astronomia e scienze affini, V [1911], pp. 448-450; L'ombra secondaria sull'anello di Saturno, ibid., pp. 461-471). Tre anni dopo Antonio Abetti, direttore dell'osservatorio astronomico di Firenze, lo chiamò a collaborare come assistente volontario. Il M. poté quindi iniziare una serie di osservazioni eseguite con strumenti di maggiore potenza (Osservazioni della variabile 68 u Herculis = Ch. 6202, in Memorie della Soc. degli spettroscopisti italiani, s. 2, II [1913], pp. 3-10; Osservazioni sulla variabile X Herculis, ibid., III [1914], pp. 2 s.).
Iscrittosi nel 1912 alla facoltà di fisica dell'Università di Pisa, si mantenne agli studi lavorando come aiuto bibliotecario e riuscì a laurearsi soltanto nel 1920. La laurea gli consentì di passare nel ruolo degli assistenti, ma gli anni trascorsi tra il lavoro, gli studi e le osservazioni notturne avevano richiesto un notevole sforzo fisico che influì negativamente sulla sua salute.
Avendo acquisito notevole perizia nelle osservazioni e particolarmente dotato nel disegno, si affermò nello studio delle superfici planetarie e in particolare del pianeta Marte di cui tracciò una serie di disegni e note che vanno fino al 1940. Passato nel 1923 all'osservatorio di Catania, il M. ottenne la libera docenza in astrofisica e, due anni dopo, l'incarico di insegnamento. Con il rifrattore Merz di 32 cm dell'osservatorio catanese, al quale applicò un interferometro di suo progetto, poté meglio proseguire gli studi di Marte (Sullo spostamento in longitudine di alcune macchie di Marte, in Atti della R. Acc. naz. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXXII [1923], pp. 89-91; La distribuzione del potere radiante sui dischi planetari, determinata con l'interferometro, ibid., XXXIII [1924], pp. 388-392). In un'epoca in cui si credeva nella realtà dei canali di Marte, il M. si distinse sostenendo, con nuovi e validi argomenti, la teoria della illusione ottica proposta da Vincenzo Cerulli (Martis phaenomena [1909-1924], Catania 1926). L'interferometro gli permise di ottenere buoni risultati nella misura delle orbite di duecento stelle doppie strette, cioè stelle doppie apparentemente tanto vicine che il telescopio non riesce a separare.
Il 16 nov. 1926 fu nominato direttore dell'osservatorio di Collurania, vicino Teramo, dove, con il riflettore Cooke di 40 cm e con un polarigrafo di sua invenzione, intraprese importantissimi studi sulla polarizzazione della luce riflessa dai pianeti, aprendo una nuova via all'indagine planetaria.
Particolare fu lo studio della luce polarizzata dall'ombra dei satelliti di Giove proiettata sul disco del pianeta; di questo pianeta eseguì l'analisi della diffusione e dell'assorbimento della luce solare da parte dell'atmosfera deducendone l'altezza. Aveva trasformato un fotometro in fotoelettrico e con tale strumento determinò l'intensità luminosa delle macchie sulle superfici planetarie. Analoghe misure eseguì sull'anello di Saturno negli anni 1936-37 quando la congiungente Terra-Saturno era sul piano dell'anello (Sulla lunghezza d'onda effettiva degli astri e su di un metodo per determinarla mediante l'interferometro, in Atti della R. Acc. naz. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fis., mat. e nat., s. 6, VII [1928], pp. 56-61; Sulla misura interferometrica della lunghezza d'onda effettiva di stelle doppie e della sua variazione con la distanza zenitale, ibid., VIII [1928], pp. 376-380; Orbita del sistema bGC 314 = 13 Ceti dedotta da misure interferometriche, in Astronomische Nachrichten, 1928, vol. 233, pp. 97-104; Ricerche polarigrafiche sui pianeti, in Note e comunicazioni del R. Osservatorio astronomico "V. Cerulli", 1929, n. 4, pp. 3-23; L'interferometro come fotometro, ibid., 1930, n. 5, pp. 1-32; Il tipo spettrale delle componenti di una stella doppia determinato con l'interferometro, in Atti della R. Acc. naz. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fis., mat. e nat., s. 6, XI [1930], pp. 888-891; L'influenza del colore sulle misure fotoelettriche di stelle, ibid., XVIII [1933], pp. 223-225; La fotometria astronomica eterocromatica con cellule fotoelettriche, in Memorie della Soc. astronomica italiana, VIII [1934], pp. 47-74).
Con un fotometro da lui munito di particolari filtri selettori studiò la distribuzione del potere radiante sul disco della stella Algol, gli elementi orbitali della doppia RR Vulpiculae e le caratteristiche della Nova Aquilae 3. Apportando alcune modifiche all'interferometro e accoppiandolo allo spettroscopio poté determinare la lunghezza d'onda effettiva di astri che si presentano come piccoli dischi o la differenza di grandezza stellare e di tipo spettrale tra le due componenti di una stella doppia (I due fotometri fotoelettrici di Collurania, in Memorie della Soc. astronomica italiana, VI [1932], pp. 5-15; Il moto di rotazione delle stelle, in Scientia, LV [1934], pp. 186-191; L'effetto selettivo nei sistemi ad eclissi, in Memorie della Soc. astronomica italiana, X [1936], pp. 229-254).
Uno dei suoi meriti maggiori, come si è visto, fu quello di perfezionare e progettare strumenti atti a dare nuove possibilità di indagine che lo posero in posizione pionieristica, soprattutto nello studio dei pianeti. Proprio tale specializzazione valse al M. la nomina nel 1935 a presidente della commissione per lo studio fisico dei pianeti e dei satelliti in seno all'Unione astronomica internazionale. Il M. volle quindi raccogliere le conoscenze accumulate sul pianeta Marte in un volume corredato dei disegni da lui compiuti nel corso di trent'anni (Il pianeta Marte, Milano 1939). Dei numerosi riconoscimenti, ritenne il più prestigioso quello conferitogli nel 1940 dalla R. Accademia d'Italia.
La sua passione per l'astronomia non gli concedeva riposo; trovò anche il tempo per stendere scritti divulgativi che gli venivano sovente richiesti, ma l'asma di cui era sofferente e il dolore per la perdita della seconda figlia, che aveva voluto chiamare Urania, ne abbreviarono la vita.
Il M. morì a Collurania l'8 maggio 1941.
Fonti e Bibl.: Necr.: F. Zagar, in Coelum, XI (1941), p. 82; G. Silva, M. M., in Memorie della Soc. astronomica italiana, XV (1942), pp. 57-66; G. Peisino, Il R. Osservatorio astronomico di Collurania presso Teramo, in Coelum, XII (1942), pp. 79-83.