MENTANA (A. T., 24-25-26 bis)
Cittadina della provincia di Roma, a 23 km. da questa, situata a 150 m. d'altezza sulle prime intumescenze dei Colli Sabini, rivestite di vigneti e uliveti. L'abitato ha forma di trapezio, ma si prolunga a nord con un lungo borgo ai due lati della strada per Monterotondo, che dista 3 km. Il centro, in notevole incremento, aveva, nel 1931, 2988 ab. (1533 nel 1901); il comune (42,6 kmq.) comprende anche il paesello di Castelchiodato e pochi abitanti sparsi in campagna (in tutto 3705 abitanti nel 1931, di contro a 2937 nel 1921 e 2401 nel 1901). Mentana è collegata da servizî automobilistici a Roma e alla stazione di Monterotondo, distante km. 5,5.
Il combattimento. - Risolta la questione del Veneto e partite nel dicembre 1866 le truppe francesi dagli stati pontifici, le aspirazioni italiane si rivolsero a Roma, favorite particolarmente dall'incerto contegno del governo del Rattazzi. Gruppi di garibaldini, penetrati nello Stato Pontificio sia dal Viterbese sia dalla parte di Frosinone, ai primi di ottobre 1867, ebbero alcuni scontri a Vallecorsa, alla Morleta e a Falvaterra, mentre gli episodî verificatisi in Roma alla caserma Serristori e a casa Aiani lasciavano sperare in un'insurrezione, che però non avvienne.
Eludendo la crociera delle navi italiane, Garibaldi salpava da Caprera e arrivava a Firenze il 22 ottobre. Il giorno dopo, avveniva l'eroico sacrificio dei fratelli Cairoli a Villa Glori e il 25 i volontarî, riunitisi nei pressi di Monterotondo, s'impadronivano, con un sanguinoso combattimento, di questo paese. La sera del 29, Garibaldi, informato dei rinforzi francesi giunti in Roma, ordinava una ricognizíone fino al ponte Nomentano. Accolti a fucilate, i volontarî ripiegarono su Monterotondo. Le forze francesi sbarcate a Civitavecchia erano infatti di 22 mila uomini su due brigate (generali Polhes e Duplessis). Tali circostanze non valsero a far desistere dal suo disegno Garibaldi. Egli diede ordine che per la giornata del 3 novembre i volontarî marciassero verso Tivoli per scendere su Roma da quella collina. Degli 8000 uomini che aveva radunato il 25 ottobre, una parte si era sciolta dopo lo scontro di ponte Nomentano e altri erano frazionati in varî distaccamenti, cosicché i presenti la mattina del 3 novembre erano 4700.
Nella giornata piovosa, i bersaglieri del Missori e del Burlando marciavano in testa, un battaglione (Stallo) fiancheggiava la destra, i carabinieri la sinistra. Seguiva il grosso con alcuni pezzi d'artiglieria, e chiudeva la colonna una retroguardia (Cantoni).
Dopo un'ora di strada sul colle di Mentana, l'avanguardia fu arrestata da fuoco di fucileria. Erano gli zuavi pontifici a Villa Santucci, i quali, rinforzati dai carabinieri esteri e dai legionarî d'Antibo, arrestarono l'avanguardia garibaldina. Uno slancio fulmineo dei battaglioni Menotti riuscì sulle prime a far sloggiare gli zuavi dalla loro posizione, ma il sopraggiungere della brigata francese, armata dei nuovi fucili chassepot, obbligò i garibaldini stessi a ripiegare su Monterotondo, senza neppure potervi giungere, perché nuove forze nemiche erano riuscite con movimento avvolgente a tagliare la strada.
Giunta la sera, il fuoco cessò d'ambo le parti; i volontarî nella notte s'avviarono verso Passo Corese e all'alba del 4 consegnarono le armi alle truppe italiane di sorveglianza al confine. Garibaldi, arrestato alla stazione di Figline, veniva tradotto al forte del Varignano. Le perdite di quella giornata furono di 220 feriti e 150 morti fra i volontari, di 103 feriti e 30 morti pontifici, di 38 feriti e due morti francesi.
Il combattimento di Mentana, militarmente di modesta importanża, ebbe grande ripercussione politica. L'intervento francese, e il cinico accenno del generale De Failly sulle "meraviglie" che il nuovo fucile chassepot aveva fatte in quella circostanza, offesero il sentimento nazionale italiano, e la Francia perdette a Mentana la riconoscenza guadagnatasi nel 1859. Tre anni dopo, il ricordo di Mentana fu il principale ostacolo alla stipulazione di un'alleanza franco-italiana (cui doveva associarsi l'Austria) e Napoleone III restò isolato di fronte alla Prussia.