MENSCEVISMO (in russo men′ševizm)
Nome formato sulla base del comparativo di maly "piccolo", talvolta sostituito in italiano da "minimalismo", in contrapposizione a "massimalismo" o bol′sevizm, bolscevismo (v.). Indica una corrente, sorta nel partito social-democratico russo nel 1903, in grandi linee parallela alle correnti revisioniste del movimento marxista nell'Europa occidentale.
Capi della corrente menscevica furono in origine G. V. Plechanov, L. Martov e A. S. Martynov; tutti e tre convinti che la rivoluzione dovesse essere un prodotto borghese e che compito del proletariato fosse quello di "esercitare una pressione rivoluzionaria sulla borghesia liberale e radicale, forzandola a spingere la rivoluzione fino al raggiungimento degli scopi prefissi". Nel 1905 i menscevichi entrarono nel comitato federale del partito social-democratico, insieme con i bolscevichi, con a capo Lenin (v.), ma l'unione fu di breve durata, date le divergenze teoriche nei varî problemi e in particolar modo in quello della terra, per la quale i bolscevichi progettavano la nazionalizzazione e i menscevichi la municipalizzazione, e le divergenze pratiche, data la fiducia che i menscevichi avevano nell'opera della Duma di stato. Grande importanza ebbero negli anni seguenti i menscevichi nel processo di decomposizione del partito social-democratico russo, col movimento dei cosiddetti "liquidatori". I liquidatori esigevano la liquidazione del partito illegale, trovando che il partito legale sarebbe stato più utile alla classe operaia che non i complotti rivoluzionarî. Tuttavia vi furono tentativi di consolidare il partito fra i due estremi, tentativi ai quali parteciparono Lenin e Plechanov. Nell'agosto 1912 a un congresso tenuto a Vienna si trovarono insieme i menscevichi, Trockii (Trotzki) e i partiti social-democratici ebraico, lettone e georgiano, per opporsi alle decisioni della conferenza convocata nel gennaio dello stesso anno dai bolscevichi e che aveva segnato l'esistenza indipendente della frazione bolscevica. Durante la guerra mondiale la maggioranza dei menscevichi, con alla testa Plechanov, furono per la guerra e per le riforme da parte degli organi governativi. La rivoluzione del febbraio 1917 fece sì che la frazione menscevica del partito social-democratico si trovò a essere l'ala sinistra del blocco liberale al potere, al quale diede il suo appoggio. Con la vittoria bolscevica del novembre i principali capi della frazione si trasferirono all'estero, dove nel 1920 fondarono a Berlino un proprio organo, il Socialističeskij vestnik, dapprima diretto da Martov e Akselrod e, dopo la loro morte, da Dan, Abramovič e Dalin.
Bibl.: L. Kamenev, Men'ševizm v pervoj revoljucii (Il menscevismo nella prima rivoluzione russa), Mosca-Pietrogrado 1923; G. E. Zinov'ev, Bol'ševizm i men′ševizm, Mosca 1924; v. il Socialističeskij vestnik, Berlino 1920.